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Netanyahu non riapre valico di Rafah: «Hamas si disarmi o sarà l’inferno»

Una delle salme dei 4 ostaggi restituiti non era dei rapiti israeliani. Fermi i “600 camion di aiuti umanitari destinati alla Striscia di Gaza


Se Hamas non rinuncerà alle armi “si scatenerà l’inferno” ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un’intervista alla Cbs News, all’indomani della visita di Donald Trump a Tel Aviv per celebrare l’accordo sulla prima fase del suo piano in 20 punti per Gaza.

“In primo luogo, Hamas deve consegnare le armi”, ha aggiunto Netanyahu. “In secondo luogo, bisogna assicurarsi che non ci siano fabbriche di armi all’interno di Gaza. Non ci deve essere contrabbando di armi a Gaza. Questa è la smilitarizzazione”.

Valico di Rafah resta chiuso

Israele, al contrario di quanto detto in un primo momento, non riapre il valico di Rafah, tra Egitto e Gaza, per consentire il passaggio degli aiuti umanitari, almeno non oggi. Restano fermi i “600 camion di aiuti umanitari destinati alla Striscia di Gaza dalle Nazioni Unite, dalle organizzazioni internazionali autorizzate, dal settore privato e dai paesi donatori”, scrive Kan sul suo sito.

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Hamas ha restituito ieri sera i corpi di altri quattro ostaggi. Uno dei quattro però non è quello di un ostaggio, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, scrive Ynet, specificando che solo tre appartengono a israeliani rapiti durante l’assalto del 7 ottobre 2023 e che sono Eitan Levy, Uriel Baruch, 35 anni, rapito al festival musicale Supernova, e Tamir Nimrodi, 19 anni, soldato catturato vicino al valico di Erez.

Times of Israel, in arrivo altri 4 ostaggi morti

Secondo il Times of Israel, che cita “un diplomatico mediorientale”, Hamas ha informato i mediatori che mercoledì trasferirà in Israele altri quattro corpi. In totale, salirebbero così a 12 gli ostaggi restituiti, mentre 16 resterebbero nella Striscia. Hamas sostiene di aver bisogno di tempo per recuperare tutti i corpi, poiché alcuni si troverebbero sotto le macerie di edifici e tunnel bombardati, altri in aree controllate dall’esercito israeliano.

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