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Gattuso contro tutti: È già sfida a critiche e follie del mercato

Vamos a la playa, sarebbe meglio. Più agevole del pellegrinaggio di Gennaro Gattuso lungo i ritiri delle squadre di Serie A. Poteva essere un’estate al mare. Invece la nuova vita da ct gli impone di mettere insieme un gruppo all’altezza dei sogni mondiali. E il mercato non lo sta aiutando. Che fatica.

L’ultimo dei guai arriva direttamente dalla Ville Lumière, la tentacolare Parigi. Tra Gigio Donnarumma e il Psg è finita, tra loro si è consumato il dramma di una rottura. Il numero uno azzurro non piace a Luis Enrique perché (pare) coi piedi non ci sappia tanto fare. E così Donnarumma non è stato inserito tra i convocati della sfida di stasera al Friuli, la Supercoppa tra i francesi che hanno vinto l’ultima Champions League e il Tottenham. C’est tout. Orrore, stupore, spavento. E adesso? Donnarumma che non gioca (ed è pure senza squadra) è uno schiaffo anche per Gattuso, il neo ct che il 5 settembre farà l’esordio sulla panchina azzurra contro l’Estonia. Obiettivo del fondamentale match: segnarne tanti, non prenderne nessuno. Perché la strada verso il Mondiale 2026 non è solo impervia, non è solo complessa, è anche dolorosa. Come ha detto il presidente della Figc, Gabriele Gravina, «non possiamo non qualificarci al Mondiale per la terza volta». Già.

Ma attorno a Gattuso il caos regna. La disposizione delle trattative, le logiche del calciomercato e i suoi tic che stanno cambiando anche l’assetto dell’Italia e la sua costruzione. Un blocco di calciatori è legato alla Premier League (Calafiori, Tonali, Udogie, Coppola, Kayode, Gnonto e anche Koleosho, tra i migliori all’Europeo Under 21). Qualcuno, poi, è sparso per l’Europa. Retegui (ammesso che Gattuso lo voglia convocare) è andato in Arabia. E lontano è andato anche Giacomo Raspadori, ex bomber del Napoli, che ha scelto l’Atletico Madrid per vivere un’avventura. Anni fa l’Italia la si costruiva qui, sui campi della Serie A. E se non giocavi nel massimo campionato nemmeno ti guardavano. Una forma di oscurantismo che, per fortuna, non vale più. Lo ha detto anche l’ex ct Luciano Spalletti: «Oggi si può scegliere su 50, non su 500 come in passato. Anche chi ha fatto scelte bizzarre non può essere scartato».

Il calcio è cambiato, si è allargato, globalizzato, e pretendere che l’ossatura della nazionale venga fuori esclusivamente dalla Serie A è fuori tempo massimo. Lo abbiamo visto negli altri sport. Il basket ha molti dei suoi giovani promettenti sparsi per il mondo (Germania, Turchia, Usa). E il volley (anche quello femminile) ha iniziato a esportare talenti di prim’ordine (Orro e Sylla in Turchia). Ma con il calcio vige una specie di santommasismo: vederli giocare in Serie A aiuta a credere che i calciatori siano all’altezza della maglia azzurra. E così Gattuso deve mediare tra chi c’è, chi è tornato (vedi Immobile e Bernardeschi rientrati da Turchia e Canada e finiti al Bologna), chi giocherà in squadre più blasonate (Lucca in prestito dall’Udinese al Napoli, per esempio) e chi potrebbe tornare (Chiesa).

Gattuso aspetta, spera, sogna. Ma la sua estate è di quelle da tregenda. Vale l’attesa di un battesimo (quello delle prime partite di qualificazione mondiale) che servirà a misurare subito la temperatura attorno al suo ruolo. Italians do it better quando si tratta di giudicare un commissario tecnico. Intanto, però, c’è chi si è già sbilanciato e ha preso posizione. In un’intervista a “Il Giornale”, Aldo Serena non ha usato la gommapiuma e ci è andato giù pari: «Credo che quella di Gattuso sia stata una scelta del momento. E, molto probabilmente, dettata dal fatto che non ci fossero alternative». Per l’ex attaccante di Inter e Juventus, oggi opinionista tv, Gattuso non ha un curriculum adatto. Fu Ringhio, calciatore tutto verve, energia e passionalità. Ma da allenatore “Ringhio” Gattuso ha collezionato poco: una Coppa Italia col Napoli, qualche esonero, qualche subentro, una promozione in B con il Pisa, un terzo posto nel campionato croato con l’Hajduk Spalato. Poco altro.

La panchina dell’Italia dunque si fa rovente. Ne sa qualcosa l’ultimo rimasto scottato dall’azzurro tenebra, Spalletti: «Quello che è accaduto con la Nazionale non mi passerà mai. Non ho contribuito alla crescita della Nazionale. Nulla mi scivola addosso, tutto mi consuma. Sicuramente Gattuso riuscirà a centrare la qualificazione. Credo che convocherà quelli che ho convocato io per la forza che hanno». Non un miracolo, ma sarebbe incredibile.

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