Mentre l’Ucraina fatica a reclutare nuovi effettivi, Putin arruola senza sosta sudditi russi e mercenari stranieri e prepara i giovani alla guerra a partire dalle scuole. Ma il tema del reclutamento diventa attuale anche per gli eserciti europei. Ne abbiamo parlato con il generale Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare e della difesa.
Il Wall Street Journal racconta una vasta militarizzazione del sistema educativo russo: i soldati in servizio addestrano gli studenti a maneggiare le armi. Una prova che Mosca si prepara a un futuro di guerre.
«La Russia si predispone da tempo a questa eventualità. Putin ha detto più volte inequivocabilmente: “Mi voglio riprendere quello che era mio”. Ma che cosa considera suo? Nella sua visione imperiale dobbiamo includere tutta l’area baltica: Estonia, Lettonia e Lituania. Compresa la Finlandia. Che infatti, dopo le dichiarazioni di Putin, ha chiesto di essere integrata nella Nato. L’intenzione a lungo termine di Putin è la ripresa del modello zarista che coinvolge direttamente alcuni paesi della Ue. Io mi considero europeo, pertanto se viene aggredito un paese dell’Europa mi sento aggredito».
L’Ucraina affronta una carenza sempre maggiore di soldati. Il sindaco di Kiev Vitali Klitschko propone di abbassare l’età della leva a 23 o 22 anni (adesso la soglia è a 25). Intanto, un decreto governativo consente da agosto agli uomini di età compresa tra 18 e 22 anni di lasciare il paese: così aumentano i giovani ucraini in cerca di protezione nei paesi Ue.
«La carenza di soldati è un fatto oggettivo che deriva dal bacino demografico: quello ucraino è più limitato di quello russo. Inoltre Putin può contare su un’ampia massa reclutabile grazie a un regime in cui l’opinione pubblica non conta. In Ucraina è tutto più difficile perché il paese si affaccia alla democrazia e deve tenere conto dell’opinione dei suoi cittadini. Sappiamo poi che la Russia ha arruolato numerosi miliziani da Cuba, Corea del Nord, Africa, Siria, attratti da facili guadagni».
Klitschko descrive gli assalti russi “come un gioco al computer: continuano ad avanzare, non si preoccupano dei soldati caduti”. A che punto siamo sul campo?
«L’iniziativa militare è da tempo nelle mani di Mosca che procede nella sua opera di erosione ma con tempi lunghi. La città di Pokrovsk, fulcro delle operazioni militari attuali, è una cittadina di appena 60 mila abitanti, grande quanto Afragola. Ma se alla Russia servono mesi per conquistare una città grande quanto Afragola non mi pare una grande prospettiva. Eppure questo attacco permanente esaurisce nel tempo la capacità di risposta dell’Ucraina».
Intanto il governo tedesco lancia un piano per aumentare il numero dei militari effettivi. Entro gennaio 2026 tutti i maschi tedeschi diciottenni dovranno registrarsi, sottoporsi a una visita medica obbligatoria, compilare un questionario su salute, prontezza fisica, istruzione e disponibilità ad arruolarsi. Per incoraggiare gli arruolamenti, le reclute riceveranno un salario da 2.600 euro lordi al mese (per i volontari in ferma iniziale l’Italia prevede 1.170 euro al mese).
«La Germania comincia finalmente a rendersi conto della situazione. Durante gli anni della Guerra Fredda ha abbassato la guardia in modo impressionante con una erosione della capacità operativa che si è mostrata evidente nel caso dell’Afghanistan. Ora la consapevolezza sta crescendo, ma parliamo di misure normali per qualsiasi governo».
Quindi anche per l’Italia…
«Per l’articolo 52 della Costituzione italiana la difesa della Patria è un “sacro dovere del cittadino”. Abbiamo abolito l’obbligo di leva, ma il dovere di difesa rimane. I nostri comuni avrebbero dovuto continuare ad applicare le misure adottate dalla Germania che lei ha citato. La registrazione dei cittadini ai fini della leva è una procedura ragionevole per prepararsi a certe eventualità, sebbene tutti ci auguriamo che non si verifichino».
In Danimarca anche le donne maggiorenni potranno essere chiamate per il servizio militare obbligatorio tramite sorteggio.
«L’iniziativa segnala la preoccupazione di quei paesi. In Italia, invece, parlare oggi di leva scatenerebbe reazioni inconsulte da parte di tutti, con conseguenze elettorali evidenti. Per ora mi pare un’ipotesi fantascientifica. Come ha detto Crosetto, bisognerebbe attuare in modo efficace il concetto di riserva».
Cioè?
«Ci sono tante ragazze e tanti ragazzi che prestano servizio militare di due-tre anni e poi vanno a casa: questo personale dovrebbe essere mantenuto e allenato per costituire un serbatoio da richiamare in caso di necessità. La Finlandia conta su soli 21 mila effettivi, ma può richiamare in pochissimo tempo 300 mila soldati della riserva. Lo stesso schema operativo potrebbe essere applicato in Italia per garantire la capacità di difesa necessaria che oggi manca».
Il governo tedesco vuole aumentare il personale militare da 182 mila a 260 mila persone entro il 2035, e quello dei riservisti da 60 mila a 200 mila. E l’Italia?
«Le dichiarazioni del ministro Crosetto vanno in una direzione analoga, ma non conosciamo ancora i numeri».
Ieri, il vicepremier Matteo Salvini ha dichiarato: “Non vorrei che con i soldi dei lavoratori, dei pensionati italiani si andasse ad alimentare ulteriore corruzione”. Un riferimento ai casi di corruzione emersi in Ucraina per non mandare più aiuti militari.
«Salvini ha scheletri nell’armadio. L’atteggiamento del vicepremier leghista crea serie difficoltà all’attività di governo nell’ambito dei rapporti internazionali e solleva il sospetto di cose che speriamo che non siano davvero accadute».
La commissaria europea Kaja Kallas accusa: “Gli attacchi russi si rivolgono nel 93% dei casi contro obiettivi civili”. Il ministro della Difesa Guido Crosetto dice: siamo di fronte a “una guerra della Russia contro i cittadini ucraini”.
«È la strategia del terrore. Raramente le guerre sono finite sul campo di battaglia: più spesso perché è crollato il fronte interno. Nel 1918, per esempio, le armate del kaiser erano all’offensiva in Francia, poi è crollato il fronte interno e si sono dovute fermare. L’azione di terrorismo della Russia va in quella direzione: Putin spera che l’opinione pubblica ucraina si stanchi di questa guerra fino a convincere il governo di Kiev a trattare una resa. Ma l’attacco deliberato contro le popolazioni civili non risponde ai criteri della legalità internazionale e va contro il diritto di guerra».
Se la guerra della Russia è rivolta contro la popolazione civile perché nelle piazze non scattano proteste simili a quelle per Gaza?
«Servirebbe un’analisi psicologica molto accurata. Il fenomeno riguarda in particolare l’Italia: nel resto del mondo le manifestazioni pro Pal sono state ridotte. Hamas, a differenza di Israele, ha avuto una straordinaria abilità comunicativa. In un briefing con esponenti dell’IDF un graduato militare mi raccontò: “Quando succede un evento Hamas fa uscire il comunicato stampa dopo trenta secondi. A me servono verifiche accurate: così diffondo il nostro punto di vista dopo 6-8 ore. A quel punto però quella di Hamas è la verità già accettata e il mio messaggio non ha più effetto. Credo che pure nel caso ucraino ci sia uno zampino russo che manipola la comunicazione».
Crosetto ha riparlato di “guerra ibrida”. In effetti, i media italiani sembrano ben disposti a sposare tutte le bugie della propaganda Russia. Come se ne esce?
«Con analisi e indagini accurate sui flussi finanziari. In altri paesi come il Regno Unito, diversi personaggi politici di livello sono stati smascherati e alla fine hanno ammesso di essere stati pagati da Mosca. Se si facesse una indagine in tal senso anche in Italia, molte persone sarebbero costrette a sparire dalle luci della ribalta».
L’Italia ha partecipato ieri al Vertice E5 sulla difesa, con Germania, Francia, Polonia e Gran Bretagna. Che cosa significa?
«La partecipazione dell’Italia mi fa piacere. Non possiamo essere ai margini di questi volenterosi, nei quali è importante il coinvolgimento del Regno Unito. Se non fossimo parte di queste iniziative rischieremmo l’isolamento».









