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Inviato Ue a Washington, sul tavolo di Trump nuove sanzioni a Mosca


In un contesto di crescente tensione dopo il più massiccio attacco aereo russo contro l’Ucraina dall’inizio della guerra, avvenutuo nel fine settimana, l’inviato speciale dell’Unione Europea per le sanzioni, David O’Sullivan, è volato oggi a Washington per incontrare i vertici statunitensi e coordinare nuove misure punitive contro Mosca.

La visita arriva poche ore dopo che il presidente americano Donald Trump ha dichiarato di essere pronto a passare alla «seconda fase» delle sanzioni contro la Russia, senza però fornire ulteriori dettagli. Alla domanda di un giornalista alla Casa Bianca, domenica, Trump ha lasciando intendere di esser pronto ad un imminente inasprimento delle misure contro la Russia. Il tycoon ha inoltre aggiunto che «alcuni leader europei verranno nel nostro Paese lunedì o martedì individualmente» e che intende parlare presto con Vladimir Putin.

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António Costa, presidente del Consiglio europeo, parlando da Helsinki, ha sottolineato la cooperazione in corso con Washington: «Stiamo coordinando i nostri sforzi per allineare le sanzioni, renderle più efficaci» e spingere Putin a sedersi al tavolo delle trattative con il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy. Costa ha ribadito la necessità di colpire non solo direttamente la Russia, ma anche i Paesi che continuano a comprare gas e petrolio russi. In tal senso, ribadisce Costa, «servono sanzioni secondarie».

La complessità della questione è notevole. L’Ue sta cercando di concludere entro fine anno nuovi accordi commerciali, in particolare con l’India, per ridurre l’impatto delle tariffe imposte da Trump e mantenere una certa apertura sui mercati globali. Ma proprio l’India è stata recentemente oggetto di sanzioni statunitensi: l’amministrazione Trump ha infatti imposto dazi del 50% sulle importazioni, come risposta agli acquisti di petrolio russo scontato da parte di Nuova Delhi. Sotto questa nuova pressione, l’India potrebbe dunque allontarsi ancor più dall’Occidente, avvicinandosi ai principali rivali dell’Europa e degli Stati Uniti.

Venerdì scorso, comunque, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha avuto una conversazione telefonica con il vicepresidente USA JD Vance. Secondo un portavoce della Commissione, l’unico argomento della chiamata è stato il conflitto in Ucraina.

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Sul fronte tedesco, un portavoce del governo di Friedrich Merz ha condannato gli attacchi russi, parlando di «ulteriore escalation» e dichiarando che Berlino accoglierebbe con favore un rafforzamento delle sanzioni in collaborazione con gli Stati Uniti. Anche Scott Bessent, segretario al Tesoro statunitense, ha rilanciato l’idea di introdurre dazi contro i Paesi che acquistano energia russa, auspicando una posizione unitaria con Bruxelles: «Se Stati Uniti ed Europa agiscono insieme, possiamo davvero aumentare la pressione. Siamo in una corsa contro il tempo tra la resistenza dell’esercito ucraino e la tenuta dell’economia russa».

Le divergenze interne all’Ue restano però un ostacolo nella gestione di una risposta unitaria contro Mosca, specialmente in campo energetico. Ungheria e Slovacchia, guidate rispettivamente da Viktor Orbán e Robert Fico, si oppongono alla graduale eliminazione dei combustibili fossili russi entro il 2028, come previsto dai piani di Bruxelles. Entrambi i leader, favorevoli all’agenda di Trump e considerati vicini al Cremlino, hanno infatti più volte criticato le politiche europee in materia energetica.

Dal canto suo, il segretario all’Energia USA Christ Wright ha dichiarato al Financial Times che un’uscita completa dell’Europa dal mercato energetico russo influenzerebbe positivamente la possibilità per Washington di adottare sanzioni più aggressive. L’UE si è impegnata ad acquistare 750 miliardi di dollari in prodotti energetici statunitensi – tra petrolio, gas e nucleare – entro il 2028, nel tentativo di diversificare le forniture e allentare la dipendenza da Mosca.

L’incontro tra O’Sullivan e le controparti statunitensi di oggi s’inserisce dunque in un frangente cruciale per la diplomazia internazionale. Il coordinamento tra Bruxelles e Washington potrebbe rappresentare un punto di svolta nella guerra economica contro Putin. Ma con Trump di nuovo al centro della scena e le divisioni europee che riaffiorano, il percorso verso sanzioni più incisive si annuncia tortuoso.

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