Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha annunciato la sospensione delle esportazioni di armi verso Israele, una mossa che segna una svolta significativa nella posizione di Berlino sulla guerra a Gaza. «È una decisione molto sofferta – osserva il filosofo della politica e germanista Angelo Bolaffi –. I cancellieri tedeschi, da ultimi Merkel e Scholz, hanno sempre definito l’esistenza di Israele un elemento della ragion di stato tedesca. La storia della Shoah spinge la Germania ad appoggiare il Paese che ha raccolto l’ebraismo mondiale».
Bolaffi ricorda che Francia e Regno Unito, insieme alla Germania nel cosiddetto “gruppo dei volenterosi”, hanno annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina, una mossa che, secondo lui, punta a «cercare una posizione comune e premere su Trump. Finché il presidente americano non cambia posizione, Netanyahu pensa di avere mano libera».
Per Merz, l’occupazione israeliana rende «sempre più difficile» raggiungere gli obiettivi dichiarati: liberare gli ostaggi e disarmare Hamas. «Ha ragione – prosegue Bolaffi –. L’iniziativa è controproducente. Lo dice pure il capo di stato maggiore israeliano. La guerra di Netanyahu è la più lunga nella storia. Israele, a questo punto, ha un problema di fornitura di armi. E la Germania è il suo principale fornitore europeo». La scelta del cancelliere, aggiunge, è dettata anche da equilibri interni: «I socialisti faticano a digerire l’austerità e su Gaza non avrebbero retto l’alleanza. Con la sua scelta Merz aiuta l’Spd».
Sul futuro di Gaza, Bolaffi sottolinea che la decisione dei Paesi arabi di chiedere ad Hamas di fermarsi rappresenta «una importante novità». Anche Netanyahu ha affermato: “Occupo Gaza per darla ai Paesi arabi”, segnale che «qualcosa si muove». Per il germanista, si potrebbe aprire «una fase in cui Israele lascia Gaza e i Paesi arabi che già aderiscono agli Accordi di Abramo si fanno carico della ricostruzione e della sicurezza nella Striscia per una fase transitoria. In ogni caso, Israele non mollerà mai finché Hamas non si disarma».
Passando all’Ucraina, Bolaffi vede l’ipotesi di un incontro Putin-Trump come «l’ennesima presa in giro»: «Trump vorrebbe tanto mettersi d’accordo con Putin, ma il presidente russo non può mollare. Entrambi vorrebbero passare sulla testa dell’Europa e dell’Ucraina». Per lui, la soluzione più realistica potrebbe essere «l’occupazione di fatto di alcuni territori con l’Ucraina libera di aderire all’Ue». Ma avverte: «Il rischio è che la sicurezza dell’Europa sia decisa dal Cremlino».
Critico verso l’atteggiamento passato dell’Unione, Bolaffi afferma che «l’Europa avrebbe potuto muoversi diversamente dieci anni fa, ma fece finta di niente». Oggi, insiste, «la Germania si deve far carico di guidare la resistenza a Trump e di garantire la sicurezza dei Paesi dell’est». Con il piano di riarmo, secondo lui, Merz «ha fatto quello che Scholz ha promesso nel 2022 ma non ha mai realizzato».
Infine, uno sguardo alla politica italiana: «Non sono un fan di questo esecutivo che trovo pessimo per il governo dell’Italia. Tuttavia Meloni ha avuto la furbizia di usare la politica estera come un plusvalore politico per compensare le riforme di politica interna che non fa». L’opposizione, invece, «è allo sbando, continuamente risucchiata dal populismo di Giuseppe Conte», che Bolaffi definisce «il primo trumpiano d’Italia», accusandolo di «posizioni di disarmo unilaterale filoputiniane».