Gli interrogatori al Palazzo di Giustizia di Milano. La decisione del gip su misure richieste dalla Procura la prossima settimana
Al settimo piano del Palazzo di Giustizia di Milano, uno dopo l’altro e per tutto il giorno sono andati in scena gli interrogatori di sei tra i principali indagati nell’inchiesta sull’urbanistica, per i quali la Procura ha chiesto misure cautelari. Nel complicato intreccio che vede coinvolte 74 persone, tra le quali il primo cittadino Beppe Sala, il groviglio di parole – tra quelle pronunciate dai protagonisti e quelle affidate alle memorie difensive per rispondere alle accuse – è intriso di elementi che sono stati depositati davanti ai magistrati che dovranno valutarle e decidere sulle sorti dei sei. Ad aprire la giornata è stato Giuseppe Marinoni, ex presidente della commissione Paesaggio.
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Marinoni non risponde, l’avvocato: Nessun episodio corruttivo
Accusato di corruzione, falso e induzione a fare o promettere utilità: Marinoni ha scelto di non rispondere al gip, ma di affidare ad una breve memoria presentata dall’avvocato Eugenio Bono la sua prima difesa: «Non c’è alcun episodio corruttivo, né nessun sistema per come è delineato dalla Procura», ha spiegato il legale di Marinoni chiarendo che la memoria riguarda solo le esigenze cautelari e che il suo assistito si difenderà nel dibattimento. Ma tra le pieghe delle carte a difesa dell’ex presidente della Commissione Paesaggio si legge la dura replica dell’avvocato Bono nei confronti della Procura di Milano, che negli atti dell’inchiesta avrebbe riportato «giudizi morali» più che «elementi concreti». L’accusa è anche verso la «sproporzionata ampiezza dell’indagine», impostata «come un processo alla speculazione edilizia nei confronti dell’intera città di Milano».
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Il documento difensivo contesta, in particolare, le esigenze cautelari dei pericoli di inquinamento probatorio, fuga e reiterazione del reato per cui i pm hanno chiesto il carcere. E ancora, «non si arresta una persona per lo sdegno della Procura o della società civile per comportamenti eticamente discutibili», si legge nella memoria di 7 pagine. Non ci sarebbero per il legale le circostanze da cui si evinca che Marinoni abbia agito o intenda agire per ostacolare la ricerca di prove del pm, condizionando testimoni o impedendo accertamenti documentali. Ma «esiste un elemento che dimostra chiaramente l’intento dell’architetto di affrontare con correttezza processuale e trasparenza – scrive il legale – le gravi accuse che gli vengono rivolte: ossia le dimissioni rese al Comune di Milano insieme ad altri componenti della Commissione per il Paesaggio non appena sono venuti a conoscenza dell’indagine». Non solo, secondo il difensore non esisterebbero elementi a sostegno del pericolo di fuga del suo assistito e i viaggi all’estero di Marinoni non sarebbero in alcun modo indicativi del fatto che egli voglia o abbia la possibilità di espatriare.
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Tancredi: «Lavorato nell’interesse del Comune»
Diversa invece la linea scelta da Giancarlo Tancredi, ex assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano, ascoltato per oltre un’ora e mezza dal gip Mattia Fiorentini. Tancredi, indagato per corruzione in uno dei filoni dell’inchiesta sull’urbanistica milanese, ha risposto a tutte le domande e ha depositato una memoria a sostegno della propria posizione. Difeso dall’avvocato Giovanni Brambilla Pisoni, l’ex assessore ha già lasciato l’incarico politico e si è autosospeso dal ruolo dirigenziale ricoperto in Comune. «Non ho niente da dire. Ho parlato con i giudici e bisogna avere rispetto per loro», ha dichiarato Tancredi uscendo dal tribunale ed evitando di rilasciare ulteriori dichiarazioni. Ma secondo quanto trapela, l’ex assessore ha dichiarato di aver sempre agito «nell’interesse del Comune», di non aver mai voluto favorire intenzionalmente il presidente della Commissione paesaggio, Giuseppe Marinoni, e di non avere inoltre mai lavorato «per i propri interessi», di non aver «mai preso utilità». E ancora, Tancredi non avrebbe scaricato alcuna responsabilità sul sindaco Sala, di cui avrebbe invece difeso l’operato.
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Parole che sono una replica alle tante indiscrezioni uscite in diverse chat attraverso la stampa, quella stampa che oggi ritira in ballo un’intervista dell’allora assessore all’Urbanistica 5 mesi fa per il programma «100 minuti» di La7: «Perché non abbiamo fatto i piani attuativi? Sarebbe stato lungo e complesso». E ancora le frasi «Demolire e ricostruire in modo totalmente differente? È più di 10 anni che facciamo così, è una cosa sistematica». Ma Tancredi difende il suo operato. Non si sottrae a nulla, ma che la Procura avrebbe ribadito comunque la richiesta di arresti domiciliari.
Pella risponde e deposita memoria
Anche il fondatore della società d’ingegneria J+S, Federico Pella, che in questi giorni ha rassegnato le dimissioni da ogni incarico societario, non si è sottratto alle domande della gip Fiorentini nell’interrogatorio preventivo sulla richiesta di custodia cautelare in carcere con le accuse di corruzione, induzione indebita e falso per i suoi presunti rapporti illeciti con Giuseppe Marinoni. Come chi lo ha preceduto anche la difesa di Pella ha depositato una memoria.
Catella: «Il giudice mi ha dato la possibilità di spiegare»
Stessa linea, quella di Manfredi Catella, Ceo di Coima, che ha detto «tutto quello che poteva» al gip, come ha affermato uscendo dall’interrogatorio. L’imprenditore è indagato con l’accusa di corruzione e induzione indebita e per lui i pm Marina Petruzzella, Mauro Clerici e Paolo Filippini hanno chiesto gli arresti domiciliari. Durato oltre un’ora il suo interrogatorio: «Ho risposto a tutte le domande, il giudice mi ha dato la possibilità di spiegare» ha detto Catella, che ha fatto sapere di aver rinunciato a ogni ruolo nelle attività esecutive in Coima. Lo ha comunicato lui stesso in una nota rivolta agli stakeholder.
E ancora è stata la volta di Andrea Bezziccheri, imprenditore di Bluestone, la cui posizione si intreccia con un altro filone dell’inchiesta. Sono stati tutti rinviati a giudizio – lui compreso – i 6 indagati per il progetto delle Park Towers di via Crescenzago a Milano, che ha portato alla costruzione di tre torri all’interno del Parco Lambro per un totale di 113 appartamenti. Il processo prenderà il via il prossimo 12 novembre, e tra i 6 imputati per lottizzazione abusiva c’è anche Bezziccheri, per cui in questo ultimo filone è stato chiesto l’arresto in carcere. Nel fascicolo delle Park Towers ci sarebbero state già allora molte delle questioni che sono il presupposto delle contestazioni di oggi. Bezziccheri è citato anche rispetto ai presunti conflitti d’interesse di Alessandro Scandurra, ex membro della Commissione Paesaggio comunale, anche lui dal gip.
I tempi della decisione sulle misure cautelari
Ma quali sono i tempi della decisione sulla richiesta di misure cautelari per i 6? Il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, e la presidente della sezione gip e gup, Ezia Maccora, dicono che arriverà «in un tempo congruo rispetto alla complessità del procedimento e alle valutazioni giuridiche ad esso sottese». Probabilmente la prossima settimana, anche se per la pronuncia non c’è un termine fissato dalla legge.