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Femminicidio Scialdone, ridotta a 24 anni in appello la pena all’ex

Viviana la madre della vittima Martina Scialdone

Costantino Bonaiuti era stato condannato all’ergastolo in primo grado. Oggi esclusa aggravante premeditazione. La madre: «Non è giustizia»


La Corte d’Assise d’Appello di Roma ha ridotto la condanna di Costantino Bonaiuti da ergastolo a 24 anni e 8 mesi di reclusione. L’ingegnere era stato riconosciuto colpevole dell’omicidio di Martina Scialdone, l’avvocata uccisa con un colpo di pistola il 13 gennaio 2023 davanti a un ristorante nella zona dell’Appio Latino, a Roma. I giudici hanno escluso l’aggravante della premeditazione, modificando così la pena inflitta in primo grado.

Profondo il dolore della famiglia di Martina, che sperava nella conferma dell’ergastolo. «Sono veramente delusa, mi aspettavo una conferma. Giustizia non è stata fatta. In altri casi di femminicidio le condanne all’ergastolo sono state confermate», ha dichiarato la madre della vittima, Viviana.

L’avvocato della famiglia, Mario Scialla: «Ci sorprende la concessione delle attenuanti, anche se l’impianto accusatorio ha retto. Si era persino ipotizzato un omicidio colposo, ipotesi poi scartata. La Corte ha concesso le attenuanti generiche, ritenute equivalenti alle aggravanti, ed escluso la premeditazione».

Durissimo il commento dell’avvocata Licia D’Amico, dell’associazione “Insieme a Marianna”, parte civile nel processo: «Questa sentenza ci lascia interdetti. L’aggravante della premeditazione sembra ormai diventata un oggetto misterioso nel nostro ordinamento. Eppure i comportamenti dell’imputato erano chiarissimi. Ventiquattro anni e otto mesi non sono una pena lieve in assoluto, ma qui parliamo di un femminicidio, e così va chiamato. Martina era una giovane donna, una professionista dei nostri tempi, uccisa brutalmente in quello che doveva essere solo un ultimo incontro».

Martina Scialdone
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