Il fallito attacco aereo israeliano a Doha aveva un obiettivo ben preciso: uccidere l’intera leadership dell’Ufficio politico di Hamas. I principali obiettivi dello strike erano Khalil al-Hayya e Khaled Me’shal, rispettivamente capo negoziatore e figura più di spicco del movimento islamista. Secondo le informazioni riportate dai media arabi e israeliani, l’aeronautica dello Stato ebraico ha colpito nel momento in cui, presumibilmente, sarebbe stata in corso nella capitale qatariota una riunione dell’Ufficio politico del movimento per discutere l’ultima offerta di cessate il fuoco giunta dagli Stati Uniti.
Quello di ieri non è stato il primo tentativo di eliminare i vertici politici di Hamas. Dalla morte di Ismail Haniyeh, assassinato da Israele lo scorso anno in Iran, il movimento islamista ha attraversato una fase di profonda riorganizzazione della sua struttura dirigenziale. Il vuoto di potere lasciato dall’eliminazione del leader politico ha portato alla formazione di un comitato temporaneo composto da cinque membri, incaricato di gestire le operazioni del movimento. Questo comitato temporaneo, e prima di esso l’Ufficio politico, a sede a Doha.Ad oggi sono stati identificati solo quattro membri: i già citati Khaled Mashal e Khalil al-Hayya, cui si aggiungono Zaher Jabarin e Muhammad Ismail Darwish. Jabarin è responsabile dell’ufficio finanziario di Hamas dalla metà degli anni Dieci e rappresentante per la Cisgiordania.
La sua importanza deriva dal controllo dei flussi finanziari del movimento e dal ruolo di principale collegamento con l’Iran, il principale finanziatore di Hamas assieme al Qatar. Darwish, noto anche come Abu Omar Hassan, presiede il Consiglio Shura di Hamas dal 2023, la sua funzione simbolica deriva dal ruolo di guida delle delegazioni politiche in paesi come Turchia e Iran, pur non essendo considerato una figura carismatica in grado di generare consenso popolare. È bene ricordare che la struttura organizzativa di Hamas si fonda su una divisione netta tra l’ala politica e quella militare, concepita per garantire operatività indipendente ai due rami del movimento.
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L’ala militare, rappresentata dalle Brigate Izz al-Din al-Qassam, mantiene un livello significativo di autonomia decisionale rispetto alla leadership politica, operando attraverso cellule indipendenti i cui membri spesso rimangono sconosciuti fino alla loro morte. Questa separazione strutturale permette alla dirigenza politica di mantenere una plausibile negabilità rispetto alle operazioni militari.La compartimentazione tra i due rami del movimento ha assunto particolare rilevanza nella valutazione dell’attacco terroristico del 7 ottobre 2023.
Le evidenze suggeriscono che la pianificazione dell’operazione “Al-Aqsa Flood” sia stata sviluppata principalmente dall’ala militare sotto la direzione di Muhammad Deif e Yahya Sinwar, senza necessariamente coinvolgere completamente la leadership politica, che d’altra parte si trovava in Qatar. La separazione funzionale tra le due ali si estende anche geograficamente, con la leadership politica tradizionalmente basata all’estero, prima a Damasco, poi in Qatar, mentre l’apparato militare mantiene il controllo operativo nella Striscia di Gaza.
Questo dualismo geografico e funzionale ha creato tensioni interne al movimento, particolarmente evidenti dopo la presa di controllo di Gaza nel 2007, quando l’equilibrio di potere si è spostato verso la leadership locale rispetto a quella esterna. Resta dunque l’interrogativo sull’obiettivo che Israele voleva perseguire, l’assassinio della leadership politica di Hamas, incluso il capo negoziatore, non avrebbe comunque causato il collasso del movimento all’interno della Striscia, né posto fine alla guerra o portato alla liberazione degli ostaggi. L’unico risultato concreto è stato il ritiro del Qatar dal ruolo di mediatore per la risoluzione del conflitto a Gaza, ma forse il governo israeliano mirava proprio a questo, così da allontanare una tregua che in fin dei conti non vuole.