Il presidente Anura Kumara Dissanayake: «Il più grande e complesso disastro naturale della nostra storia». L’India invia aiuti per i soccorsi
Lo Sri Lanka sta affrontando «Il più grande e complesso disastro naturale della nostra storia»: lo ha dichiarato il presidente Anura Kumara Dissanayake, in un discorso televisivo mentre il bilancio delle vittime del ciclone Ditwah è salito a 355 morti.
Secondo le autorità, altri 366 risultano dispersi e l’impatto complessivo supera un milione di persone colpite, con intere città sommerse dall’acqua.
Inondazioni, frane e città isolate
Il ciclone ha lasciato l’isola e si dirige verso la costa meridionale dell’India, ma in molte regioni dello Sri Lanka persiste il rischio di piogge torrenziali e nuove alluvioni. La distruzione è enorme: vittime in oltre la metà dei 25 distretti del Paese, evacuazioni in più di 20 distretti, oltre ogni capacità dei soccorsi.
Le case distrutte sono oltre 15 mila, secondo una prima stima delle Nazioni Unite e i soccorritori sono ancora incapaci di raggiungere molte zone isolate. Supporto arriva anche dall’India con mezzi, personale e velivoli. Le autorità hanno parzialmente ripristinato treni, elettricità e comunicazioni, ma oltre 200 strade principali e almeno 10 ponti risultano ancora impraticabili.

Un paese già provato
Il disastro arriva in un momento di forte fragilità: lo Sri Lanka sta ancora pagando il prezzo di tre decenni di guerra civile che si sono conclusi nel 2009. Nel 2004 è stato colpito dallo tsunami dell’Oceano Indiano del 2004 e sta vivendo una crisi economica senza precedenti, oltre ai vari attacchi terroristici che hanno colpito il Paese negli ultimi anni.
Acqua potabile e rifugi, le priorità
Una delle emergenze più gravi è l’accesso all’acqua potabile, compromesso in molte regioni. Il presidente Dissanayake ha parlato di una distruzione “devastante” a livello nazionale e della necessità di coordinare uno sforzo di soccorso “senza precedenti”.









