La svolta dovrebbe avvenire di concerto con la Nato e la Ue. Minaccia informatica, il ministro pensa a una “cyber-polizia”
L’ha annunciato mercoledì scorso alla Camera. «Vi consegnerò presto un documento di analisi di circa duecento pagine in cui gli uffici della Difesa cercano di definire e sostanziare una volta per tutte cos’è e a che punto siamo con la minaccia ibrida. Soprattutto da parte di Mosca», aveva detto il ministro della Difesa Guido Crosetto. Ieri lo ha consegnato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e lo ha messo al centro del Consiglio supremo di difesa convocato, verrebbe da pensare, apposta per suonare la sveglia al Parlamento, e alla stessa maggioranza, sulla sicurezza nel nostro paese e in Europa. Nel frattempo la situazione evolve. E non in meglio.
Perché appartiene alla minaccia ibrida la disinformazione orchestrata in queste ore da filo-putiniani – si parla spesso di opinionisti e non solo ben pagati che girano nei salotti tv di mezza Europa – circa l’inchiesta sulla corruzione che ha riguardato un paio di fedelissimi di Zelensky. Gli attentati cyber anche a banche e sistemi di credito di sui spesso non sappiamo nulla ma che si traducono in suggerimenti a tenere comunque denaro contante in casa in caso, appunto, di blackout dei server. Appartengono alla stessa minaccia la pioggia di droni di diverse dimensioni avvistati sui cieli europei, soprattutto nord e est Europa, fin sopra le città e negli spazi aeroportuali.
Una polizia di difesa cibernetica
Sono decine di avvistamenti che si sono intensificati da settembre in particolare su Polonia, Romania, Danimarca e Norvegia. Crosetto ne parla da tempo ma teme di non avere il necessario ascolto tra i suoi colleghi e anche nell’opinione pubblica. Da qui il documento e la richiesta, a Mattarella, di dedicare un Consiglio supremo di Difesa. Vediamo un po’, così, se la questione entra in agenda ed esce da logiche assai più modeste di puro potere o occupazione di posti.
Nel documento si parla chiaramente di «delineare una strategia ad hoc che coinvolga anche la Nato e l’Unione europea». Intanto in Italia serve «una nuova architettura di risposta» che prevede «la creazione di una nuova forza di polizia dedicata alla difesa cibernetica», di «un centro di comando unico per la guerra ibrida perché le minacce che colpiscono il Paese sono di tipo cognitivo e informativo».
Il documento individua «le principali direttrici normative operative necessarie per rendere la difesa più moderna, efficace, pronta al contrasto delle minacce ibride». In pratica un nuovo assetto per la Difesa. Insieme al documento sulla minaccia ibrida infatti Crosetto ha presentato anche un disegno di legge che riordina il sistema della Difesa. Il documento prevede ad esempio il riconoscimento del “dominio cyber” come vero e proprio spazio di Difesa nazionale al pari di terra, mare, cielo e spazio e la nascita di «un’ arma cyber (una nuova polizia), in parte civile e in parte militare, in grado di operare 24 ore su 24, sette giorni su sette, 365 giorni l’anno». Non è un servizio segreto ma gli assomiglia. «La vera domanda oggi – ha ripetuto il ministro anche ieri al tavolo al Quirinale – non è più cosa dobbiamo fare, ma quanto rapidamente saremo capaci di farlo insieme ai nostri alleati».
Scudo aereo e flotta di droni
Nel Documento Crosetto parla diffusamente anche della minaccia droni e anche su questo il ministro s’è portato avanti con i compiti a casa. Serve uno scudo aereo (da realizzare con l’Unione europea) ma anche una nostra “flotta di droni” in grado di fronteggiare eventuali attacchi. Così come serve «una catena di condivisione delle informazioni moderna e tempestiva fra Difesa, Interno ed Enac». La richiesta, anche in questo caso, è centralizzare in un solo desk le informazioni utili e l’operatività conseguente per scongiurare rischi e sabotaggi “ibridi”. Il piano che la Difesa sta studiando riguarda la sicurezza nazionale di tutte le infrastrutture compresi gli aeroporti.
La sensazione è che però il ministro della Difesa non sia l’unico a suonare l’allarme e la sveglia sul più vasto tema delle minacce ibride che poi si traduce in una sola parola: cybersicurezza. Anche palazzo Chigi e nello specifico il sottosegretario Mantovano conoscono la necessitò di fare. Il punto è che divergono le risposte. Crosetto lavora per allargare, appunto, i domini militari. Mantovano per portare la questione sotto le sue deleghe e dell’intelligence. Con il rischio però di frammentare la cabina di regia e quindi la risposta alla minaccia. Tra i due è in corso da mesi un braccio di ferro sulla cybersicurezza.
Aver coinvolto il Capo dello Stato è certamente un momento che farà chiarezza. Nell’ultima relazione annuale dei servizi segreti (2024) si parla delle «minacce ibride come di una delle sfide più insidiose per l’interesse nazionale». Gli 007, che dipendono da Mantovano che ha nominato suoi uomini alla guida delle varie agenzie, sottolineano la natura “multivettoriale” della minaccia indicando il cyber e la disinformazione come i due tasselli principali. Sempre gli 007 mettono in luce come questa «minaccia sia più facilmente originata da sistemi autoritari ed abbia come target naturale quelli democratici». La guerra ibrida ha come nemico la democrazia. Ed è bene che ce lo mettiamo tutti in testa.









