Il cittadino francese Camilo Castro, 41 anni, insegnante di yoga detenuto in Venezuela dalla fine di giugno, è stato rilasciato dalle autorità di Caracas. Lo ha annunciato su X il presidente francese Emmanuel Macron, che ha espresso sollievo per la famiglia e ringraziato quanti hanno contribuito alla liberazione.
Castro era scomparso il 26 giugno al valico di frontiera di Paraguachón tra Venezuela e Colombia, dove risiedeva, mentre tentava di rinnovare il suo visto di residenza colombiano, secondo quanto riferito dai suoi familiari. L’ultima sua notizia era stata un messaggio audio a fine luglio in cui chiedeva aiuto, poi il silenzio fino a metà settembre.
Le indagini della famiglia e di Amnesty International lo indicavano trattenuto dalle autorità venezuelane. Secondo l’Ong specializzata in diritti umani, il suo caso si inseriva in un trend di sparizioni forzate di oppositori del governo del presidente Nicolas Maduro e cittadini stranieri, i cui arresti sono utilizzati per alimentare la narrazione circa presunte cospirazioni straniere e come merce di scambio nei negoziati internazionali.
Il fenomeno ha radici nel periodo post-elettorale del 2013, ma si è intensificato durante la presidenza di Maduro, in particolare dopo le contestate elezioni del 28 luglio 2024, che hanno visto la rielezione del leader chavista nonostante le denunce di brogli da parte dell’opposizione e di osservatori internazionali.
In quel contesto, il governo ha lanciato una campagna di “caccia ai mercenari stranieri” e repressione dei dissidenti, con arresti arbitrari, torture e occultamenti di prigionieri. Rapporti di organizzazioni come Amnesty International, Human Rights Watch (HRW) e l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) documentano un uso deliberato di queste pratiche per instillare paura e censurare voci critiche.
Caso emblematico è quello dell’italiano Alberto Trentini, di cui ieri ricorreva l’anniversario del primo anno di prigionia. Il 46enne originario del Lido di Venezia rappresenta uno dei volti più noti della repressione sistematica perpetrata dal regime di Nicolás Maduro. Laureato in Storia moderna e contemporanea all’Università Ca’ Foscari di Venezia, Trentini ha dedicato oltre vent’anni della sua vita alla cooperazione internazionale, lavorando in zone di crisi per assistere i più vulnerabili, tra cui persone con disabilità, bambini e comunità colpite da conflitti o povertà estrema.
Il 15 novembre 2024 il suo impegno umanitario si è trasformato in un incubo: mentre si spostava da Caracas a Guasdualito, al confine con la Colombia, per una missione con l’Ong francese Humanity & Inclusion (nota anche come Handicap International), è stato fermato a un posto di blocco dalle autorità venezuelane, arrestato insieme all’autista locale Rafael Ubiel Hernández Machado e trasferito in isolamento nella prigione di El Rodeo I, un penitenziario sovraffollato e noto per le condizioni disumane nei dintorni di Caracas.
Per mesi, la famiglia non ha ricevuto alcuna notizia: la detenzione è stata confermata solo a gennaio 2025, dopo pressioni diplomatiche italiane, e Trentini è rimasto senza accesso a familiari, avvocati o rappresentanti consolari, in un regime di isolamento che ha alimentato timori per la sua incolumità. Soffre di ipertensione e ha accesso limitato a cure mediche e farmaci, come denunciato dalla famiglia e da Ong locali.
Il contesto politico amplifica la gravità del caso. L’arresto avviene poche settimane dopo l’archiviazione, a settembre 2024, di un’indagine italiana contro Tareck El Aissami Ramírez, ex vicepresidente venezuelano accusato di peculato e riciclaggio legato alla compagnia petrolifera statale PDVSA. Questo ha alimentato ipotesi di ritorsione: Trentini è l’unico detenuto con sola cittadinanza italiana tra circa 60 “prelevati” in quel periodo, rendendolo particolarmente prezioso per Caracas.
La famiglia Trentini – in particolare la madre Armanda Colusso, il padre Ezio e la sorella – ha condotto una battaglia instancabile, paragonata al tristemente noto caso Regeni per la presunta inerzia governativa. Lo scorso 15 novembre 2025, anniversario dell’arresto, una conferenza stampa a Palazzo Marino a Milano ha visto Colusso accusare duramente il governo Meloni: “Per Alberto non si è fatto quel che era necessario e doveroso. Fino ad agosto non c’era stato alcun contatto con Caracas. Fosse stato vostro figlio, lo avreste lasciato in prigione un anno intero?“.
L’avvocata Alessandra Ballerini, che rappresenta la famiglia, ha rivelato falliti negoziati con “faccendieri” che millantavano influenza, e ha invocato un intervento come se Trentini fosse “figlio del governo“. La madre ha esortato la società civile: “Alberto ha dedicato la vita agli altri, ora ha bisogno di voi: parlate di lui, insistete, perché solo la pressione mediatica può smuovere chi ha il potere“.









