Bufera sul procuratore di Napoli che cita una fantomatica (e falsa) intervista del giudice Falcone per sostenere le ragioni del NO
«Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario», scriveva George Orwell parlando della forza spesso manipolatoria della comunicazione. Una lezione antica ma quanto mai attuale – soprattutto nell’era delle fake news che viaggiano sui social – che dovrebbero tenere a mente tutti i ‘maratoneti’ di punta che guidano la corsa elettorale verso il referendum sulla separazione delle carriere.
Forse si è fatto ‘ingannare’ dal potere manipolatorio delle bufale il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, che ospite di Giovanni Floris a ‘DiMartedì’, su La7, ha citato una fantomatica intervista del 25 gennaio 1992 al giudice Giovanni Falcone per sostenere che anche il magistrato siciliano fosse, come lui, contrario alla separazione delle carriere dei magistrati.
Non è di certo la prima toga a sventolare il falso vessillo sulle idee contrarie del collega eroe per contrastare la riforma, ma questa volta si è andati oltre. Perché di quella dichiarazione letta da Gratteri in tv non c’è traccia, non è mai esistita.
«Una separazione delle carriere può andar bene se resta garantita l’autonomia e l’indipendenza del pubblico ministero. Ma temo che si voglia, attraverso questa separazione, subordinare la magistratura inquirente all’esecutivo. Questo è inaccettabile», le parole attribuite dal procuratore di Napoli al magistrato ucciso dalla mafia.
Per fortuna però le idee, quelle sì davvero rivoluzionarie di Falcone, non sono morte con lui. Neppure le sue parole della famosa intervista rilasciata a Repubblica nel 1991, rimaste impresse nella storia, in cui il pm antimafia disse: «Chi, come me, richiede che (giudici e pm) siano, invece, due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera viene bollato come nemico dell’indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell’azione penale, desideroso di porre il pm sotto il controllo dell’esecutivo».
Esattamente il contrario di quanto esibito nel Gratteri show. Ma il suo pubblico non ha gradito, perché quella distorsione, per usare un eufemismo, ha scatenato una bufera prima sui social e poi nel mondo politico. «Altra ragione per votare SÌ al referendum: i sostenitori del NO ricorrono al falso, per di più a danno di un eroe morto», tuona il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan.
Lo segue a ruota Filippo Blengino, Segretario di Radicali Italiani, che sottolinea come Gratteri rappresenti «l’emblema di un sistema giurisdizionale chiuso, impermeabile al confronto con la realtà che, ancora oggi, caratterizza certa magistratura italiana». E l’episodio in tv con la falsa citazione di Falcone, aggiunge Blengino «si somma alla recente, becera, propaganda che porta avanti su una riforma che, secondo lui, mira ad assoggettare i pm al controllo dell’esecutivo. Questo, paradossalmente è un chiaro segnale della ragione per cui sia necessario votare sì: la separazione delle carriere spaventa chi intende preservare il proprio status quo».
Dura la reazione anche del deputato FdI in commissione Giustizia Andrea Pellicini: «Dal Fatto Quotidiano e da La7 continua in modo fazioso una propaganda farcita di fake news contro il governo Meloni. L’ultima – fa notare – sarebbe la presunta intervista a Santoro di Borsellino contro la riforma della separazione delle carriere. Una falsità vera e propria. Questi organi di informazione stanno evidentemente cercando di strumentalizzare due eroi nazionali come Borsellino e Falcone. Ci aspettiamo pertanto una puntuale rettifica di quanto scritto con doverose scuse. Ci chiediamo inoltre che posizione abbia a riguardo l’Ordine dei giornalisti. Nessuno – osserva ancora Pellicini – controlla la veridicità delle notizie?».
L’attacco frontale al procuratore di Napoli non finisce qui e arriva anche da Gian Domenico Caiazza, presidente del Comitato ‘Sì Separa’, promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi e presentato ieri alla Camera.
«Leggere interviste false di un magistrato come Falcone significa toccare il fondo di uno scontro politico», ha dichiarato Caiazza sottolineando che «C’è un fiume di menzogne e manipolazioni vergognose per indurre dal fronte del No i cittadini a votare contro la riforma».
È nella sala stampa di Montecitorio che si comincia a smontare il «castello di menzogne» che, secondo il comitato del Si’, è stato costruito attorno alla riforma. Viene infatti riproposto l’audio originale, recuperato dagli archivi di Radio Radicale, di un intervento di Falcone sull’imminente riforma del processo a un convegno di Mondo Operaio del 1988, che non lascia spazio a dubbi su come allora vedesse la «profonda trasformazione in atto dell’ordinamento giudiziario» e su come fosse «impensabile mantenere unite le carriere di Pm e giudici». E viene anche ritrasmesso l’intervento su La7 di Gratteri che ha scatenato le polemiche.
L’unico che non riesce a nutrire «antipatie» per il magistrato show e «amico» nonostante quest’ultimo lo copra di «critiche feroci» è il Guardasigilli Nordio che ricorda come il procuratore di Napoli sia «favorevole al sorteggio. Adesso fa finta di nulla, ma come direbbe Di Pietro, carta canta».
Lo stesso Gratteri per il ministro della Giustizia, è stato «vittima delle spartizioni correntizie, quando gli hanno negato dei posti che magari meritava. Quindi dovrebbe ricordare di essere stato favorevole al secondo e al terzo quesito, che sono forse i più importanti».
E comunque, è convinzione del ministro che la giustizia non debba diventare una partita politica, ma restare un tema di merito, di coscienza e di responsabilità. «Non deve essere un referendum pro o contro il Governo Meloni, o pro o contro il Ministro Nordio – ribadisce –. La giustizia è lacrime e sangue dei cittadini. Il voto deve concentrarsi sui contenuti: separazione delle carriere, sorteggio per il Csm e alta corte disciplinare. Non sulle appartenenze o sugli schieramenti».
In linea con la posizione del Guardasigilli è Francesco Petrelli, presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane e del Comitato per il Sì al referendum sulla separazione delle carriere: «Non si tratta di un referendum pro o contro il governo, e tanto meno di uno scontro fra avvocati e magistrati – afferma il leader dei penalisti – ma di un voto per migliorare la giustizia penale di questo Paese.
Ed è una visione apocalittica e ridicola sostenere che il pm finirà assoggettato all’esecutivo». E conclude: «Si mettano d’accordo: Gratteri, frontman dell’Anm, dice che il pm sarà un burocrate sonnolento che trascurerà i propri compiti investigativi. Per il presidente dell’Anm Parodi, il pm sarà un superpoliziotto incontenibile. Credo che abbiano torto tutti e due».









