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Ex Ilva, c’è un nuovo pretendente: ecco il piano a quattro anni

Il governo presenta ai sindacati un piano per rilanciare lo stabilimento di Taranto. Previsti interventi ambientali, più cassa integrazione e un nuovo impianto DRI entro quattro anni


Un “piano di decarbonizzazione” da completare in quattro anni: è la proposta presentata dal governo ai sindacati per il rilancio dell’ex Ilva di Taranto, resa nota dalla Fiom. L’obiettivo è consentire all’Italia di diventare il primo Paese europeo a produrre soltanto acciaio decarbonizzato, garantendo al tempo stesso la continuità produttiva.

Tra i punti principali del piano, l’aumento della cassa integrazione: da 4.550 a 5.700 lavoratori, fino a raggiungere 6.000 unità nei prossimi mesi. Parallelamente proseguono i negoziati con un potenziale acquirente estero, oltre a Bedrock Industries e Flacks Group. È stato firmato un accordo di riservatezza e aperta la data room per una prima ricognizione. L’incontro di venerdì scorso, secondo il documento, è stato “positivo” e ha portato a ulteriori richieste di chiarimento.

Manutenzioni e piano operativo

Dal 15 novembre al febbraio 2026, ADI avvierà una serie di interventi di manutenzione su AFO2, AFO4, Acciaieria 2, Treno Nastri 2, rete gas, coke e agglomerato, oltre a opere sugli impianti marittimi e ambientali. Da marzo 2026 serviranno nuovi interventi, “auspicabilmente a cura del nuovo acquirente”, anche sull’altoforno AFO1 una volta dissequestrato. Nello stesso periodo partirà un piano operativo a “ciclo corto” che comporterà la rimodulazione dell’assetto produttivo. Dal 1° gennaio 2026 verranno fermate le batterie di cokefazione, e da metà gennaio inizierà l’avvicendamento tra AFO4 e AFO2, con un solo altoforno in funzione per circa venti giorni.

Cassa integrazione con integrazione del reddito

La rimodulazione della produzione richiederà l’incremento del ricorso alla cassa integrazione con integrazione del reddito, che passerà a 5.700 unità entro dicembre e a 6.000 da gennaio 2026. Il governo prevede di intervenire con una norma legislativa per garantire la copertura finanziaria necessaria.

Impianto DRI a Taranto entro quattro anni

Il piano prevede la realizzazione di un impianto DRI (Direct Reduced Iron) a Taranto entro quattro anni, con il supporto della Regione Puglia. L’obiettivo è ridurre drasticamente le emissioni e assicurare una fornitura di gas stabile e competitiva per alimentare l’impianto DRI e la centrale termoelettrica collegata.

Tavolo Taranto e nuovi investimenti industriali

Il tavolo Taranto, insediato al Mimit il 19 maggio, ha individuato aree interne ed esterne al perimetro dell’ex Ilva potenzialmente utilizzabili per nuovi investimenti. Secondo il piano, oltre quindici aziende italiane ed estere — tra cui primari player nazionali — hanno già manifestato interesse a insediarsi sul territorio, in settori diversi ma complementari alla filiera dell’acciaio. Gli investimenti, se approvati, potrebbero essere realizzati nell’arco dei prossimi quattro anni, in parallelo con la trasformazione ecologica del polo siderurgico di Taranto.

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