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Gender gap, Italia in coda all’Europa: a 35 anni solo una donna su due lavora

Il divario di genere in Italia resta doppio rispetto alla media UE. Solo Grecia e Malta registrano valori comparabili o peggiori. A 65 anni metà delle donne arriva alla pensione


All’inizio della carriera le differenze tra uomini e donne sono minime, ma già a 35 anni il divario diventa profondo: il 95% degli uomini lavora, contro solo una donna su due.

Il restante 40% delle italiane è inattivo e il 10% disoccupato, segno di una disparità che si consolida negli anni.

Il quadro non migliora alla fine della vita lavorativa. A 65 anni, solo poco più della metà delle donne accede alla pensione, mentre l’altra metà risulta inattiva, a conferma di un percorso professionale più frammentato rispetto agli uomini.

I dati provengono dalla nuova ricerca dell’Osservatorio Elle Active!, realizzata dal gruppo Hearst Italia con il Centro di Ricerca sul Lavoro (Crilda) dell’Università Cattolica di Milano. Presentata al Forum di Elle Italia, in corso alla Cattolica, l’indagine mostra come “l’intera vita lavorativa delle donne sia costretta a procedere in modo discontinuo e frammentato”.

Italia in coda all’Europa

Nel 2024 il tasso di occupazione femminile in Italia è del 56,4%, contro una media europea del 69%.
Quello maschile è del 75,8%, il che porta a un gender gap di 19,4 punti percentuali, quasi il doppio della media UE (circa 10 punti). Solo Grecia e Malta registrano valori comparabili o peggiori, mentre Francia, Germania e Spagna hanno ridotto il divario sotto il 12%.

I nodi: maternità e lavoro di cura

Il peso del lavoro domestico e di cura resta una delle principali barriere. Secondo dati Istat, le donne italiane vi dedicano 4 ore e 37 minuti al giorno, contro 1 ora e 48 minuti degli uomini. “La nascita del primo figlio è il momento cruciale in cui molte carriere femminili si interrompono: una madre su cinque nel 2025 ha lasciato il lavoro definitivamente”, spiega il professor Claudio Lucifera, coordinatore della ricerca. Da quel punto iniziano a pesare ritardi di carriera e di contributi previdenziali che raramente vengono recuperati.

Part-time e differenze salariali

L’Italia ha una quota di lavoro part-time femminile del 31,5%, più alta della media europea (28%) e molto superiore a quella maschile (8%). La ricerca evidenzia anche una forte segregazione occupazionale di genere: metà delle donne occupate è concentrata in sole 21 professioni, mentre per gli uomini le principali sono 53.
Il gender pay gap, infine, cresce con l’età fino a superare il 30% negli ultimi anni di carriera.

Il rapporto conclude che il divario tra uomini e donne in Italia non è solo economico, ma anche culturale e strutturale. Servono politiche di welfare più inclusive, sostegni alla genitorialità condivisa e una reale parità retributiva per evitare che il talento femminile resti una risorsa sottoutilizzata.

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