MILANO (ITALPRESS) – La ricostruzione mammaria è un intervento chirurgico che ha lo scopo di ristabilire il volume, la forma e dove possibile l’estetica del seno dopo un tumore, malattia che in Italia colpisce una donna su nove nel corso della vita: si tratta di un percorso multidisciplinare che coinvolge senologi, chirurghi plastici, oncologi, radiologi, psicologi e comporta decisioni personalizzate in base alle caratteristiche fisiche della paziente e della malattia, alle cure e alle preferenze personali; per ridurre il più possibile l’impatto emotivo e per evitare il disagio di un secondo ricovero, in tutti i casi in cui è possibile, si esegue l’intervento ricostruttivo nella stessa sede operatoria di quello oncologico.
In base alla tecnica utilizzata la ricostruzione mammaria si divide in due grandi categorie: con protesi ed espansioni e autologa, cioè con tessuti della paziente. “La prevenzione è un pilastro per tutti i tumori, non solo quello al seno: per me significa soprattutto fare informazione, dire ai pazienti tutto quello che facciamo, quali sono i percorsi diagnostici e terapeutici. Un altro pilastro della prevenzione è la ricerca: voglio ringraziare le tante associazioni delle donne, che ci danno la possibilità di recuperare fondi per finanziare borse di studio o altro”, ha dichiarato Maurizio Ressa, direttore dell’Istituto Tumori di Bari, intervistato da Marco Klinger per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
Ad oggi, spiega Ressa, il punto di arrivo è rappresentato da “una terapia chirurgica personalizzata: tempo fa avevamo delle mastectomie, in cui era impossibile fare una ricostruzione; poi siamo passati a una seconda fase, in cui avevamo le quadrantectomie; adesso siamo in una terza rappresentata dall’era della profilattica. La mastectomia è una terapia conservativa che ci dà la possibilità di fare buone ricostruzioni”. Altrettanto importante è “l’istituzione del registro delle protesi: l’Italia è il primo paese europeo ad averne istituito uno. Il dispositivo viene eseguito dal momento dell’impianto e questo ci porta a darci tante risposte: in questo modo una protesi può essere seguita in maniera diretta. Ogni ricostruzione varia da caso a caso: ci sono pazienti che non vogliono il dispositivo e in questo caso si va con la microchirurgia. Le donne ora sono molto informate, ma al momento della visita spesso chiedono subito le protesi: io cerco sempre di spiegare loro quando è possibile e quando no”.
Una delle iniziative legate al tema, su cui per Ressa è fondamentale focalizzare l’attenzione, è “il BraDay, ovvero la giornata della consapevolezza della ricostruzione mammaria, che serve a dare informazioni alle pazienti. L’anno scorso l’abbiamo organizzato a Treviso, quest’anno a Roma: non sarà solo un appuntamento domanda-risposta, ma una possibilità di incontro e confronto con chef stellati, food blogger, giornalisti sanitari e figure dello spettacolo”. Attualmente, conclude il direttore dell’Istituto Tumori di Bari, le pazienti “arrivano già pronte per essere ricostruite: la ricostruzione è sconsigliata dopo i 65 anni, ma a quell’età le donne hanno ancora una fisicità da cinquantenni e non possiamo esimerci dal ‘ricostruirle’. L’Italia ha fatto davvero tante cose buone su questo, mettendo in campo anche delle novità come la ricostruzione del capezzolo con delle piccole protesi: la mia pubblicazione è stata la prima in Europa su questo dispositivo”.
– foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS).