Il presidente francese gli concede ‘carta bianca’. Mélenchon parla di «ridicola commedia». La leader ecologista Tondelier, «sbalordita»
Dopo una settimana di psicodramma politico, la Francia torna al punto di partenza. Emmanuel Macron ha nuovamente incaricato Sébastien Lecornu di formare un governo, concedendogli “carta bianca” per costruire una nuova squadra a Matignon.
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«Accetto – per dovere – la missione affidatami dal Presidente della Repubblica di dotare la Francia di un bilancio entro la fine dell’anno e di affrontare i problemi quotidiani dei nostri concittadini», ha scritto Lecornu su X poco dopo la riconferma. «Farò di tutto per riuscire: dobbiamo porre fine a questa crisi politica che esaspera i francesi e a un’instabilità dannosa per l’immagine e gli interessi del Paese».
J’accepte – par devoir – la mission qui m’est confiée par le Président de la République de tout faire pour donner un budget à la France pour la fin de l’année et de répondre aux problèmes de la vie quotidienne de nos compatriotes.
— Sébastien Lecornu (@SebLecornu) October 10, 2025
Il faut mettre un terme à cette crise politique…
Lecornu, dopo le dimissioni di lunedì scorso e richiamato cinque giorni dopo, avverte però che il suo compito potrà riuscire solo «a determinate condizioni». Tutte le questioni emerse durante le consultazioni, precisa, saranno rimesse al Parlamento: «Deputati e senatori dovranno assumersi le proprie responsabilità e portare i dibattiti fino in fondo».
Il risanamento delle finanze pubbliche, aggiunge, resta una priorità “per il futuro e la sovranità del Paese”. E mette in chiaro: chi entrerà nel nuovo governo dovrà “svincolarsi da ogni ambizione presidenziale per il 2027”, perché la squadra dovrà “incarnare il rinnovamento e la diversità delle competenze”.
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La convocazione all’Eliseo e le 48 ore
Emmanuel Macron ha convocato ieri all’Eliseo i leader dei principali partiti per chiedere un gesto di «responsabilità collettiva» nella formazione di un nuovo governo. All’incontro hanno partecipato tutti i possibili partiti candidati a sostenere il nuovo Primo ministro. Per questo all’Eliseo si sono presentati i socialisti, i verdi e i repubblicani. Assenti per evidenti ragioni Marine Le Pen e il suo Rassemblement National, di estrema destra, e Jean-Luc Mélenchon, de La France Insoumise, partito della sinistra radicale.
Macron ha puntato molto, organizzando l’incontro, su una dialettica di compromesso, descrivendo il suo tentativo come un gesto in extremis per garantire la stabilità politica del Paese dopo settimane di stallo e divisioni crescenti che hanno notevolmente indebolito la posizione del Presidente.

Le reazioni dopo la riconferma di Lecornu
Ma la strada del premier-bis è tutta in salita. «Una vergogna democratica, un’umiliazione», attacca Jordan Bardella, leader del Rassemblement National, annunciando una mozione di sfiducia contro il nuovo esecutivo. Anche la France Insoumise invoca le dimissioni di Macron: Jean-Luc Mélenchon parla di “ridicola commedia”, mentre i socialisti assicurano che “non esiste alcun accordo di non censura” con il premier incaricato.
L’annuncio dell’Eliseo è allo scadere delle 48 ore che Macron si era concesso per trovare una via d’uscita, dopo una giornata di consultazioni febbrili con i leader dei partiti – esclusi Rassemblement National e France Insoumise. Col passare delle ore, l’ipotesi di una coabitazione con la sinistra è apparsa sempre più remota.
«Usciamo da questo incontro senza alcuna risposta, se non che il prossimo premier non sarà del nostro campo politico», ha commentato la leader ecologista Marine Tondelier, “sbalordita” dopo il colloquio con Macron. «Finirà malissimo», ha aggiunto, ipotizzando una “dissoluzione” dell’Assemblea nazionale. Deluso anche il segretario socialista Olivier Faure.
È tramontata infine anche la candidatura del centrista Jean-Louis Borloo, 74 anni, il cui nome era circolato nelle ultime ore come possibile figura di mediazione, “né di sinistra né macroniana”. Ma il capo dei Républicains, Bruno Retailleau, avrebbe chiuso ogni possibilità, spiegando al presidente che “il blocco comune” a sostegno del campo presidenziale “è morto domenica sera con il deragliamento del primo governo Lecornu”.
Quanto pesa la crisi sulle tasche dei francesi
E mentre l’uragano francese non accenna a placarsi, il capo della banca centrale François Villeroy de Galhau fa sapere che l’incertezza politica in Francia sta costando al Paese almeno 0,2 punti percentuali di crescita economica e rischia di minare ulteriormente la fiducia di imprese e consumatori. Parlando alla radio RTL Villeroy de Galhau ha dichiarato che «l’incertezza nazionale ci sta costando almeno 0,2 punti percentuali di crescita». «L’incertezza è l’opposto della fiducia e quindi il nemico numero uno della crescita… Le famiglie risparmiano di più quando sono preoccupate, quindi consumano di meno. Le imprese aspettano a investire», ha ricordato ai microfoni della radio.
Macron sempre più debole in Europa
E anche in termini geopolitici la vulnerabilità politica di Macron e dell’Eliseo si riflette negativamente, in particolar modo in un momento storico in cui lo scontro indiretto con la Russia comincia a far sentire tutto il suo peso. Per tutta l’Europa, infatti, la debolezza del Presidente francese è un problema non solo di ordine politico, ma anche strategico. Per questo motivo, su Macron ricade il peso di una scelta che non sarà importante e rilevante solo in Francia, ma in tutto il continente. Specialmente qualora il Presidente dovesse scegliere di andare ad elezioni, spalancando di fatto la porta ad estrema destra e sinistra radicale.