Per la Russia l’invio dei missili è «danno irreparabile ai rapporti». Von der Leyen: «Mosca dichiara guerra ibrida, l’Europa deve agire»
L’utilizzo dei missili Tomahawk è possibile «solo con il coinvolgimento diretto di personale americano». Lo ha detto giorni fa Vladimir Putin, lo ha ripetuto ieri il viceministro degli esteri russo Sergei Ryabkov, invitando gli Usa a esercitare «sobrietà, buon senso e responsabilità». La settimana scorsa Donald Trump ha dichiarato che la fornitura di Tomahawk all’Ucraina era una «decisione quasi definitiva» scatenando la reazione allarmata di Mosca.
Così ieri, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova ha avvertito che la consegna dei missili a Kiev causerebbe un danno irreparabile alle relazioni tra Mosca e Washington. Quel che è certo, intanto, è che la luna di miele tra Donald e Vladimir dopo l’incontro di agosto ad Anchorage è già terminata. A rimarcarlo è stato proprio Ryabkov: la dinamica positiva di quel vertice si è «ampiamente esaurita». Secondo il vice ministro degli affari esteri russo, le «azioni distruttive, in primo luogo da parte degli europei», hanno impedito ai negoziati di progredire verso un accordo.
I fatti raccontano altro: dopo Anchorage, la Russia ha intensificato i suoi bombardamenti sull’Ucraina continuando a distruggere – è successo anche ieri – le infrastrutture energetiche del paese e ad uccidere civili inermi. Ecco perché, nelle ultime settimane, Trump ha espresso una crescente frustrazione nei confronti di Mosca. Per la Russia quella dei Tomahawk è una minaccia formidabile. I missili americani hanno una gittata di ben 2.500 chilometri: se l’Ucraina li ottenesse, il Cremlino e tutta la Russia europea potrebbero ricadere nel suo
mirino.
Secondo l’ISW, l’Institute for the Study of War, i Tomahawk consentirebbero a Kiev di danneggiare o distruggere
importanti risorse militari, come la fabbrica di droni Shahed a Yelabuga, nella Repubblica del Tatarstan, o la base aerea Engels-2 nell’Oblast di Saratov. Come spiega Roman Svitan, esperto militare e colonnello in pensione delle forze armate ucraine, basterebbe soltanto «qualche dozzina» di quei missili per danneggiare la maggior parte delle fabbriche militari russe, provocando «il collasso della macchina militare del Cremlino».
Tuttavia, i media americani diffidano delle promesse di Donald Trump, ritenuto un bugiardo cronico. Anche gli esperti militari – persino quelli che sostengono l’aumento degli aiuti militari americani all’Ucraina – ammettono che le possibilità di invio effettivo dei Tomahawk in Ucraina sono scarse. Forse per Trump la sola minaccia di farlo potrebbe spingere Putin a posizioni più concilianti, ma non sarà così, assicura The National Interest, rivista americana specializzata sulle questioni della Difesa: «Putin ha una comprensione delle condizioni sul campo migliore rispetto ai suoi rivali occidentali. E più Trump si sfoga senza alcun supporto significativo, meno il Cremlino sarà incline a temere ogni minaccia successiva».

A tutte le considerazioni diplomatiche si aggiunge un argomento logistico: gli Stati Uniti dispongono di una scorta limitata di Tomahawk, considerati prioritari per potenziali conflitti in Medio Oriente e Venezuela: è improbabile che il Pentagono decida di esaurire questa scorta per un impegno in Ucraina, potenzialmente illimitato.
Intanto ieri a Strasburgo, il parlamento europeo in plenaria ha ospitato la relazione della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen a proposito della guerra ibrida che la Russia ha dichiarato di fatto all’Europa. «In tutta l’Unione, cavi sottomarini sono stati tagliati, aeroporti e hub logistici paralizzati da attacchi informatici e le elezioni prese di mira da campagne di influenza maligne. Non si tratta di molestie casuali: è una campagna coerente e in continua escalation per destabilizzare i nostri cittadini, mettere alla prova la nostra determinazione, dividere la nostra Unione e indebolire il nostro sostegno all’Ucraina. Ed è ora di chiamarla con il suo nome. Questa è guerra ibrida», ha chiarito von der Leyen.
«Questa è una zona grigia di campagne deliberate e mirate contro l’Europa. E l’Europa deve rispondere. Ogni centimetro quadrato del nostro territorio deve essere protetto», ha aggiunto. Ricorda von der Leyen: «Stiamo rispondendo con unità. Sono stati i piloti italiani della Nato a scortare i jet russi dai cieli estoni. Questa è solidarietà in azione». Poi aggiunge: «Se esitiamo ad agire, la zona grigia non farà che espandersi. La missione dell’Ue è preservare la pace: ciò significa avere la capacità di dissuadere aggressioni e provocazioni. Dobbiamo dotarci urgentemente di una capacità strategica di risposta».

durante il suo intervento di denuncia della cosiddetta “guerra ibrida” russa.
Per esempio, uno scudo apposito contro le violazioni dei droni russi. «Il muro di droni contribuirà al monitoraggio del fianco orientale, al momento la nostra priorità. Ma questo sistema sarà uno scudo per tutta l’Ue, incluso il nostro fianco meridionale», assicura la presidente.
Chi non perde altro tempo è la Germania di Friedrich Merz. Mentre discute con Israele e Ucraina per collaborare sulle misure di Difesa, il governo tedesco annuncia che autorizzerà la polizia ad abbattere i droni ‘minacciosi’. A questo scopo, il ministro degli interni Alexander Dobrindt ha presentato emendamenti legislativi per rafforzare le risorse della polizia, che saranno in grado di adottare «misure fisiche, ovvero intercettare e abbattere i droni».