Home / Notizie / Sean ‘Diddy’ Combs condannato a oltre 4 anni. In aula chiede: «Pietà ero malato»

Sean ‘Diddy’ Combs condannato a oltre 4 anni. In aula chiede: «Pietà ero malato»

Sean Combs

Il giudice: pena carcere severa «sia messaggio chiaro, sfruttamento e violenza contro le donne comportano una vera responsabilità penale»


Sean “Diddy” Combs è stato punito, dopo il processo terminato a luglio e in cui ha evitato l’ergastolo, ora solo la grazia presidenziale implorata a Donald Trump, può evitargli la prigione. L’ex magnate dell’hip-hop è stato condannato a Manhattan a quattro anni e due mesi di reclusione e a una multa di 500 mila dollari per reati legati alla prostituzione, al termine di un processo che ha scosso l’opinione pubblica mondiale con racconti di violenza, droga e “freak offs”, orge con escort maschi organizzate dal produttore e imposte alle sue compagne.

LEGGI Sean ‘Diddy’ Combs assolto da accuse più gravi. Ma rischia 20 anni

Respingendo il mea culpa dell’imputato e gli appelli dei familiari, il giudice Arun Subramanian ha motivato la sentenza con parole dure: «È necessario mandare un messaggio chiaro, agli abusatori come alle vittime, che lo sfruttamento e la violenza contro le donne non sono impuniti». Ha definito “aggravanti” gli orrori emersi in aula, descrivendo Combs come ben più di un semplice cliente della prostituzione. «Lei non era un ‘John’ (un cliente che paga per servizi sessuali da una prostituta, ndr), la coercizione era la stessa, se non peggiore, anche se la sua moneta era il desiderio e non il denaro».

Diddy al giudice: comportamento «disgustoso»

Combs, 55 anni, un tempo al vertice dell’industria musicale e imprenditoriale americana, aveva chiesto pietà, leggendo una dichiarazione scritta alla vigilia della sentenza: «La vecchia versione di me è morta in prigione, ora sono rinato». In aula, la voce rotta dall’emozione, ha definito il proprio comportamento «disgustoso, vergognoso e malato», implorando clemenza: «Chiedo pietà, vostro onore. So di essere sinceramente pentito».

Le accuse più gravi

Il giudice, tuttavia, non si è lasciato convincere. Ha ricordato che l’imputato era già stato assolto a luglio dalle accuse più gravi — traffico sessuale e associazione a delinquere — che avrebbero potuto costargli l’ergastolo, ma era stato riconosciuto colpevole di due capi d’imputazione minori per aver organizzato viaggi a fini di prostituzione. Due ex partner, la cantante Cassie Ventura (oggi sposata con l’allenatore Alex Fine) e una seconda donna identificata come “Jane”, hanno testimoniato in aula raccontando di aver subito “umiliazioni e violenze psicologiche” durante quelle feste estreme.

La procuratrice Christy Slavik ha definito “scioccante” la mancanza di rimorso di Combs, rivelando che l’imputato aveva già programmato impegni pubblici a Miami per la settimana successiva alla sentenza: «Il massimo dell’arroganza». La difesa, che aveva chiesto non più di 14 mesi, lo ha descritto come un uomo cambiato, sobrio e desideroso di redimersi.

La testimonianza dei familiari

Durante l’udienza, cinque avvocati e i sei figli adulti del produttore hanno chiesto clemenza, lodandolo come padre affettuoso e filantropo. «Per favore, vostro onore, dia alla nostra famiglia la possibilità di guarire insieme», ha detto in lacrime la figlia D’Lila, mentre in aula veniva proiettato un video di undici minuti che ripercorreva la carriera e le opere benefiche di Combs. L’imputato, in lacrime, si è coperto il volto, tremando.

La custodia in carcere e a caduta dell’impero

Combs ha già trascorso un anno in custodia cautelare, arrestato nel settembre 2024. Con la possibilità di riduzioni per buona condotta, dovrebbe restare in carcere fino al 2028. La condanna include anche una sanzione pecuniaria, calcolata tenendo conto della sua fortuna stimata in circa un miliardo di dollari, accumulata negli anni Novanta lavorando con artisti come Notorious B.I.G. e Mary J. Blige e trasformando il successo musicale in un impero tra moda, media e marchi di lusso.

Le motivazioni della sentenza

La prima a denunciarlo era stata proprio Cassie Ventura, che in sole 24 ore aveva raggiunto un accordo “patteggiato” con la giustizia, dando il via a una serie di accuse da parte di altre donne. Il suo coraggio, ha commentato il suo avvocato Douglas Wigdor, «è stato un’ispirazione per molte». Il giudice Subramanian ha concluso sottolineando che «lo sfruttamento sessuale non è mai intrattenimento, ma un crimine», ricordando che Combs è stato riconosciuto colpevole di due violazioni del Mann Act, la legge federale che vieta il trasporto di persone oltre i confini statali a fini di prostituzione. Tra gli assenti in aula, l’ex procuratrice Maurene Comey, figlia dell’ex direttore dell’Fbi James Comey, licenziata da Trump dopo la chiusura del caso Diddy.

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

EDICOLA