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Gli italiani della Flotilla: “Non ci fermiamo”. Incidenti vicino all’aeroporto di Torino

La missione va avanti, comunica la delegazione italiana della Sumud Flotilla. Sembra respinto l’appello del presidente della Repubblica Mattarella. Il ministro degli Esteri Tajani definisce “pericolosa” la linea dura scelta dai militanti.

Ma ecco il comunicato della Flotilla: “Smentiamo quanto è stato riportato nelle ultime ore da alcuni media italiani, secondo i quali “la componente italiana ha deciso di scendere dalle barche”. La delegazione a bordo è composta da circa 50 persone, di cui circa 40 sono rimaste e le rimanenti hanno legittimamente deciso di tornare in Italia per proseguire l’attività insieme all’equipaggio di terra. Tra di loro la portavoce Maria Elena Delia, come è stato già comunicato.

La missione è complessa e delicata. Le imbarcazioni sono state più volte attaccate da droni militari, il governo israeliano minaccia attacchi da settimane, il livello di stress a cui sono sottoposte le persone a bordo è rilevante. A questo si aggiunge che ieri la Farnesina ha inviato un comunicato ai familiari dei partecipanti italiani alla missione, affermando che alcuna protezione verrà garantita in caso di attacco di Israele: un atto di sabotaggio gravissimo. Per queste ragioni, oltre che per altre di natura personale, è assolutamente legittimo considerare il fatto di fermarsi sulla terraferma.

All’interno dei processi democratici dal basso deve essere centrale l’intelligenza emotiva collettiva, che permette di riconoscere, comprendere e gestire le divergenze trasformandole in energia positiva. Il sostegno a chi decide di tornare è forte tanto quanto il rinnovamento delle energie per sostenere chi rimane. Così com’è altrettanto legittima la riflessione personale e il confronto collettivo, per poi decidere insieme di andare avanti. Questo è quello che è accaduto alla maggior parte delle persone della delegazione italiana, ancora in missione a bordo. Ridurre la Global Sumud Flotilla al solo scopo (seppur importantissimo) della consegna degli aiuti umanitari è strumentale al boicottaggio della missione, e quindi all’ennesimo sostegno alle illegalità di Israele. Fin all’inizio l’attenzione massima della Global Sumud Flotilla è stata rivolta al blocco navale – illegale dal 2007 – di Israele a largo di Gaza, sull’assedio alla popolazione palestinese, sull’occupazione coloniale, sul genocidio che ogni giorno, anche mentre scriviamo, genera sofferenza, fame, distruzione e morte per due milioni di persone. Solo all’alba di oggi almeno 44 persone sono state uccise nella Striscia, di cui 25 a Gaza City e tre mentre erano in attesa di aiuti umanitari. La delegazione italiana continua la navigazione insieme al resto della flotta internazionale verso est”. 

Cariche vicino allo scalo, voli regolari

Una cinquantina di manifestanti Pro Palestina ha raggiunto nel pomeriggio l’aeroporto di Torino-Caselle e si è avvicinato alle reti a bordo pista. Stavano andando verso uno stabilimento Leonardo, che ha l’ingresso poco più avanti, verso la frazione Malanghero di San Maurizio Canavese, ma visto che l’ingresso della fabbrica è presidiato dalle forze dell’ordine, si sono fermati a bordo pista. Regolari i voli.

 In strada dell’Aeroporto i manifestanti, con il lancio di bottiglie e petardi, hanno provato a forzare il blocco delle forze dell’ordine, che hanno risposto con lacrimogeni, cariche e idranti. Un gruppo in bicicletta è riuscito a entrare in tangenziale e a proseguire lungo lo snodo per Caselle, dove però c’era un altro posto di blocco.

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