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I vecchi e il fare, quando il genio arriva nella terza età

Se c’è una cosa che non va in pensione è la creatività: un dono che non a tutti è concesso. L’arte di creare e inventare non mette il righello davanti al tempo che passa. Anzi, in alcuni casi le opere dell’imbrunire finiscono dritte dritte nel catalogo dei capolavori. Scrigni preziosi entrati nella Storia, figli di quella stagione che si è lasciata dietro la vita in corsa, l’affanno e le briglie sciolte della giovinezza. Il passo rallenta, non il talento e l’inventiva. Non l’intuito e l’ingegno. Somiglia a un misterioso spirito guida, il genio creativo: alberga nei cuori, magari si nasconde per un po’ per poi scompigliare le carte e mettere il mondo all’angolo davanti a tanta bellezza e a tanto estro. Leggere, ascoltare, vedere opere di autori con un’età che va dai sessantacinque anni in poi (spesso molto di più) non è raro. La lista dei “nonni” creativi è lunga.


Tra i “seniores” geniali c’è un gran fermento: chi scrive, chi pubblica, chi rivede fino all’estremo e porta a termine, chi esordisce, chi compone, chi dipinge, chi scolpisce, chi progetta, chi inventa, chi acquisisce vera gloria. Fosse pure all’ultimo respiro.


Il catalogo è ricco. A cominciare dalla letteratura.


«Sono nata sotto un tavolino. Mi ci ero nascosta perché il portone aveva sbattuto, dunque lo zio rientrava. Lo zio aveva detto: “Rimandala a sua madre, non vedi che ci muore in casa?” (…) Rimandala voleva dire mettermi fuori del portone e richiuderlo». È l’incipit di Giù la piazza non c’è nessuno, romanzo in chiave autobiografica scritto da Dolores Prato, classe 1892. Un caso letterario e un esordio ufficiale clamoroso e travagliato. Il romanzo che narra l’infanzia della scrittrice a Treia in provincia di Macerata, viene ultimato nel 1980. Dolores ha quasi novant’anni. È la prima edizione. Pubblicata da Einaudi e curata da Natalia Ginzburg esce in versione ridotta. L’autrice protesta e continua a rivedere il testo. Prepara un nuovo dattiloscritto che, però, sarà pubblicato solo dopo la sua morte, a cura di Giorgio Zampa.


Thomas Mann – che era nato a Lubecca il 6 giugno del 1875 – dà alle stampe Doctor Faustus nel 1947. Mann ha 72 anni e il libro narra la vita e l’opera del compositore Adrian Leverkühn raccontata da Zeitblom, mite insegnante di materie classiche, il quale inizia a scrivere le sue note biografiche il 27 maggio 1943. È lo stesso giorno in cui lo scrittore negli Usa, inizia la stesura del romanzo.


Nell’inventario delle opere della maturità inoltrata non può mancare Cecità di José Saramago. Il Premio Nobel per la letteratura, aveva 73 anni quando pubblica l’opera. La trama è nota: in una città mai nominata, un automobilista fermo al semaforo si accorge di essere diventato improvvisamente cieco. La sua malattia, però, è peculiare: infatti vede tutto bianco. Tornato a casa con l’aiuto di un altro uomo (che ben presto si rivelerà un ladro) racconta l’accaduto a sua moglie…


Non solo Cecità. Fino all’anno prima della sua morte – avvenuta nel 2010 a 87 anni – Saramago scrive altri romanzi importanti, tra cui La caverna e L’uomo duplicato. Gli fa buona compagnia Georges Simenon e La prigione. Il romanzo scritto nel 1967 per diverso tempo diventa introvabile. Sono gli anni in cui lo scrittore si separa dalla moglie Denyse Ouimet e La prigione risente di echi autobiografici e di una cupezza profonda e radicata. In Italia approda per la prima volta con Mondadori nel 1969. Viene riproposto da Adelphi nel 2024. Non si può non ricordare Andrea Camilleri e il suo commissario Montalbano. Per lo scrittore nato a Porto Empedocle il 6 settembre del 1925, il riconoscimento e il successo arrivarono con La forma dell’acqua nel 1994. Luigi Pirandello che era nato il 28 giugno del 1867, pubblica la sua prima novella nel 1884, a soli diciassette anni. L’ultima, Effetti d’un sogno interrotto viene pubblicata sul Corriere della Sera, il giorno prima della scomparsa del grande drammaturgo e scrittore nel 1936. Tra sogno e realtà, inizia così: «Abito una vecchia casa che pare la bottega d’un rigattiere. Una casa che ha preso, chi sa da quanti anni, la polvere»…
Tra le ultime fatiche letterarie pubblicate in vita da Alberto Moravia c’è Il viaggio a Roma. “Un nuovo romanzo da mettere in biblioteca soprattutto perché in una biblioteca che si rispetti un classico del Novecento come Moravia deve essere presente con le opere complete”, osserva Geno Pampaloni. La prima edizione è del 1988 per la casa editrice Bompiani. Nell’albo troviamo pure autori come Laura Ingalls Wilder (Quella casa nella prateria a 65 anni), Frank McCourt (Le ceneri di Angela a 66 anni) e Margaret Ford. Autrice di A Daughter’s Choice scritto a 93 anni, Margaret prese linfa creativa dalle 633 lettere d’amore che il marito Jim le mandò dal fronte della Seconda guerra mondiale. E infine Sarah Yerkes. Lei ha pubblicato il suo primo libro, una raccolta di poesie intitolata Days of Blue and Flame, alla bellezza di 101 anni. Non è mai troppo tardi! E non lo è neanche in musica. Gioacchino Rossini le chiamava in francese e con una certa civetteria péchés de vieillesse , peccati di vecchiaia. Sono i suoi ultimi lavori. La “Petite messe solennelle” è tra questi. La Piccola messa solenne: un capolavoro che emozione e commuove ad ogni ascolto. Rossini la compone nel 1863. Cinque anni prima della morte nella sua villa di Passy, presso Parigi. È il 13 novembre 1868, poco prima del suo 76º compleanno. «Buon Dio, eccola terminata questa umile piccola Messa. È musica benedetta [sacra] quella che ho appena fatto, o è solo della benedetta musica? Ero nato per l’opera buffa, lo sai bene! Poca scienza, un poco di cuore, tutto qua. Sii dunque benedetto e concedimi il Paradiso», scrive Rossini di quel suo “ultimo peccato di vecchiaia”.


Il pentagramma dell’età matura passa per Verdi, Puccini e Wagner (e non sono tutti). Era vicino agli 80 anni, Giuseppe Verdi – era nato il 10 ottobre del 1813 – quando compone la sua ultima opera lirica: il Falstaff. Su libretto di Arrigo Boito, l’opera fu tratta da Le allegre comari di Windsor di Shakespeare con alcuni passi dall’ Enrico IV. «Sono quarant’anni che desidero scrivere un’opera comica, e sono cinquant’anni che conosco Le allegre comari di Windsor…» scrive il cigno di Busseto allo scrittore Gino Monaldi. Ma il Falstaff non è l’unica opera del Verdi dalla barba bianca: dal 1880 al 1886 lavora all’Otello, rappresentato alla Scala nel 1887. Gli anni della maturità per lui sono anche quelli delle partiture di musica sacra e strumentale destinata alla Società filarmonica. Ma sono soprattutto gli anni dei pezzi sacri. Si racconta che nell’ottobre del 1897 il vecchio musicista (aveva ormai 84 anni) spedisce a Giulio Ricordi due dei suoi Pezzi sacri, l’Ave Maria e il Te Deum e qualche giorno dopo le Laudi alla Vergine e lo Stabat Mater. È «la musica tenuta segreta dal grande vecchio!», scriverà qualcuno. Il Parsifal, invece, è l’ultimo capolavoro di Richard Wagner, andato in scena il 26 luglio del 1882 al Festival di Bayreuth diretto da Hermann Levi. Dopo una gestazione lunga alcuni decenni, l’opera fu composta da Wagner che era nato il 22 maggio 1813 a Lipsia, tra il 1877 e il 1882. Segna il ritorno al tema del Graal, già affrontato molti anni prima in Lohengrin.
Torniamo in Italia con Giacomo Puccini (Lucca, 22 dicembre 1858 – Bruxelles, 29 novembre 1924). La sua Turandot rimane incompiuta. Il compositore non fa in tempo a scriverne il finale. “Liù! Poesia!” sono le ultime parole musicate da Puccini. Dall’opera alla musica da film. Dopo i 60, Ennio Morricone compone colonne sonore per diversi film di successo: Una pura formalità del 1994, L’uomo delle stelle del 1995, La leggenda del pianista sull’Oceano del 1998, Malèna del 2000, Baarìa del 2009 e La migliore offerta del 2013. Senza dimenticare la musica per The Hateful Eight di Quentin Tarantino, per il quale vince l’Oscar nel 2016 per la Migliore Colonna Sonora Originale.


E nel mondo dell’Arte? Anche qui gli esempi non mancano e i nomi sono quelli dei giganti.
Si racconta che Pablo Picasso – tra gli artisti più prolifici di sempre – non abbia mai smesso di disegnare e dipingere. Siamo nel 1972, Picasso realizza il suo ultimo disegno. È il 12 novembre, poco prima del suo 91° compleanno. Morirà l’8 aprile del 1973 a Mougins, in Francia. Un arco creativo da brividi quello dell’artista spagnolo nato a Màlaga nel 1881. Il primo autoritratto è datato 1896, l’ultimo 1972.


15 e 91 anni: in mezzo una vita da genio e leggenda (anche all’imbrunire). Picasso aveva già superato la boa dei 70, quando lavora a Las Meninas: ciclo di 58 dipinti e studi realizzati nel 1957 ispirato da Velázquez. Ne ha due in meno meno quando dipinge Donne di Algeri. Il quadro rappresenta un harem. Realizzato tra il 13 dicembre 1954 e il 14 febbraio 1955, fa parte di una serie di quindici dipinti, numerosi schizzi e diverse litografie ispirati alle Donne di Algeri di Delacroix.


E veniamo a Buonarroti (1475–1564) e al Giudizio Universale nella Cappella Sistina. Il grandioso affresco fu dipinto tra il 1536 e il 1541 su commissione di Papa Clemente VII.


Ma di Michelangelo non si può non ricordare la Pietà Rondanini: un’ultima e incompiuta scultura marmorea realizzata tra il 1552 e la sua morte nel 1564. Conservata nel Castello Sforzesco a Milano, l’opera è considerata il suo testamento spirituale. Raffigura la Vergine che sorregge il corpo di Cristo. «Per me questa è la scultura più commovente che sia mai stata creata da un artista. Mi sento profondamente toccato dalla tenerezza e dalla straordinaria drammaticità e spiritualità della Madonna, dai volti, dalle mani. […] Si sente in questa scultura una più profonda comprensione dell’umanità. È questo per me il vero metro di giudizio di un’opera d’arte. Il senso di umanità che l’ha ispirata», dirà lo scultore britannico Henry Moore.


Chiudiamo la tripletta dell’arte con Claude Monet (1840-1926) e le sue celebri Ninfe. «Il ciclo delle Nymphéas impegna Claude Monet per più di trent’anni, dalla fine del decennio 1890 fino alla sua morte nel 1926, all’età di 86 anni (…) questo ciclo si conclude con i grandi pannelli finali donati da Monet allo Stato nel 1922 e visibili al Museo dell’Orangerie sin dal 1927» spiegano dall’ ente museale dove sono sono custodite otto composizioni delle grandi Nymphéas. Si racconta che nella casa colonica di Giverny, a metà strada tra Parigi e la Normandia, Monet ormai vecchio scava nel giardino un piccolo fossato. Siamo nel 1893, vuole farci uno stagno da ornare con ninfee dai diversi colori. Al tema dei fiori l’artista, quasi cieco, lavora senza sosta e consegna al mondo i suoi ultimi capolavori. Tra questi Le rose (1925-1926). Intrecci di rami fioriti creano arabeschi dai colori sfumati nell’azzurro di un cielo di primavera…


Sono immortalati con capelli, barba e baffi bianchi alcuni geni dell’ingegno e della scienza. Con loro fatti e leggende si mescolano, in un fiorire di aneddoti. Si racconta, ad esempio, che Archimede stava risolvendo un problema matematico quando un soldato romano lo uccide durante il sacco di Siracusa. Aveva circa 75 anni.
Leonardo: fra i suoi ultimi disegni ci sono ancora studi geometrici, prospettiva e architettura. Muore a 67 anni, il 2 maggio del 1519. E poi Albert Einstein. Negli ultimi anni di vita il celebre fisico tenta ancora di unificare la gravità e l’elettromagnetismo. Niccolò Copernico, invece, finisce di scrivere il De revolutionibus orbium coelestium a 70 anni. C’è chi dice che l’astronomo e matematico ricevette una copia della sua opera sul letto di morte. Ancora. A quanto pare, il chimico statunitense, John Fenn vinse il Nobel (nel 2002 insieme a Koichi Tanaka e Kurt Wüthrich), per un lavoro uscito quando, per motivi anagrafici, era già stato costretto ad andare in pensione.


E avete presente quella meraviglia che è La Casa sulla cascata? A progettarla a 70 anni o poco più è l’architetto Frank Lloyd Writh. In inglese Fallingwater e in italiano anche Casa Kaufmann dal nome del suo proprietario, fu progettata e realizzata sul ruscello Bear Run nei pressi di Mill Run, a circa 110 km a sud-est di Pittsburgh. Considerata un capolavoro dell’architettura organica, è entrata nell’immaginario collettivo al punto da divenire nel 2009 un set della Lego.


E si potrebbe continuare: la creatività non ha scadenza! E i seniores del genio non smettono mai di stupire.

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