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Giustizia, via libera della Camera alla separazione delle carriere, scoppia la rissa

La Camera ha approvato in terza lettura la separazione delle carriere, ora la parola passa al Senato per l’ultima votazione, dopo il voto è scoppiata la rissa


ROMA – Con 243 voti favorevoli e 109 contrari, l’Aula della Camera ha dato il via libera alla separazione delle carriere in terza lettura. La riforma della giustizia ora attende l’ultimo passaggio parlamentare da Palazzo Madama. Non avendo raggiunto la maggioranza assoluta, sarà poi necessario il referendum confermativo in programma nella primavera del 2026.

La principale novità del disegno di legge modifica l’art. 104 della Costituzione introducendo una separazione netta nella magistratura, tra le funzioni di requirente e giudicante: secondo quanto prevede la riforma, sarà obbligatorio scegliere sin dall’inizio la carriera di requirente o giudicante e non sarà più possibile cambiare.

LA CAMERA APPROVA LA LEGGE SUALLA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE, POI SCOPPIA LA RISSA

Al momento del voto in Aula si è scatenata una bagarre, con i commessi e i questori costretti a intervenire per impedire scontri fisici e con il vicepresidente della Camera, Sergio Costa, che ha sospesa la seduta per alcuni minuti. La capogruppo del Partito Democratico Chiara Braga ha protestato contro gli applausi partiti dai banchi del governo al momento del voto: “Presidente, non si applaude dai banchi del governo, il governo dovrebbe alzarsi e rispondere su quello che sta accadendo a Gaza, anziché fare questa scena patetica, della quale anche il ministro degli Esteri si e’ reso protagonista, alzarsi e applaudire…”, ha detto Braga, mentre alcuni deputati dell’opposizione si dirigevano verso i banchi del governo per protestare

La votazione è arrivata dopo che ieri, 17 settembre, il centrodestra ha rischiato, per l’assenza di alcuni parlamentari della maggioranza ancora nei propri territori, di non approvare la riforma per mancanza di voti. Anche per questo, per dilatare i tempi della discussione generale e per permettere il ritorno a Roma degli eletti, si sono iscritti in tredici a intervenire durante la discussione generale. Per andare sul sicuro sarebbe stata data l’indicazione ai deputati di partecipare senza eccezioni alla seduta e ad anche il Governo è stato chiamato a presenziare.

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