TIAN SHAN – Luca Sinigaglia, 49 anni, era un alpinista milanese appassionato delle montagne dell’Asia centrale e professionista nel campo della cybersecurity. Si trovava sul Pik Pobeda, la vetta più alta del Tian Shan al confine tra Kirghizistan e Cina, quando ha perso la vita mentre tentava di soccorrere un’altra alpinista in difficoltà, la russa Natalia Nagovitsyna, 47 anni.
Tutto è iniziato il 12 agosto, quando Nagovitsyna è caduta riportando una frattura a una gamba, rimanendo bloccata con limitate scorte di cibo e acqua. Tre giorni dopo, il 15 agosto, Sinigaglia e l’alpinista tedesco Gunter Siegmund l’hanno raggiunta, fornendo i primi soccorsi—sacco a pelo, viveri e un piccolo fornello con bombola per il caldo. Durante il tentativo di salvataggio, però, una violenta tempesta si è abbattuta su di loro; le condizioni estreme e l’ipotermia hanno provocato in Sinigaglia un edema cerebrale fatale. Il suo corpo giace ancora all’interno di una grotta a quota 6.800 metri. Siegmund è riuscito a essere trasportato in ospedale, mentre le operazioni di soccorso per Nagovitsyna proseguono.
Natalia Nagovitsyna era già legata in modo tragico a quel massiccio: nel 2021 aveva perso il marito Sergey per un ictus a circa 7.000 metri sul Monte Khan Tengri, sempre nel Tian Shan. Dopo la sua morte era rimasta al suo fianco fino alla fine e l’anno successivo era tornata per posare una targa in sua memoria.
La sorella di Luca ha confermato la notizia sui social, ringraziando quanti si sono mobilitati per la famiglia: “Luca era speciale con noi ma anche con gli amici … è stato un gesto che gli ha fatto onore e che purtroppo non gli ha permesso di tornare da noi. Il tempo dovrebbe migliorare il 19 e ci hanno detto che si stanno organizzando per il recupero. Stiamo facendo il possibile, abbiamo smosso tutti i canali ufficiali.”