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Crosetto: “Ipotesi Meloni sull’Articolo 5 prende forza. Con la Nato deterrenza superiore”

L’Italia si schiera con decisione sulla linea proposta da Giorgia Meloni per le garanzie di sicurezza all’Ucraina. A confermarlo è il ministro della Difesa Guido Crosetto, che in un’intervista a La Repubblica ha definito “molto positivo ciò che è accaduto a Washington”, dove Stati Uniti ed europei hanno discusso del futuro assetto della sicurezza europea.

Secondo Crosetto, la vera novità è che “ora si fa sempre più strada l’ipotesi di Meloni su un meccanismo basato sull’articolo 5. È una delle possibili soluzioni e non è incompatibile con quella dei Volenterosi. Si possono realizzare entrambe”. Il ministro ha spiegato che si tratterebbe di un modello di protezione che ricalca la clausola difensiva della Nato, ma senza implicare l’ingresso di Kiev nell’Alleanza: “L’idea di Meloni, discussa anche ieri, è che possa essere la Nato – come alleanza difensiva – ad assicurare a un Paese esterno come l’Ucraina la sua protezione. In alternativa, potrebbero impegnarsi a farlo singole nazioni. Si sceglierà il meccanismo migliore. Di certo, con la Nato, si garantirebbe una deterrenza superiore”.

Un sistema, dunque, che consentirebbe all’Occidente di proteggere Kiev senza innescare nuove accuse di provocazione da parte di Mosca. “Per noi, qualcosa che riprenda l’articolo 5 pare una protezione adeguata. E non permette ai russi di dire: mandate truppe ai confini, state provocando di nuovo”, ha chiarito Crosetto.

La posizione italiana contrasta con quella di Francia e Regno Unito, che invece spingono per un intervento più diretto, con la presenza di militari europei sul terreno. Crosetto, però, ha ribadito la sua contrarietà: “Continuo a dire da mesi: vediamo le condizioni della tregua. Una di queste, se i russi accetteranno l’articolo 5, potrebbe essere quella di non avere truppe di altri Paesi, per di più europei, in Ucraina”.

Il ministro ha anche analizzato lo stallo militare. Secondo lui, Mosca ha compreso che non può conquistare interamente il Donbass: “Putin ha capito che non può conquistare tutto il Donbass. È la regione più fortificata. Se volesse ottenerla con la guerra, avrebbe bisogno di sforzi militari, di produzione e di sacrifici umani pazzeschi. Ci vorrebbero anni”. Per questo, aggiunge, i russi oggi si dichiarano pronti a trattare: “Non a caso Lavrov dice: ‘Non è questione di territori’. Questo ci fa sperare”.

Infine, una battuta sul possibile ruolo del presidente Donald Trump: “Se hanno dato il premio a Obama per una pace che non ho neanche capito quale fosse, allora dico: se fermasse la guerra a Gaza e in Ucraina, gli darei anche due Nobel”.

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