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Botulino, seconda vittima in Sardegna. Inchiesta su guacamole contaminato

MONSERRATO – La Sardegna piange la seconda vittima del focolaio di botulismo legato alla Fiesta Latina di Monserrato. Nelle prime ore della notte tra il 18 e il 19 agosto è morta al Policlinico di Monserrato Valeria Sollai, 62 anni, ricoverata da settimane in rianimazione dopo aver consumato pietanze a base di guacamole durante la manifestazione di fine luglio. Le sue condizioni, inizialmente stabili, si sono aggravate progressivamente fino al decesso.

Il primo drammatico caso risale all’8 agosto, quando era morta Roberta Pitzalis, 36 anni di Guasila. L’autopsia aveva confermato che la causa della morte era stata l’intossicazione da botulino, aggravata da complicanze insorte durante il ricovero. Oltre alle due vittime, il bilancio resta pesante: una ragazza di 14 anni è ancora ricoverata al Policlinico di Monserrato; un bambino di 11 anni, trasferito in condizioni critiche al Gemelli di Roma, mostra segni di miglioramento, pur con prognosi riservata. Altri quattro pazienti, inizialmente colpiti dall’intossicazione, sono già stati dimessi.

La Procura di Cagliari ha disposto l’autopsia sulla salma di Sollai e ha già iscritto nel registro degli indagati Christian Gustavo Vincenti, titolare del chiosco che aveva servito i prodotti contaminati. Le accuse a suo carico sono pesanti: omicidio colposo, lesioni colpose e commercio di alimenti nocivi.

Il focolaio sardo si intreccia con quello di Diamante, in Calabria, dove altre due persone – Luigi Di Sarno, 52 anni, e Tamara D’Acunto, 45 – hanno perso la vita dopo aver consumato panini contaminati da un food truck. In totale, i due episodi hanno provocato quattro vittime e oltre 17 intossicati.

Gli inquirenti parlano del più grave focolaio di botulismo alimentare in Italia degli ultimi anni. Secondo i medici, l’antitossina botulinica, somministrata d’urgenza a diversi pazienti, non cura ma blocca la diffusione della tossina. La ripresa, spiegano, può richiedere settimane o mesi, e in casi gravi non è sufficiente a salvare la vita.

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