WASHINGTON – Lunedì pomeriggio la capitale statunitense sarà il teatro di una riunione cruciale: un vertice tra il presidente americano Donald Trump, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e una folta delegazione di leader europei. Prevista la partecipazione del premier britannico Keir Starmer, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, la premier italiana Giorgia Meloni, il presidente finlandese Alexander Stubb e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. La Nato sarà rappresentata dal segretario generale Mark Rutte.
La convocazione segue la videoconferenza della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, riunitasi domenica alle 15 e co-presieduta da Parigi, Londra e Berlino. Al termine della riunione, Ursula von der Leyen ha confermato che “su richiesta del presidente Zelensky” parteciperà all’incontro con Trump a Washington.
Il tema chiave sul tavolo sarà il piano di pace discusso da Trump e Putin in Alaska, che prevede la cessione all’Ucraina di territori ancora in mano russa in cambio di un accordo di pace definitivo, ignorando un cessate il fuoco formale. Questa proposta ha suscitato allarme tra i leader europei, che da tempo insistono sul fatto che “l’Ucraina deve decidere cosa fare del suo territorio” e che “i confini internazionali non possono essere modificati con la forza”. Von der Leyen ha annunciato in conferenza stampa che “continueremo a rafforzare le sanzioni finché necessario”. Tutto ciò in vista di un 19mo pacchetto sanzionatorio atteso per settembre, con l’obiettivo di mantenere alta la pressione su Mosca e influenzare il corso delle trattative.
Von der Leyen ha sottolineato la necessità di rendere l’Ucraina impenetrabile a ogni futura aggressione: “L’Ucraina deve essere un porcospino d’acciaio, indigeribile da potenziali invasori”. Ha aggiunto: “Sosterremo l’Ucraina finché sarà necessario per una pace giusta e duratura”. Secondo la presidente della Commissione, per ottenere una pace stabile occorrono “forti garanzie sia per gli interessi di sicurezza essenziali dell’Ucraina che dell’Europa”. Ha ribadito che Kiev “deve mantenere la sua sovranità” e che “non ci possono essere limiti alla cooperazione delle Forze armate ucraine con Paesi terzi”.
Zelensky ha condiviso la visione europea e sottolineato che “poiché la questione territoriale è così importante, dovrebbe essere discussa solo dai leader di Ucraina e Russia nel quadro trilaterale Ucraina, Stati Uniti, Russia”. Ha però lanciato un monito a Mosca: “Finora la Russia non ha dato alcun segno che il trilaterale avrà luogo e, se la Russia rifiuterà, dovranno seguire nuove sanzioni”. Il presidente ucraino ha anche espresso gratitudine verso gli Stati Uniti: “È importante che l’America accetti di collaborare con l’Europa per fornire garanzie di sicurezza all’Ucraina e siamo molto grati agli Stati Uniti e al Presidente per questo segnale”.
Gli Stati Uniti manterranno tutte le sanzioni attualmente in vigore contro la Russia e sono pronti a introdurne di nuove se non verranno compiuti progressi tangibili nella direzione di una soluzione negoziata al conflitto in Ucraina. Lo ha dichiarato il segretario di Stato americano Marco Rubio in un’intervista, e ha precisato che entrambe le parti, Mosca e Kiev, saranno chiamate a fare concessioni per arrivare a un accordo di pace credibile e duraturo.
“Lunedì con Volodymyr Zelensky si discuterà la questione dei territori nel conflitto per l’Ucraina”, ha dichiarato Steve Witkoff, inviato speciale del presidente Trump, intervenuto alla Cnn. Witkoff, figura chiave nei negoziati di Anchorage, ha rivelato che gli Stati Uniti e la Russia hanno già raggiunto un’intesa preliminare su “forti garanzie di sicurezza per l’Ucraina”.
Tuttavia, il piano discusso venerdì ad Anchorage prevederebbe la cessione delle regioni di Donetsk e Lugansk alla Russia, in cambio della promessa di non continuare le ostilità nelle altre regioni disputate (Cherson, Zaporizhzhia, Charkiv, Sumy). Preoccupa in particolare la perdita della cintura fortificata ucraina lungo l’autostrada Kostyantynivka‑Slovyansk, dove si concentrano centri chiave che prima del conflitto ospitavano oltre 380mila persone. I russi guadagnerebbero un’area cruciale per la difesa ucraina e il riconoscimento delle sue conquiste nella regione, in una grave legittimazione della primazia della “legge del più forte”.