TEL AVIV – Da Gerusalemme a Tel Aviv, decine di migliaia di cittadini si sono riversati nelle strade per protestare contro l’estensione delle operazioni militari israeliane a Gaza City. Lo sciopero generale è stato promosso dal Forum delle famiglie degli ostaggi, che chiedono il ritorno degli ostaggi nelle mani di Hamas.
La polizia israeliana ha riferito che sono stati arrestati 32 manifestanti, di cui almeno 11 a Tel Aviv. Le autorità spiegano che i fermi sono avvenuti per violazione dell’ordine pubblico: “La libertà di protesta e di espressione non è la libertà di appiccare incendi, danneggiare la libertà di movimento… La polizia non tollererà condotte disordinate e adotterà misure severe contro chiunque violi la legge.”
A Gerusalemme molti manifestanti hanno bloccato la Begin Highway in entrambe le direzioni; la polizia ha usato cannoni ad acqua per disperderli. L’atmosfera è tesa e lo sciopero continua senza cedimenti, spinto dalla radicalità della richiesta: interrompere la campagna a Gaza e riportare gli ostaggi per via diplomatica.
Intanto, il capo di stato maggiore delle Forze di difesa israeliane, Eyal Zamir, ha avvisato che l’esercito “lancerà presto la prossima fase” dell’operazione militare fino alla “sconfitta di Hamas”. Durante una visita nella Striscia ha dichiarato: “Siamo moralmente obbligati a riportare a casa tutti gli ostaggi, vivi e morti.” Il gabinetto di sicurezza aveva già approvato un piano per l’occupazione di Gaza City.
Parallelamente, Israele ha colpito un sito energetico nello Yemen meridionale, precisando che alcuni leader del gruppo Houthi erano presenti nella sala di controllo al momento del raid. Le Forze di difesa israeliane hanno agito a oltre duemila chilometri di distanza, sostenendo che l’attacco era in risposta ad attacchi Houthi contro il lo Stato Ebraico e i suoi alleati. Il gruppo yemenita ha confermato gravi danni alla centrale elettrica di Haziz, con i generatori fuori servizio e un incendio domato dalla protezione civile.