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Caporalato: più di un’azienda agricola su 2 commette irregolarità

ROMA – L’agricoltura non è il posto dei diritti. Tra il 31 luglio e l’11 agosto i Carabinieri, in collaborazione con l’Ispettorato nazionale del lavoro, hanno condotto una campagna straordinaria di vigilanza. Le verifiche, effettuate in 888 aziende su tutto il territorio nazionale, hanno evidenziato irregolarità in 468 casi, pari al 52,7% del totale.

Nel corso dei controlli sono state esaminate 3.601 posizioni lavorative, di cui 729 risultate irregolari (20,24%). Tra queste, 196 riconducibili a forme di lavoro nero. Delle 1.557 posizioni relative a lavoratori extracomunitari, 79 erano impiegati senza contratto regolare e 30 sono risultati privi di documenti di soggiorno. Sono stati inoltre identificati 19 minori, 9 dei quali in attività lavorativa non regolarizzata.

In seguito alle ispezioni, i militari hanno emesso 113 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale: 51 per lavoro nero, 50 per gravi violazioni delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, e 12 per entrambe le motivazioni. Complessivamente, 470 persone sono state deferite all’autorità giudiziaria per violazioni in materia di immigrazione, sicurezza sul lavoro, intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro (caporalato), somministrazione fraudolenta di manodopera e falso ideologico. Le sanzioni amministrative e le ammende comminate ammontano a oltre 4 milioni di euro.

Il deputato Stefano Vaccari (PD), capogruppo in Commissione Ecomafie, ha commentato i dati definendoli “inquietanti” e ha dichiarato: «Il Caporalato non si sconfigge con le belle parole ma con una sistematica, e non straordinaria, campagna di prevenzione e repressione». Vaccari ha aggiunto che “le sanzioni amministrative devono essere accompagnate da revoche di contributi e recesso dei permessi di attività”.

I controlli, ha spiegato l’Arma, sono parte di una strategia più ampia per contrastare il fenomeno del caporalato, sviluppata secondo le direttive del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il modello operativo – basato su analisi preliminari, accessi mirati e collaborazione tra reparti specializzati e territoriali – è indicato come strumento efficace per la repressione dello sfruttamento lavorativo.

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