Nella contea costiera di Kilifi, in Kenya, l’orrore della cosiddetta “setta dei digiuni” di Paul Nthenge Mackenzie continua a emergere dalle fosse poco profonde della foresta di Shakahola. La polizia ha rinvenuto altre sette sepolture contenenti ossa e teschi, portando a 465 il numero ufficiale di corpi recuperati, mentre la Croce Rossa stima almeno 610 dispersi. Mackenzie, ex venditore ambulante divenuto predicatore evangelico, è in carcere da due anni, imputato di aver convinto oltre 600 adepti a digiunare fino alla morte “per poter incontrare Gesù in paradiso”.
Testimonianze di ex membri hanno descritto un regime di isolamento e violenza: divieto di comunicare tra villaggi, bambini costretti a digiunare fino a morire, donne stuprate dalle guardie del predicatore, e chi tentava di fuggire veniva picchiato. “Quello che mi fece capire che Mackenzie non era una brava persona fu quando disse che i bambini dovevano digiunare per morire”, ha raccontato Salama Masha, sopravvissuta alla setta.
Nonostante ripetuti avvertimenti ignorati la setta prosperò indisturbata dal 2003 fino alla scoperta delle fosse comuni. Secondo i pm, le morti si sarebbero verificate tra il 2020 e il 2023, rendendo la “Shakahola Forest Massacre” uno dei peggiori suicidi di massa legati a un culto nella storia recente.