Il ministro della Difesa Crosetto: “Da Israele negazione del diritto e dei valori di civiltà”
In un’operazione dell’Idf, sono stati uccisi a Gaza il giornalista Anas al-Sharif (foto), il reporter Muhammad Kreika, e altri cinque collaboratori di Al-Jazeera “L’omicidio dei giornalisti della rete da parte delle forze di occupazione israeliane e’ un attacco palese e deliberato alla liberta’ di stampa”, protesta l’emittente radicata in Qatar.
La strage è avvenuta davanti all’ospedale di al-Shifa. le vittime stavano dentro una tenda. In una nota il network condanna l’uccisione come “un altro attacco palese e premeditato alla libertà di stampa”. “Questo attacco arriva nel mezzo delle conseguenze catastrofiche dell’assalto israeliano in corso a Gaza. L’ordine di assassinare Anas Al Sharif, uno dei giornalisti più coraggiosi di Gaza, e i suoi colleghi, è un tentativo disperato di mettere a tacere le voci che denunciano la presa imminente di Gaza e la sua occupazione”. Alla comunità internazionale vengono chieste “misure incisive per fermare il genocidio in atto e porre fine agli attacchi deliberati contro i giornalisti”.
“I giornalisti uccisi “erano tra le ultime voci rimaste nella Striscia di Gaza a raccontare al mondo la realta’ drammatica, e l’attacco ai giornalisti della rete e’ avvenuto nel mezzo di una catastrofe umanitaria devastante”. Al Jazeera ha inoltre affermato che i suoi giornalisti all’interno della Striscia di Gaza hanno continuato a “vivere la stessa fame e sofferenza che documentavano con le loro telecamere, offrendo, attraverso una copertura coraggiosa e costante, testimonianze vive e scioccanti sulle atrocita’ commesse durante tutta la guerra”. Poco prima di morire, al Sharif aveva pubblicato sui social un video e un messaggio in cui descriveva “bombardamenti incessanti” sull’area orientale e meridionale di Gaza City.
In una nota, le Forze di difesa israeliane (Idf) sostengono che “il giornalista dirigeva una cellula di Hamas e preparava attacchi missilistici contro civili e truppe israeliane”, dichiarando di possedere “prove documentali” della sua appartenenza al movimento palestinese. Al Jazeera aveva recentemente denunciato quella che definisce una “campagna di incitamento” dell’esercito israeliano contro i suoi reporter a Gaza, respingendo come false le accuse di appartenenza ad Hamas.
“Anas stava facendo una cosa sola: stava raccontando e dando voce a chi non l’aveva all’interno di Gaza City, era l’unica voce rimasta” dichiara alla Bbc il caporedattore della tv Mohamed Moawad. “Sono morti dove dormivano”.
Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), dall’inizio del conflitto nell’ottobre 2023 oltre 200 operatori dei media sono stati uccisi nella Striscia di Gaza, inclusi diversi reporter di “Al Jazeera”. La federazione nazionale della stampa italiana ha chiesto l’apertura di un’indagine. Come è noto, Israele non consente ai giornalisti internazionali l’ingresso a Gaza. Una manifestazione di solidarietà con “i martiri di Al Jazeera” è stata indetta da varie associazioni e si svolgerà l’11 agosto alle ore 18 davanti alla sede Rai di Viale Mazzini 14
Sul piano diplomatico venti Stati arabi e musulmani hanno condannato il piano israeliano, definendolo una “pericolosa escalation”. I Paesi, tra cui Egitto, Arabia Saudita e Turchia, hanno affermato che l’operazione costituisce “una evidente violazione del diritto internazionale e un tentativo di consolidare l’occupazione illegale e imporre il fatto compiuto in violazione della legittimità internazionale”. Tuttavia, il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, ha dichiarato oggi al Cairo che non vi sono impedimenti al dispiegamento di forze internazionali nella Striscia di Gaza, a condizione che si consenta all’Autorità nazionale palestinese di “realizzare lo Stato”.
In una intervista alla Stampa, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha attaccato con durezza il governo di Tel Aviv: “Quel che sta accadendo è inaccettabile. Non siamo di fronte a una operazione militare con danni collaterali, ma alla pura negazione del diritto e dei valori fondanti della nostra civiltà. Noi siamo impegnati sul fronte degli aiuti umanitari, ma oltre alla condanna bisogna ora trovare il modo per obbligare Netanyahu a ragionare”.