MOSCA – Si è concluso con toni moderatamente ottimistici l’incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e l’inviato speciale della Casa Bianca, Steve Witkoff, svoltosi al Cremlino a soli due giorni dalla scadenza dell’ultimatum lanciato da Donald Trump. “Grandi progressi”, ha annunciato il presidente americano, commentando su Truth l’esito del faccia a faccia, durato tre ore, e anticipando nuovi sviluppi nei prossimi giorni.
Secondo il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov, il colloquio è stato “utile e costruttivo”, con al centro due temi chiave: la crisi ucraina e la cooperazione strategica tra Mosca e Washington. Tra le possibili aperture da parte russa, si segnala la proposta di una tregua aerea, già accennata dal presidente bielorusso Lukashenko. Una misura parziale, ben lontana dal cessate il fuoco richiesto da Stati Uniti e Ucraina, ma che segnerebbe un primo passo verso la de-escalation.
L’incontro giunge in un momento di crescente pressione da parte di Trump, che ha minacciato sanzioni secondarie contro i Paesi che continuano a commerciare con Mosca, in particolare Cina e India. Il tycoon è convinto che un calo dei prezzi energetici possa costringere il Cremlino a rivedere la propria strategia. Tuttavia, fonti interne al Cremlino, citate da Reuters, smentiscono ogni segnale di cedimento da parte di Putin, rafforzato dalla convinzione di un vantaggio strategico russo sul campo.
Il contesto resta teso: Mosca avanza nel Donbass mentre mantiene aperti i canali con Washington. Una strategia che mira a guadagnare terreno e tempo, offrendo allo stesso momento segnali diplomatici per evitare un inasprimento del confronto con l’Occidente.