BRASILIA – L’ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro è agli arresti domiciliari. Il leader ultraconservatore è il quarto ex presidente ad essere arrestato negli ultimi quarant’anni. Bolsonaro, che indossa già un braccialetto elettronico per pericolo di fuga, ha violato le misure cautelari che gli vietavano di utilizzare i social network: è infatti intervenuto ad un corteo con una videochiamata. Fanno parte della lista anche Fernando Collor, arrestato nell’ambito dell’operazione Lava Jato; Michel Temer per i lavori della centrale nucleare di Angra 3; e Luiz Inácio Lula da Silva, presidente in carica.
Bolsonaro è accusato di aver tentato di organizzare un golpe, dopo aver perso le elezioni presidenziali del 2022. Secondo l’accusa, il piano prevedeva l’eliminazione fisica dell’attuale presidente Lula e del giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes, lo stesso che ha disposto poche ore fa il suo arresto. Il figlio maggiore dell’ex presidente, il senatore Flávio Bolsonaro ha criticato duramente la decisione: “Siamo ufficialmente in una dittatura. E’ una pagina triste nella storia del Brasile”. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha definito il provvedimento “un attacco alla democrazia”.
A gettare benzina sul fuoco è intervenuto anche Donald Trump, che ha criticato duramente l’operato delle autorità brasiliane e annunciato nuove misure commerciali. In una lettera pubblicata sui social, l’ex presidente americano ha annunciato una tariffa del 50% su tutti i prodotti brasiliani esportati negli Stati Uniti, accusando Lula e la magistratura brasiliana di condurre una “caccia alle streghe” contro Bolsonaro. «Ho conosciuto e rispettato Bolsonaro, il trattamento a lui riservato è una vergogna internazionale. Questo processo è una farsa e deve cessare immediatamente», ha dichiarato Trump.
La replica del presidente Lula non si è fatta attendere. In un comunicato ufficiale, ha definito l’iniziativa statunitense un'”ingerenza inaccettabile negli affari interni di uno Stato sovrano”. Lula ha rivendicato l’indipendenza della magistratura brasiliana e ha ribattuto che il Brasile non tollererà “nessuna forma di supervisione esterna”.
Il confronto si colloca in un contesto più ampio di tensioni commerciali. Il Brasile è uno dei Paesi chiave nei BRICS, il blocco economico che ha recentemente annunciato l’intenzione di sviluppare un sistema di pagamenti in valute locali alternativo al dollaro e allo SWIFT. Trump ha minacciato ulteriori dazi del 10% su tutti i membri del blocco, accusandoli di promuovere politiche “anti-americane”.