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Terremoto della Kamchatka, impariamo dalla paura

Le devastazioni che hanno colpito il nord del Pacifico e la regione russa della Kamchatka ci ricordano quanto sia importante comprendere i pericoli e i poteri della terra

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Il terremoto della Kamchatka risveglia per alcune ore l’attenzione sulla vitalità del nostro pianeta: magnitudo 8.8, un’energia spaventosa, liberatasi nel sottosuolo del Pacifico occidentale, dove la placca Pacifica si inabissa sotto la placca Euroasiatica lungo l’arco delle isole Kurili alla velocità di oltre 8 cm all’anno, il che vuol dire 8 metri al secolo: le prime stime danno appunto uno scivolamento di circa tale entità della crosta terrestre russa verso est come rimbalzo elastico di una spinta accumulatasi nel corso dei decenni passati. Ma un evento in mare di tale portata genera onde di tsunami che hanno attraversato praticamente l’intero oceano Pacifico, con onde stimate anche di oltre 3 metri di altezza.

Terremoti simili non sono noti in Italia

I terremoti tornano dove ci sono già stati: è qui il caso di un evento del 1952, di magnitudo 8.2, che ha fatto ricostruire il villaggio vicino all’epicentro in una zona rialzata in modo da essere protetto da uno tsunami conseguente a un terremoto futuro. Il sistema di allertamento nato a seguito del terremoto e relativo tsunami indonesiano del 26 dicembre 2004 ha funzionato nel diramare l’onda in arrivo lungo tutte le coste e isole del Pacifico.

Per fortuna, terremoti di questa forza nel mondo avvengono in genere in media ogni dieci anni. In Italia non sono noti terremoti simili: ci fermiamo a magnitudo stimata di circa 7.1-7.3 nella Val di Noto nel 1693, sebbene non si possa escludere che possano arrivare anche fino a Mw 7.5, in grado comunque di dare uno scuotimento del suolo in area epicentrale terrificante, soprattutto considerata la vulnerabilità delle costruzioni nella nostra nazione.

Perché serve prevenzione e memoria

Il conflitto tra memoria e oblio ci fa dimenticare gli eventi disastrosi in fretta e cerchiamo di mettere in un angolo nascosto della nostra memoria i terremoti, come altri eventi calamitosi. Salvo altri eventi particolari, tra pochi giorni questo terremoto sarà dimenticato. Eppure i terremoti ci saranno sempre e dobbiamo imparare a conviverci: in Italia dobbiamo aggiornare la normativa antisismica, sapendo che buona parte del territorio può essere area epicentrale, e quindi potrà subire scuotimenti del suolo in grado di generare vittime e danni rilevanti come in passato: si pensi ai terremoti di Messina del 1908, della Marsica del 1915, dell’Irpinia del 1980, de L’Aquila e di Amatrice del 2009 e 2016, solo per citarne alcuni tra i più noti. Le notizie di cronaca dei terremoti giustamente scompaiono velocemente, si sciolgono più velocemente della neve al sole.

Eppure questi eventi devono ricordarci che dobbiamo conoscere meglio il funzionamento della Terra, capire come e perché avvengono i terremoti, le eruzioni e vari altri rischi naturali e, di conseguenza, adottare i criteri che la scienza ci mette a disposizione per una prevenzione adeguata a proteggere la Vita, le Abitazioni, la Libertà di chi poi deve essere sfollato, e il tessuto socio-Economico delle aree colpite: il motto VALE la pena studiare il nostro pianeta per difenderci e difenderlo. La prevenzione è un investimento economico perché ricostruire i danni di un terremoto costa almeno 10-20 volte di più che non spenderli nella prevenzione.

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