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Arrestato il Gran Muftì mentre si diffonde la fame a Gaza

La polizia israeliana ha arrestato l’importante religioso di Gerusalemme, il Gran Muftì, Reuters lancia lo scoop: secondo l’Usaid Hamas non sta dirottando gli aiuti umanitari alla Striscia di Gaza


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La polizia israeliana ha arrestato il Gran Muftì di Gerusalemme poco fuori la famosa moschea Al-Aqsa. L’arresto, almeno stando alle testimonianze riportate dalla stampa locale, sarebbe stato provocato da alcune dichiarazioni rilasciate dal Muftì durante il seguitissimo sermone del venerdì. Muhammad Ahmad Husayn, dal 2006 massima autorità religiosa sunnita di Gerusalemme, ha parlato infatti durante il suo intervento della carestia e delle sofferenze patite dalla popolazione gazawi, condannando l’operato d’Israele.

Parole che, evidentemente, non sono state gradite dalle autorità israeliane e che gli sono dunque costate un breve arresto da parte della polizia, durato poche ore, e l’intimazione a presentarsi nuovamente dagli agenti per ulteriori accertamenti. Non sembra, stando a quanto riportato, che la cosa sia stata un evento particolarmente rilevante, visto anche il fatto che il Muftì ha già subito, in passato, arresti e perquisizioni improvvise da parte delle autorità israeliane a causa delle sue dichiarazioni. Si tratta però comunque di una manovra che ha fatto scalpore, specialmente nei Paesi musulmani, essendo il Gran Muftì di Gerusalemme una dei religiosi più importanti del ramo sunnita dell’Islam.

Usaid: «Hamas non ruba gli aiuti alimentari»

Ciò che invece ha fatto particolarmente scalpore a livello internazionale è stata l’insinuazione, lanciata dalla Reuters, che Hamas e gli altri gruppi armati palestinesi non hanno influito direttamente sui ritardi nella distribuzione degli aiuti alimentari a Gaza. A sostegno di questa affermazione, ci sarebbe un’analisi interna degli apparati americani che esclude che Hamas, o la Jihad Islamica Palestinese, abbiano effettuato furti o danneggiamenti volontari ai danni dei centri di distribuzione alimentare posti in essere dagli Stati Uniti e da Israele nei mesi scorsi.

L’analisi, inedita, è stata condotta da un ufficio dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid) e completata a fine giugno. Ha esaminato 156 casi di furto o smarrimento di forniture finanziate dagli Stati Uniti, segnalati da organizzazioni partner statunitensi tra ottobre 2023 e maggio di quest’anno. Stando alle testimonianze non è stata riscontrata alcuna prova che confermi che Hamas abbia beneficiato di forniture finanziate dagli Stati Uniti o abbia in qualche modo sottratto grandi quantità di aiuti alimentari destinati alla distribuzione presso i centri predisposti a Gaza.

Palestinesi ricevono pacchi di aiuti nei pressi del Corridoio di Netzarim

Ciò che è più preoccupante è che apparentemente l’analisi ha rilevato che in almeno 44 dei 156 incidenti in cui sono stati segnalati furti o smarrimenti di forniture di aiuti, tali problematiche sono state «direttamente o indirettamente» causate da azioni dei militari israeliani. Una narrativa che va in contraddizione con quanto sostenuto per mesi dal governo israeliano, il quale ha più volte puntato il dito proprio contro Hamas per giustificare le lungaggini e i problemi incontrati durante il processo di distribuzione delle forniture alimentari alla popolazione civile della Striscia.

Israele e gli Stati Uniti rispondono

Da parte americana, il portavoce del Dipartimento di Stato, che ha assorbito l’agenzia per lo Sviluppo Internazionale secondo i voleri di Donald Trump, ha negato quanto riportato dalla Reuters, dichiarando che esistono prove video di furti compiuti da militanti di Hamas. Eppure, il Dipartimento di Stato non ha risposto alle richieste pervenute da più parti di rilasciare queste prove, alimentando ulteriormente il dubbio che in realtà siano solo una scusa per coprire lo scandalo scaturito dalle rivelazioni della Reuters.

Tel Aviv, dal canto suo, continua a sostenere che ci siano i palestinesi dietro i furti degli aiuti. Per corroborare le sue accuse, Israele cita rapporti di intelligence secondo cui i militanti di Hamas avrebbero sequestrato un numero considerevole di carichi di derrate alimentari nascondendosi nei camion degli aiuti diretti verso i centri di distribuzione. Stando ad Israele, fino ad un quarto del totale delle razioni sarebbero state dirottate in questo modo verso i reparti combattenti dell’organizzazione, un fatto che giustificherebbe, secondo Tel Aviv, la scarsità di aiuti giunta effettivamente alla popolazione.

Anche a fronte di tutte queste affermazioni, è impossibile al momento capire come stiano davvero le cose sul campo. Il report americano, del resto, ammette di non poter distinguere efficacemente tra membri di Hamas che si presentano ai centri di distribuzione in abiti civili e civili reali. Tramite questa pratica, un numero non indifferente di derrate potrebbe essere effettivamente dirottato dall’organizzazione, sebbene probabilmente non nelle quantità dichiarate dagli israeliani.

Operatori di World Central Kitchen a lavoro a Gaza

La fame e le bombe continuano a mietere vittime

Ma a prescindere da tutte queste congetture e ipotesi, il dato evidente che rimane è che la distribuzione degli aiuti non procede bene e che la popolazione di Gaza, qualunque sia la ragione, sta soffrendo una delle peggiori crisi alimentari della storia. Almeno 122 persone sono morte a causa della malnutrizione nelle ultime settimane, mentre diverse centinaia sono morte solo negli ultimi giorni a causa degli incidenti ai centri di distribuzione degli aiuti e durante i vari raid aerei che continuano a martellare la Striscia.

Stando al ministero della Salute di Gaza, la conta definitiva dei morti dall’inizio delle ostilità si avvicina sempre più alle 60.000 persone, con più di 140.000 feriti e altre centinaia di migliaia di persone a rischio a causa della carestia e della carenza di infrastrutture mediche. Una vera tragedia umanitaria che non fa che peggiorare di giorno in giorno mettendo sempre più in cattiva luce Israele e le sue forze armate.

E forse proprio a causa delle pressioni internazionali l’Idf ha accettato di permettere, ieri, il lancio di aiuti alimentari con dei paracadute da parte di attori esterni ad Israele. Oltre a questo, l’Idf fa anche sapere per bocca del suo portavoce di aver permesso alla World Central Kitchen, una nota Ong attiva nelle operazioni di sostegno alle popolazioni colpite da disastri e crisi, di riaprire le sue cucine e di riprendere la distribuzione di pasti ai civili di Gaza.

Qualcosa, dunque, comincia a smuoversi dalle parti di Tel Aviv, e forse proprio grazie alle continue critiche mosse al governo per la gestione della crisi alimentare nella Striscia e alla rilevanza di questa tragedia a livello internazionale.

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