Processo a gennaio, a giudizio per gli omessi soccorsi sei ufficiali di guardia di finanza e guardia costiera
CROTONE – Prenderà il via il prossimo 14 gennaio, davanti al Tribunale penale di Crotone, il processo nei confronti di sei ufficiali di guardia di finanza e guardia costiera, imputati per gli omessi soccorsi a un centinaio di migranti naufragati in una gelida alba a Steccato di Cutro il 26 febbraio 2023. La gup Elisa Marchetto li ha rinviati tutti a giudizio, accogliendo in toto la richiesta del pm Pasquale Festa. Le accuse sono quelle di naufragio colposo e omicidio plurimo colposo. Ipotesi relative a una serie di omissioni che vanno dalla mancata attivazione del piano Sar (il Piano per la ricerca ed il salvataggio in mare), probabilmente a causa di uno scambio di informazioni poco trasparente tra guardia di finanza e guardia costiera, all’aver ignorato il supporto offerto dalla Capitaneria di porto.
Gli imputati
Sono imputati Giuseppe Grillo, 56 anni, di Vibo Valentia, capo turno della sala operativa del Roan (reparto operativo aeronavale) di Vibo; Alberto Lippolis (50), nato a Cercola (NA) ma residente a Vibo, comandante del Roan, il reparto che era incaricato del monitoraggio dell’’imbarcazione dei migranti e con poteri di avocazione a sé delle operazioni; Antonino Lopresti (51), nato a Messina ma residente a Roccella Jonica, ufficiale in comando tattico; Nicolino Vardaro (52), nato a Vibo e residente a Taranto, comandante del Gruppo aeronavale di Taranto; Francesca Perfido (40), di Nerola (RM), ufficiale di ispezione dell’Imrcc (Italian Maritime Rescue Coordination Center) di Roma; Nicola Nania (51), nato a Taranto e residente a Reggio Calabria, in servizio presso il V Mrsc di Reggio nella notte tra il 25 e il 26 febbraio scorsi. Li difendono gli avvocati Marilena Bonofiglio, Liborio Cataliotti, Giuseppe Di Renzo, Leone Fonte, Natale Polmeni, Sergio Rotundo, che hanno tentato di smontare le accuse.
Le accuse
Dopo le dichiarazioni spontanee di Lippolis, è iniziata la requisitoria del pm, che ha ripercorso la complessa inchiesta. In seguito all’avvistamento del 25 febbraio, a circa 38 miglia nautiche da Le Castella, da parte dell’agenzia europea Frontex, di un natante che trasportava migranti «in condizione di buona galleggiabilità», gli imputati qualificarono l’intervento come operazione di law enforcement attribuendo la competenza al Roan di Vibo di cui però non conoscevano le capacità operative. Proprio il Roan di Vibo avrebbe dovuto monitorare il “target” per poi intervenire direttamente alle 12 miglia delle acque territoriali al fine di valutare le condizioni di sicurezza del natante e delle persone a bordo, secondo quanto previsto dal decreto ministeriale del 14 luglio 2003, dall’Accordo tecnico-operativo del 14 settembre 2005 e dal tavolo interministeriale del giugno 2022. Al centro dei parametri fissati dalle norme c’era un dato fondamentale. Da lì in avanti, l’intervento della Guardia Costiera oltre le 12 miglia poteva «essere eseguito solo dichiarando evento Sar». Nel parallelo processo contro gli scafisti, tra rito abbreviato e rito ordinario, si sono registrate cinque condanne pesanti.
Parti civili e responsabili civili
Lo Stato ha tentato di tirarsi fuori dal processo per sfuggire a obblighi risarcitori. Ma, stavolta, il Fondo di garanzia per le vittime della strada, istituito presso la concessionaria di servizi assicurativi pubblici Consap, e i ministeri di Finanze e Infrastrutture restano, in qualità di responsabili civili, nel procedimento a carico di sei ufficiali imputati di omessi soccorsi. Respinta la richiesta di estromissione di Consap avanzata dagli avvocati Roberto Borgogno e Stefano Zunarelli. Una questione, quella della responsabilità civile di Consap, società interamente partecipata dal Ministero dell’economia e delle finanze alla quale fa capo il Fondo di garanzia per le vittime della strada e del mare, che era stata respinta nel processo agli scafisti per un cavillo formale, ovvero la mancata partecipazione all’incidente probatorio. Oltre un centinaio i familiari delle vittime e i superstiti costituiti parte civile. Li assistono gli avvocati Stefano Bertone, Marco Bona ed Enrico Calabrese, Gianfranco D’Ettoris, Salvatore Rossi, Roberto Stricagnoli, Pietro Vitale, Barbara Ventura, Francesco Verri. Tra le parti civili ammesse anche un cartello di ong.
Il post di Salvini
“Una sola parola: VERGOGNA (sic). Processare sei militari, che ogni giorno rischiano la vita per salvare altre vite. VERGOGNA (in maiuscolo nel post, ndr)”. Questa la reazione sui social del vicepremier e ministro Matteo Salvini. “Piena solidarietà ai militari” anche dal ministro dell’Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, «nella convinzione che tutto sarà chiarito e riusciranno a dimostrare la loro innocenza».