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Epstein, Trump fa causa a Wsj e Murdoch: chiede 10 miliardi di dollari

Donald Trump e Rupert Murdoch

Il gruppo proprietario del Wall Street Journal, Dow Jones: «Ci difenderemo vigorosamente contro tutti gli attacchi giudiziari»

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Dieci miliardi di dollari, questa la cifra chiesta da Donald Trump come risarcimento danni nell’azione legale contro il Wall Street Journal, News CorpRupert Murdoch per la pubblicazione da parte del giornale della presunta lettera oscena che il presidente avrebbe scritto a Epstein. Lo riporta Cnn.

E lo scrive anche Trump sul suo social, Truth. “Abbiamo appena intentato una POTENTE causa legale contro tutti i responsabili della pubblicazione dell’articolo falso, malizioso, diffamatorio, una FAKE NEWS, apparso nel giornaletto inutile che è il Wall Street Journal. Questa azione legale storica è rivolta contro i cosiddetti autori della diffamazione, contro il WSJ ormai completamente screditato, e contro i suoi proprietari e affiliati, con Rupert Murdoch e Robert Thomson (qualunque sia il suo ruolo!) in cima alla lista”. Porsegue il presidente: “Abbiamo già chiamato a rispondere ABC e George Slopadopoulos, CBS e 60 Minutes, i falsi Premi Pulitzer e molti altri che si dedicano alla diffusione di menzogne disgustose, e perfino truffe, ai danni del popolo americano. Questa causa è stata intentata non solo a nome del vostro Presidente preferito, IO, ma anche per continuare a difendere TUTTI gli americani che non tollereranno più gli abusi e gli illeciti dei media delle Fake News”. Conclude, poi. “Spero che Rupert e i suoi ‘amici’ non vedano l’ora di passare molte ore a rilasciare deposizioni e testimonianze in questo caso. Grazie per l’attenzione. Insieme, RENDEREMO L’AMERICA DI NUOVO GRANDE!”

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Secca la risposta del gruppo proprietario del Wall Street Journal, il Dow Jones: “Ci difenderemo vigorosamente” contro la denuncia di Trump, “Abbiamo piena fiducia nel rigore e nell’accuratezza delle nostre informazioni e ci difenderemo con vigore contro tutti gli attacchi giudiziari”, ha affermato in una nota un portavoce.

Ancora una volta ieri il caso Jeffrey Epstein è tornato prepotentemente sotto i riflettori in America. Il Wall Street Journal ha pubblicato una presunta lettera di auguri scritta dal Presidente americano Donald Trump per il
cinquantesimo compleanno dell’imprenditore. Epstein, condannato per abusi sessuali e traffico internazionale
di minori, era (e rimane ancora) al centro di un grande mistero irrisolto. Innanzitutto sulla sua morte,
avvenuta ufficialmente per suicidio nella sua cella nel 2019, e soprattutto per le sue frequentazioni con
i personaggi più famosi degli Stati Uniti, fra cui anche Presidenti, attori e cantanti, frequentazioni che portavano spesso a viaggi nella sua isola privata, Little Saint James, nelle Isole Vergini Britanniche, o in altre proprietà sparse per gli States, dove, secondo quanto dichiarato nella sentenza di condanna, sono avvenuti numerosi abusi sessuali nei confronti delle ragazze minorenni adescate.

Donald e Melania Trump con Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell
Donald e Melania Trump con Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell

Ebbene, secondo quanto pubblicato dal quotidiano conservatore, di proprietà di Rupert Murdoch, la lettera di Trump sarebbe stata scritta nel 2003 e inserita in un album di auguri curato da Ghislaine Maxwell, l’ex compagna di Epstein attualmente in galera con una condanna per traffico sessuale e adescamento di minori.

Il documento, descritto come «osceno», presenterebbe diverse righe di testo dattiloscritto incorniciate
dal disegno di una donna nuda, tracciato con un pennarello. La firma “Donald” apparirebbe posizionata sotto
la vita della figura, a simulare i peli pubici.

Il contenuto della lettera includerebbe un dialogo immaginario tra Trump ed Epstein, con frasi che suonano come
un codice cifrato: «Abbiamo certe cose in comune, Jeffrey» e «Gli enigmi non invecchiano mai, hai mai notato?». La chiusura è ancora più criptica: «Buon compleanno – e che ogni giorno sia un altro meraviglioso segreto». Come logico che sia, Trump ha respinto categoricamente ogni accusa, definendo la lettera «una bufala
malevola e diffamatoria».

In un’intervista allo stesso Wall Street Journal, Trump ha dichiarato: «Non sono io. È una cosa falsa. Non ho mai dipinto un quadro in vita mia. Non disegno donne. Non è il mio linguaggio. Non sono le mie parole».

La sua reazione è stata immediata e furiosa, in un post pubblicato su Truth il Presidente americano ha scritto
di aver avvertito «Rupert Murdoch che [la lettera] era una truffa, che non avrebbe dovuto pubblicare
questa storia falsa. Ma l’ha fatto, e ora farò causa al suo culo e a quello del suo giornale di terza categoria».

La controversia ha trovato terreno fertilissimo in un’America già profondamente divisa sul caso Epstein. Un sondaggio commissionato da Reuters e Ipsos mostra che il 69% degli americani crede che il governo federale
stia nascondendo informazioni riguardo alla presunta lista di clienti che avrebbero “sfruttato” i servizi offerti
da Epstein, andando a letto con le ragazze minorenni adescate da lui e dalla compagna. Solo il 17% degli americani approva la gestione del caso da parte dell’amministrazione Trump, il rating più basso che il Presidente abbia mai ottenuto su qualsiasi questione. Particolarmente significativo è il fatto che quasi due terzi dei repubblicani pensano che l’amministrazione stia occultando dettagli sulle attività di Epstein. Tra i democratici, l’82% disapprova la gestione di Trump, mentre il 71% è convinto che il Presidente stia nascondendo informazioni specifiche sulla morte di Epstein.

Il grande polverone degli ultimi giorni ha spinto il Congresso ad agire. Giovedì sera, la House Rules Committee ha
approvato una risoluzione non vincolante che chiede, senza però obbligare legalmente, al Dipartimento di Giustizia di rilasciare «tutti i documenti credibili» relativi alle indagini su Epstein e Maxwell. Alcuni repubblicani al Congresso, come Thomas Massie e Marjorie Taylor Greene, hanno annunciato l’intenzione di utilizzare una “discharge petition” per forzare un voto vincolante sulla pubblicazione completa dei file. Se ottenessero 218 firme, potrebbero aggirare la leadership repubblicana e portare la questione direttamente al voto dell’Aula.

Nella nottata, forse anche per correre ai ripari, Trump ha ordinato al Procuratore Generale Pam Bondi di produrre
qualsiasi testimonianza pertinente sul caso Epstein del Grand Jury, previa approvazione della Corte». Bondi ha prontamente risposto: «Siamo pronti a chiedere alla corte domani di desecretare le trascrizioni del Grand Jury».

L’amministrazione, nelle scorse settimane, ha anche pubblicato il filmato delle telecamere di sicurezza del carcere
dove si trovava l’imprenditore durante le ore della sua morte. Il video però, è risultato essere stato modificato,
con tre minuti di riprese misteriosamente sparite. Insomma, l’intero affare è ancora avvolto nel mistero, mentre
la frattura all’interno del movimento Maga del Presidente si approfondisce, erodendo i suoi consensi.

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