La sommelier 31enne travolta dal crollo mentre metteva in salvo i clienti Locale: dieci feriti, tre gravi. Si indaga su lavori-lampo
Ti siedi in un ristorante di lusso convinto che dietro un conto a tre cifre ci siano muri solidi, non un soffitto che può cedere. Invece, lunedì sera, alle 22.30, il soffitto di Essenza, locale che affida la cucina gourmet allo chef stellato Simone Nardoni, è crollato e ha schiacciato Mara Severin, 31 anni, di Sabaudia, sommelier del locale. È morta a un passo dalla porta che stava aprendo per far uscire i clienti, dopo aver sentito i primi scricchiolii fatali.
Mara non era su una parete di roccia dove aveva posto un rampino in maniera pericolosa: stava semplicemente lavorando in un locale di lusso dove il costo di una cena non è alla portata di tutti. Uscire per il turno e tornare viva era il minimo sindacale. È stata tradita. E con lei i clienti.
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I numeri gridano giustizia: una vittima, una decina di feriti, tre in prognosi riservata. Si sono salvati perché il cedimento ha toccato solo la campata sinistra e perché Mara, raccontano i testimoni, ha guidato le persone che erano ai tavoli fuori dal ristorante con una stella Michelin.
La Procura di Latina adesso indaga per omicidio colposo e lesioni gravissime, mentre i vigili del fuoco stanno sezionando travi e ferri per trovare risposte alle domande sulle cause del crollo. Nel mirino c’è la ristrutturazione “lampo” di gennaio, affidata a un’impresa di cui i magistrati stanno verificando il ruolo.
In città adesso circolano voci di lavori al ribasso. Nulla di provato, al momento, ma la sola idea che si sia risparmiato su un soffitto vendendo lusso in sala è intollerabile e spetterà all’autorità giudiziaria controllare la documentazione. La procura sta verificando il processo che ha portato al via libera per la riapertura del locale. Adesso servono nomi, verbali e perizie alla luce del sole, se si vuole dare un senso alla morte di Mara e al ferimento degli altri clienti.
Questa tragedia spazza via il cliché “posto sicuro perché costoso”. Il rischio può nascondersi anche tra tavoli di design minimal e luci soffuse studiate da un archistar. Se il lusso non coincide con controlli veri, resta solo patina. E il conto lo paga chi lavora.
Di Mara resta il gesto finale: sentire il boato, afferrare le braccia di chi aveva di fronte, spingerli verso l’uscita.
Un atto di servizio che la rende, suo malgrado, l’ultima garante di una sicurezza che le istituzioni preposte ai controlli non hanno saputo assicurare.
Al vaglio degli inquirenti le carte per capire se, dopo i lavori di gennaio, il locale abbia riaperto con la sola segnalazione certificata di agibilità o se siano stati effettuati collaudi indipendenti. Tra le oltre 800 etichette della cantina a vista curata da Mara, se un locale che versa Riesling da 500 euro ha risparmiato davvero per un test statico, cosa dobbiamo aspettarci entrando in un bar di quartiere?
Il sindaco di Terracina Francesco Giannetti parla di dolore pubblico e chiede rispetto, ma serve anche giustizia.
L’indagine chiarirà le colpe, ma la domanda resta: quanto vale, in euro, la vita di una lavoratrice e la sicurezza degli avventori? Se il soffitto di un tempio gourmet può uccidere, la stella Michelin fa vendere coperti, non regge certo il cielo. Finché la sicurezza sarà trattata da costo superfluo, ogni ristrutturazione resterà una roulette russa.