MILANO (ITALPRESS) – I giovani italiani “under 40” hanno fiducia nella ricerca medico-scientifica, ben 3 su 4 (73.1%) credono che sarà possibile curare tra cinque anni una malattia che ora è incurabile. Eppure, per 7 giovani su 10, nei prossimi cinque anni la salute degli italiani peggiorerà a causa del difficoltoso accesso alla prevenzione e alle cure, con tempi di attesa più lunghi e maggiori costi e solo poco più di quattro giovani su dieci (45.7%) ritengono che il rallentamento della ricerca clinica in Italia sia un rischio per la salute. A rivelare questo paradosso è l’indagine “Scienza e salute: la voce dei giovani”, promossa da Novartis in occasione dell’evento “Sound of Science” che ha riunito a Milano, Palazzo Lombardia, istituzioni, medici, ricercatori, per condividere priorità e modelli d’azione necessari a potenziare la ricerca e sostenere la domanda di salute degli italiani.
Entro il 2028 Novartis Italia metterà in campo oltre 150 milioni in ricerca e sviluppo, di cui 40 ml dedicati alla ricerca italiana e 1ml alla ricerca indipendente, puntando sull’innovazione attraverso lo sviluppo di piattaforme tecnologiche innovative: terapie cellulari e geniche, radioligandi e xRNA, a cui si aggiungono le due piattaforme consolidate di sintesi chimica e biologica. Le frontiere più avanzate della ricerca medico-scientifica, applicate in aree a elevato bisogno insoddisfatto come le malattie cardio-renali e metaboliche, l’immunologia, le neuroscienze e l’oncologia. Negli ultimi due anni l’azienda ha siglato oltre 30 collaborazioni strategiche nell’ambito della ricerca e sviluppo, con investimenti concentrati in data-science, tecnologia e AI, per migliorare i tassi di successo e accelerare i processi della ricerca. Nei prossimi due anni sono attesi gli esiti delle sperimentazioni cliniche per 14 nuove molecole e oltre 30 nuovi farmaci sono allo studio, di cui 15 nelle fasi II e III di sperimentazione clinica. La ricerca come valore per i pazienti e per il Paese, in un momento storico cruciale, in cui l’Europa e l’Italia si trovano di fronte a una preoccupante perdita di competitività. Negli ultimi cinque anni, l’Europa ha perso il 25% degli investimenti in Ricerca e Sviluppo nel settore farmaceutico, mentre la Cina nello stesso periodo è cresciuta di 30 punti percentuali. Un rischio per i pazienti, che vedono allontanarsi la possibilità di accedere con tempestività alle più avanzate opzioni terapeutiche.
“Un sistema sanitario moderno non può prescindere dall’apporto delle conoscenze scientifiche, delle nuove tecnologie e da approcci integrati e collaborativi, in grado di rispondere con efficacia alle sfide emergenti. Le Regioni italiane, nel loro ruolo di programmazione e governo dei sistemi sanitari territoriali, sono profondamente impegnate a favorire modelli di collaborazione pubblico-privato, che valorizzino la ricerca e l’innovazione come asset centrali per uno sviluppo equo e inclusivo – ha commentato Massimiliano Fedriga, presidente della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome – L’Italia ha tutte le potenzialità per essere un punto di riferimento internazionale nella ricerca biomedica, nelle scienze della vita e nella promozione di politiche sanitarie innovative, ma per farlo è necessario continuare a investire in capitale umano, infrastrutture, governance e cooperazione interistituzionale”.
“Siamo felici di avere ospitato nella sede della Regione Lombardia questo importante appuntamento, che ha tracciato una visione comune su un tema più che mai urgente, la competitività dell’Italia e dell’Europa nella ricerca farmaceutica, da cui dipende l’accesso dei cittadini all’innovazione medico-scientifica – ha detto Alessandro Fermi, assessore all’Università, Ricerca, Innovazione della Regione Lombardia – L’Italia offre un ecosistema unico per la ricerca e dobbiamo tornare ad attrarre ricerca, con interventi risolutivi, che nascono anche da nuovi modelli di partenariato pubblico-privato. Come Regione siamo impegnati a promuovere investimenti e progettualità per rafforzare un approccio data-driven in sanità e per favorire la formazione di nuove professionalità. Tecnologie e competenze sono importanti asset strategici per evolvere la nostra eccellenza verso il futuro”. In Italia, nel 2024 Novartis ha promosso circa 200 studi che hanno coinvolto oltre 2.300 pazienti in oltre 1.000 centri ospedalieri o universitari e ogni anno l’azienda investe circa 55 milioni di euro nel nostro Paese, dove operano i due importanti hub di innovazione di Ivrea in Piemonte e di Torre Annunziata, in Campania. L’Italia rappresenta un’eccellenza nella ricerca, riconosciuta in tutto il mondo, come dimostra l’aumento delle domande di brevetto farmaceutico, che in Italia sono cresciute del 35% negli ultimi cinque anni, rispetto al più 23% dei Big UE, eppure il Belpaese è 18° in Europa per investimenti totali in ricerca. E’ tempo di agire perchè in questo momento si gioca il futuro della competitività dell’Europa e dell’Italia in un settore, quello delle Scienze della Vita, che ha un ruolo chiave non solo per la crescita, ma soprattutto per la salute dei cittadini. Le soluzioni esistono, come evidenzia Valentino Confalone, amministratore delegato di Novartis Italia: “Crediamo nel nostro Paese e nella sua eccellenza nella ricerca medico-scientifica, per continuare a portare innovazione ai pazienti italiani. Ora è il tempo di cambiare passo e superare gli ostacoli che ritardano l’accesso all’innovazione per i pazienti e limitano la crescita del settore, non riconoscendone il valore. Serve una transizione verso un nuovo modello integrato di gestione delle risorse sanitarie, incentrato sui percorsi di cura e sulla centralità dei dati, per superare l’attuale gestione a silos della spesa sanitaria e i suoi meccanismi distorti di finanziamento. Il nostro impegno si concentra alla frontiera dell’innovazione e ci vede lavorare al fianco di tutti gli attori del sistema salute, per favorire l’emergere di nuovi modelli e di nuove competenze”. “Nel primo anno di attuazione della riforma dell’Agenzia Italiana del Farmaco abbiamo ridotto i tempi di accesso ai nuovi farmaci e terapie in Italia del 60%, definito il percorso di valutazione delle nuove terapie in accesso nel nostro Paese e proprio con il lavoro dell’AIFA e il Governo abbiamo incrementato i fondi innovativi, che oggi sono passati a un miliardo e 300 milioni – è intervenuto Emanuele Monti, membro del Cda di Aifa e Presidente della Commissione Welfare di Regione Lombardia -. In assoluto, in tutta Europa, è la misura più importante sul tema dell’innovazione terapeutica. Abbiamo proprio in questi giorni approvato un nuovo schema organizzativo che potenzia il rapporto con le regioni e l’accesso delle associazioni pazienti al lavoro dell’Agenzia”.
“Il paziente può avere un ruolo diretto come ricercatore in un team di ricerca perchè può portare la propria esperienza e può partecipare, ad esempio alle sperimentazioni cliniche – ha spiegato Mario Alberto Battaglia, direttore generale Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) e presidente della Fondazione italiana sclerosi multipla (Fism) – . Ma soprattutto quello che le persone, insieme alle associazioni che le rappresentano, possono fare è contribuire a uno scenario di ricerca con il finanziamento della ricerca ma anche con l’indirizzo verso le priorità e le ricadute per la persona, le aree di ricerca che sono prioritarie per cambiare la realtà delle persone e soprattutto anche dare la possibilità come associazioni e come persone di essere presenti nell’advocacy, cioè nella difesa dei diritti, che oggi è assolutamente importante per avere più finanziamenti per la ricerca, per avere snellimento della ricerca, per avere anche il contributo di tutti i cittadini italiani”. Se interrogati sui rischi per la ricerca clinica in Italia, il 55,2% dei giovani (vs. il 51,5% degli “over 40) vede nella burocrazia uno dei principali ostacoli alla ricerca e il 24,2% identifica come ostacolo lo scarso livello di digitalizzazione e infrastruttura tecnologica con una differenza di oltre 10 punti percentuali rispetto ai 40-65enni (14.0%). Il 72,3% pensa sia importante il coinvolgimento dei pazienti nelle decisioni in ambito sanitario, dallo studio clinico al percorso di cura. L’ascolto e il coinvolgimento delle giovani generazioni, per reimmaginare il futuro della salute, sono al centro del progetto “Partner per il futuro”, nato nel 2023 su iniziativa di Novartis, che ha coinvolto molteplici attori del sistema salute per lavorare insieme all’identificazione di linee d’azione concrete, nell’ottica dell’evoluzione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). L’evento “Sound of Science” segna una nuova tappa di questo percorso di impegno comune.
-foto f20/Italpress –
(ITALPRESS).
Ricerca, da Novartis 150 milioni entro il 2028
