Home / Notizie / Ultima offerta Ue agli Usa: dazi al 10%. Parigi chiede tempo

Ultima offerta Ue agli Usa: dazi al 10%. Parigi chiede tempo

di

La svolta protezionistica di Trump manda agita il Pil americano: nel primo trimestre rivisto al ribasso dello 0,5%. Sanchez al presidente Usa: «Sul commercio parla solo Bruxelles»


Difesa e dazi, il pacchetto è unico. La prova l’ha data lo stesso presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che alla contestazione del presidente del Consiglio spagnolo, Pedro Sanchez, in occasione del vertice Nato di tre giorni fa, sulla destinazione del 5% del Pil alla difesa, aveva risposto che la Spagna pagherà dazi più elevati. Dunque le due questioni sono strettamente connesse secondo il capo della Casa Bianca. Ieri al Consiglio europeo hanno tenuto banco temi spinosi, dal ruolo geopolitico dell’Ue nel mondo alla competitività economica, dalla gestione dei flussi migratori alla sicurezza e naturalmente l’Ucraina. I dazi, scivolati alla fine della prima giornata di lavori, restano comunque un tema prioritario per i 27. Anche perché si va ancora in ordine sparso. Alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, il compito di raccogliere le posizioni.

L’ipotesi del 10% che la Ue potrebbe proporre agli Usa, sostenuta anche dalla premier italiana, Giorgia Meloni, appare la più accreditata. Tirare ulteriormente la corda rischierebbe infatti di indispettire il Tycoon che, come si è visto con Sanchez, non ama essere contraddetto. Con gli Usa comunque la Ue sta trattando. Lo ha ribadito la commissaria europea all’Industria, Stefane Sejournè: «Stiamo lavorando sodo, nonostante molta irrazionalità dall’altra parte dell’Atlantico. Spero si possa raggiungere un accordo rapidamente».

Lo “zero per zero” sembrerebbe definitivamente tramontato e un rilancio da parte della Commissione potrebbe aggravare la situazione. I tempi della trattativa, d’altra parte, sono strettissimi perché la scadenza è stata fissata da Washington il 9 luglio prossimo. Ma la strada non è in discesa perché Parigi si è messa di trasverso e non concorda la fretta di Berlino di chiudere l’intesa. Il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha ribadito di sostenere la Commissione in tutti i suoi sforzi per raggiungere rapidamente un accordo commerciale con gli Usa.

Per la Francia invece il tempo c’è e la linea del presidente Emmanuel Macron è di attendere l’esito della trattativa di Ursula von der Leyen con gli Usa per valutare l’impatto economico. Altri ostacoli arrivano da est. Se la Commissione europea vede qualche spiraglio, decisamente negativo il giudizio del premier ungherese, Viktor Orban, che al suo arrivo al Consiglio europeo ha affermato di non nutrire alcuna fiducia sulla possibilità di un’intesa commerciale perché – ha dichiarato – «per conto degli Stati Uniti, c’è un negoziatore di peso mentre l’Unione europea ha leader con una limitata capacita di negoziare».

Il premier Sanchez, su cui l’altro ieri si è accanito Trump, ha ricordato che la politica commerciale è diretta da Bruxelles: «Siamo in un’unione doganale, che è anche l’Unione europea e la politica commerciale é ovviamente negoziata da Bruxelles per conto di tutti gli Stati membri». Ha poi inviato da Bruxelles un messaggio chiaro al presidente degli Stati Uniti: «L’Europa e il mondo stanno subendo una guerra commerciale, con misure tariffarie e doganali che abbiamo descritto, almeno dalla Spagna, fin dall’inizio, come ingiuste e anche unilaterali, il che nel caso della Spagna è doppiamente ingiusto, perché in termini bilaterali con gli Stati Uniti abbiamo un deficit commerciale. Non abbiamo un surplus».

Il clima dunque resta teso. I dazi sono già in vigore, al 10% su tutti i prodotti europei, al 50% per l’alluminio e l’acciaio e al 25% per i veicoli sempre fabbricati nella Ue. Le tariffe stanno creando problemi anche negli Usa, dove nel primo trimestre il Pil è stato rivisto al ribasso dello 0,5%. Ed è riesploso il conflitto tra Trump e il presidente della Fed, la Banca centrale americana, Jerome Powell, che ha ripetuto ancora una volta che per intervenire sui tassi di interesse bisogna capire quale sarà l’effetto dei dazi sull’inflazione. E ancora una volta (era già accaduto qualche mese fa) il presidente degli Usa si è scagliato contro Powell confermando la volontà di sollevarlo dall’incarico che scade a maggio del prossimo anno. Starebbe già valutando una rosa di candidati: «Fortunatamente se ne va abbastanza presto – ha tuonato – perché penso che sia terribile».

E’ ripartito intanto il negoziato tra Usa e Giappone, dove la sospensione scade il 9 luglio. Il tema dazi si è surriscaldato anche in Italia. La Corte dei Conti ha denunciato «lo shock indotto dai ripetuti e contrastanti annunci sugli incrementi dei dazi e dalla conseguente forte volatilità dei mercati finanziari». Mentre è in allarme il settore del vino per il quale il mercato Usa è particolarmente sensibile.

L’osservatorio di Unione italiana vini ha infatti rilevato a maggio una flessione dei consumi negli Stati Uniti del 10,6% rispetto allo stesso periodo del 2024. Con la contrazione più pesante dell’ultimo triennio che ha portato a un calo dei consumi nei primi cinque mesi del 6,3% in quantità e valore. «L’imposizione di dazi da parte dell’America – ha affermato il presidente dell’Unione Italiana Vini, Lamberto Frescobaldi – rischia di infliggere un colpo fatale ad un mercato già stagnante, fondamentale per il made in Italy e per le storiche relazioni tra Italia e Stati Uniti».

Dal vino al Parmigiano Reggiano, un altro prodotto chiave per l’export italiano negli States (+13,4% le spedizioni nel 2024). Secondo le analisi del Consorzio del blasonato formaggio con i dazi pari al 15%, il Parmigiano Reggiano di 24 mesi, venduto in Italia a circa 15 euro/kg, negli Usa arrivava sugli scaffali con un prezzo medio di circa 42 dollari al kg. Con i dazi aggiuntivi del 10%, lo stesso viene oggi venduto a circa 49 dollari al kg. Ma nei primi mesi del 2026 si prevede un’ulteriore impennata a 55 dollari.

Intanto il mondo agroalimentare italiano si prepara ad affilare le armi della promozione in occasione del prossimo Summer Fancy Food di New York che apre i battenti il 29 giugno. La Coldiretti promuoverà le eccellenze del modello alimentare italiano con un’attenzione particolare alle Indicazioni geografiche. Ed è previsto anche un incontro dei vertici Coldiretti con il segretario dell’Agricoltura Usa, Brooke Leslie Rollins.

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *