L’Associazione Nazionale Magistrati ha diffuso un video collegato alla futura campagna referendaria per informare i cittadini circa il funzionamento del processo penale nel nostro Paese
Si dice che le narrazioni abbiano preso il posto della realtà ma, per fortuna, la realtà supera la fantasia: l’Associazione Nazionale Magistrati ha di recente diffuso uno spot, evidentemente collegato alla futura campagna referendaria sulla separazione delle carriere, con la quale si vorrebbero informare i cittadini circa il funzionamento del processo penale nel nostro Paese.
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Il sistema processuale italiano viene definito “geniale” e sapete perché? Perché il giudice (che dovrebbe essere terzo) ed il pubblico ministero (che dovrebbe essere una parte) vanno a braccetto. È come dire che sarebbe una trovata geniale collocare il controllore e il controllato all’interno di un’unica amministrazione. Cosa, questa, che non sarebbe tollerata neppure nella amministrazione di un condominio, figuriamoci per coloro che sono arbitri della vita dei cittadini.
Ma la suadente speaker dello spot sulla separazione delle carriere dei magistrati ci imbonisce anche un’altra amena verità secondo la quale il vero garante dell’indagato è il pubblico ministero, intento sin dall’inizio a remare contro la sua indagine: prima sottoponendo la persona offesa a molteplici “interviste” (neanche fosse un giornalista) per fare le pulci alle sue accuse e poi cercando affannosamente prove a favore dell’imputato da lui stesso indagato! Insomma, chi aveva immaginato che fosse il giudice a essere garante dei diritti dell’accusato, si sbaglia di grosso: è il pubblico ministero. È lui che è il vero “guardiano della legalità” e il tutore delle “regole del gioco” che interviene nel processo perché i “diritti di tutti siano rispettati”.
C’è da chiedersi come sia mai possibile che, in un sistema così genialmente perfetto, lo Stato paghi in media oltre ventisette milioni ogni anno di ingiuste detenzioni, ovvero a titolo di indennizzi per cittadini ingiustamente sottoposti a custodia cautelare e poi archiviati o assolti! Un intero popolo di oltre trentamila cittadini da quando è in vigore la legge. Ma nello spot veniamo poi felicemente messi a parte di una straordinaria verità, che l’indipendenza dei magistrati sarebbe garantita proprio dalla unicità delle carriere e dall’appartenenza ad un unico “ordine giudiziario”. Cosa, questa, che nessuna riforma ha mai pensato di modificare, ma che non ha nulla a che vedere con il fatto che la magistratura sia “indipendente ed autonoma dal Governo e dal Parlamento”. Giudici e pubblici ministeri erano infatti saldamente uniti in una sola carriera anche sotto il fascismo e non per questo potevano dirsi indipendenti da quel Governo. Appartengono ad un’unica carriera i magistrati in Turchia, Bulgaria, Romania, Paesi che – con tutto il rispetto – non paiono di esempio per un moderno stato di diritto come vorrebbe essere il nostro. Ci si dimentica di dire che in tutti gli altri Paesi democratici occidentali, dal Portogallo, alla Spagna alla Germania, le carriere sono ben separate. Non un riferimento, invece, agli scandali del correntismo ed all’ipertrofico ruolo che quest’ultimo ha assunto da tempo nel governo della magistratura.