18 Dicembre 2025

Direttore: Alessandro Barbano

18 Dic, 2025

«Ho ereditato un disastro, ora siamo tornati»: Trump ‘urla’ all’America

Il presidente Usa ha tenuto il discorso alla Nazione, poco meno di venti minuti. Rapido, serrato, con un tono insolitamente duro, quasi urlato a tratti: “Dazio è la mia parola preferita”


Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha parlato agli americani dalla Diplomatic Room della Casa Bianca per difendere i risultati del suo primo anno di mandato e rilanciare la promessa di una nuova “età dell’oro”.

Un discorso di poco meno di venti minuti, pronunciato con un tono duro e combattivo, senza digressioni ma con una forte carica polemica. Rapido, serrato, con un tono insolitamente duro, quasi urlato a tratti.

Nel complesso, l’intervento è apparso più difensivo che celebrativo. Il tono sopra le righe, l’insistenza sui risultati ottenuti hanno tradito la pressione sulla Casa Bianca. Per il resto è stata propaganda, gestione dell’economia e potere d’acquisto degli americani in vista delle elezioni di metà mandato.

L’attacco a Biden

Da subito, il presidente ha attribuito al suo predecessore Joe Biden la responsabilità dei problemi del Paese. “Ho ereditato un disastro”, ha detto, descrivendo un’America segnata da immigrazione illegale, declino industriale e criminalità urbana. Una situazione che, secondo Trump, è riuscito a ribaltare in appena undici mesi.

Salari e costo della vita

Trump ha rivendicato successi sul fronte economico, parlando di salari in crescita più rapida dell’inflazione e di un rapido calo dei prezzi. Ha invitato gli americani ad avere pazienza, sostenendo che gli effetti delle sue politiche saranno sempre più visibili nei prossimi mesi.

Tuttavia, molte delle cifre citate sono apparse parziali o contestabili, soprattutto alla luce dei dati ufficiali più recenti: la disoccupazione è salita al 4,6%, il livello più alto dal 2021, mentre l’inflazione resta sopra l’obiettivo del 2% fissato dalla Federal Reserve

Dazi e investimenti

Ampio spazio è stato dedicato ai dazi, definiti ancora una volta “la mia parola preferita”. Trump ha sostenuto che grazie alle tariffe sono già arrivati negli Stati Uniti enormi investimenti dall’estero, parlando di cifre record e di un Paese tornato a essere competitivo e invidiato nel mondo.

Costo della vita e Sanità

Sul fronte del costo della vita, tema centrale per l’elettorato, Trump ha evitato i toni sprezzanti usati nelle settimane precedenti, quando aveva liquidato le preoccupazioni sull’“affordability” come una montatura democratica. Al contrario, ha riconosciuto implicitamente il malessere diffuso e ha promesso misure di sostegno diretto. Tra queste, l’annuncio di un “warrior dividend”: assegni da 1.776 dollari destinati a 1,4 milioni di militari, già spediti e in arrivo prima di Natale, in vista delle celebrazioni per i 250 anni degli Stati Uniti.

Anche sulla sanità il presidente ha puntato su una soluzione una tantum, promettendo un assegno da 2.000 dollari agli americani sotto una certa soglia di reddito, da usare per coprire le spese assicurative. Una misura che, secondo molti analisti, rischia di essere assorbita rapidamente dagli aumenti dei premi.

LEGGI Trump e la pace del “cambio canale”

Politica estera sullo sfondo

La politica estera è rimasta sullo sfondo. Trump si è definito un “pacificatore”, sostenendo di aver risolto otto conflitti in dieci mesi e di aver portato la pace in Medio Oriente, senza però entrare nei dettagli e senza citare dossier delicati come l’Ucraina o il Venezuela, nonostante le tensioni riaccese proprio nelle ultime ore. Un silenzio significativo, mentre i suoi consiglieri ammettono che eventuali successi internazionali difficilmente basteranno a compensare le difficoltà economiche interne in vista delle elezioni di metà mandato.

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