Il partito di estrema destra tedesco invitato al galà del Young Republican Club di New York
«Agli Stati Uniti non importa più nulla dell’Europa». È il tormentone che da mesi attraversa analisi, articoli e cancellerie del Vecchio Continente. È davvero così? Non proprio. Più che disinteresse, quella americana appare come una strategia laterale, selettiva, mirata. Washington non ha smesso di occuparsi dell’Europa, ma ha smesso di riconoscerla come soggetto unitario. E il cuore di questo cambio posturale passa soprattutto da Berlino. Negli ultimi mesi, mentre l’amministrazione Trump e i social di Musk ufficializzavano una visione apertamente critica dell’Unione europea, i segnali si sono moltiplicati.
Il più evidente è arrivato dalla Grande Mela, dove Politico ha raccontato del gala del New York Young Republican Club, storica organizzazione giovanile conservatrice americana, che negli ultimi anni si è spostata sempre più su posizioni radicali, razziste e antisemite. Qui una delegazione di Alternative für Deutschland è stata accolta come ospite d’onore. Sul palco ecco Markus Frohnmaier, vicepresidente del gruppo parlamentare AfD, accolto da slogan come “AfD über alles”, AfD sopra tutto: adattamento infelice di un’espressione dal passato noto e ingombrante.
L’asse tra conservatori americani e tedeschi
Nel suo intervento Frohnmaier ha parlato chiaro: «L’alleanza tra patrioti americani e tedeschi è l’incubo delle élite liberali ed è la speranza del mondo libero». Parole che sanno di alleanza e che non sono un episodio isolato. Pochi giorni prima Frohnmaier era stato ricevuto a Washington dalla sottosegretaria di Stato Sarah Rogers. Al centro del colloquio la nuova National Security Strategy americana, che descrive l’Europa come una civiltà avviata verso l’“erosione identitaria” a causa di migrazione e integrazione sovranazionale.
«Washington è alla ricerca di un partner tedesco forte, disposto ad assumersi responsabilità», ha scritto Frohnmaier al termine dell’incontro, invocando una svolta radicale sulle politiche migratorie e sulla sicurezza europea. Il clima del gala conservatore newyorkese ha reso palese questa convergenza di interessi. Dal palco ha parlato anche il presidente del club, Stefano Forte, chiarendo i confini ideologici della nuova unione: «Sappiamo tutti chi è il nemico. Il nemico è chi apre le frontiere, chi sostituisce la nostra popolazione nativa, chi ci attacca attraverso i media e la cultura».
La strategia anti-Bruxelles
Una strategia, quella a stelle e strisce, che prende forma lungo una linea precisa: non rafforzare Bruxelles, ma legittimare i suoi avversari interni. Una visione che immagina un’Europa più fragile, frammentata, attraversata da linee di faglia politiche e culturali. L’AfD — partito sotto osservazione dei servizi tedeschi, tra censure, candidati sotto pressione e isolamento internazionale — diventa così interlocutore legittimo, sponda ideale per indebolire l’asse franco-tedesco e il baricentro comunitario. A rendere l’operazione più efficace entra in scena anche Elon Musk.
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L’eccentrico miliardario sostiene apertamente AfD e, secondo diversi analisti, i meccanismi di amplificazione della piattaforma X ne moltiplicano artificialmente la visibilità. Endorsement pubblici al partito sono arrivati dall’ex direttore di Doge, sdoganando una sorta di geopolitica delle piattaforme, dove il consenso si costruisce anche attraverso algoritmi e reti digitali. Un’America che non esporta più democrazia, ma instabilità controllata dunque.
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Sostiene forze che parlano il linguaggio della “remigrazione”, dell’anti-europeismo e della sovranità identitaria mettendo Berlino in cima a queste preferenze.Quel ritornello iniziale, dunque, forse va aggiornato. Non è vero che agli Stati Uniti non interessa più l’Europa.È vero che agli Stati Uniti ora interessa un’altra Europa.

















