Il piano dei Volenterosi si scontra con il Nyet russo e i limiti pratici delle forze armate dell’Europa
Al summit di Berlino i Paesi europei hanno ribadito che la fornitura di garanzie di sicurezza a Kiev deve essere un elemento imprescindibile di qualsiasi accordo di cessate il fuoco. Questo è infatti il messaggio principale della dichiarazione congiunta rilasciata dai leader europei in seguito ai colloqui tra il presidente Zelensky e gli inviati americani Steve Witkoff e Jared Kushner. Il comunicato è stato firmato dai capi di governo di Germania, Francia, Regno Unito, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Italia, Polonia, nonché dei presidenti della Commissione europea e del Consiglio europeo, e resta aperto all’adesione di altri Paesi.
Le truppe europee per Kiev
L’elemento più interessante del documento è l’impegno assunto dai leader europei a guidare una “forza multinazionale per l’Ucraina”, nell’ambito della Coalizione dei Volenterosi, che assisterà Kiev nella ricostruzione delle proprie forze armate (che saranno composte da non meno di 800 mila uomini), nella difesa dei propri cieli e nella messa in sicurezza delle comunicazioni marittime. A tal fine, i Paesi europei non escludono di “operare all’interno dell’Ucraina”. Non meno rilevante è l’affermazione per cui la forza multinazionale godrà del sostegno degli USA.
Tali affermazioni non possono che essere accolte positivamente a Kiev. Sebbene abbia precisato che sul Donbass – che Mosca pretende di controllare nella sua totalità – non è stata trovata un’intesa, Zelensky ha infatti riconosciuto i passi in avanti sulle garanzie di sicurezza occidentali. La dichiarazione afferma infatti che i Paesi parte della forza interverranno in caso di violazione dell’accordo per restaurare la pace.
E tale impegno sarà giuridicamente vincolante, in linea con le procedure nazionali dei singoli Stati. Inoltre, qualora il supporto americano venisse confermato, aumenterebbe la credibilità delle garanzie europee in favore dell’Ucraina. Eppure la forza multinazionale delineata dalla dichiarazione dei leader europei ha molti aspetti non chiari. Innanzitutto, la formulazione del possibile intervento in Ucraina in caso di rinnovata aggressione è estremamente ambigua, sintomo di possibili divergenze interne agli europei.
Disponibili solo Londra e Parigi
Poi, ad oggi, solo Francia e Regno Unito hanno aperto alla possibilità dell’invio di truppe in territorio ucraino. Ma entrambi i governi sono molto deboli, dunque le loro garanzie poco credibili (il Rassemblement National ha già fatto sapere di essere contrario al dispiegamento di soldati francesi in Ucraina). Inoltre, anche in caso di accordo intra-europeo resterebbe l’opposizione, più volte ribadita, della Russia alla presenza di truppe di Stati NATO in Ucraina. Infine, gli eserciti europei non dispongono di capacità militari sufficienti per dissuadere un nuovo attacco russo contro l’Ucraina.
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Gli USA dovrebbero per lo meno garantire supporto di intelligence e copertura aerea. La dichiarazione apre a un possibile ruolo statunitense in difesa di Kiev. Ma qui sta il vero problema. Il Pentagono ha già fatto sapere di non essere disponibile a difendere nessun paese in Europa, nemmeno se membro della NATO. In conclusione, la garanzie europee possono essere un utile ancoraggio all’Occidente per Kiev. Ma l’unica assicurazione sulla vita dell’Ucraina saranno le sue forze armate.


















