Il Belgio è il più critico verso lo schema della Commissione, con Italia, Bulgaria e Malta. Permangono divergenze nel blocco europeo. Si tratta di un patrimonio di 220 miliardi di euro
Inoltre, la soluzione suggerita dal Belgio — ossia una ripartizione collettiva dei costi di un eventuale rimborso — implica un impegno finanziario e politico che non tutti i governi potrebbero o vorrebbero assumere. L’alternativa per finanziare l’Ucraina resta l’emissione di debito comune. Un’opzione che però richiederebbe l’unanimità — con il rischio di veto ungherese o slovacco — e tocca un tema particolarmente sensibile per i Paesi dell’Europa settentrionale.
Un’Europa divisa
Parallelamente, diversi Stati (Polonia, Paesi baltici e Finlandia) sostengono con forza l’uso dei fondi russi. I ventisette arrivano quindi divisi al Consiglio Europeo della prossima settimana.
Il nodo Trump
La questione del congelamento e dell’uso dei fondi russi tocca infine anche le relazioni con l’Amministrazione Trump. La decisione dell’UE di rendere più stabile il congelamento dei beni russi complica uno degli elementi più sfavorevoli per l’Europa del piano di pace in 28 punti per l’Ucraina.
Il piano Witkoff e i fondi russi
L’iniziativa di Witkoff prevede infatti l’utilizzo di 100 miliardi di dollari tratti dai beni russi congelati in Europa per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina, garantendo alle imprese americane il 50% dei profitti. Il resto dei fondi finanzierà invece progetti congiunti russo-americani.
La posta in gioco diplomatica
Ma la recente decisione del Consiglio rende più difficile reindirizzare rapidamente quelle risorse finanziarie. In sostanza, i fondi russi rappresentano per l’Europa la carta per rientrare nei giochi diplomatici in corso sul negoziato ucraino. Il che aggiunge un ulteriore elemento di complessità sulla questione.











