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Stirpe: «In Ucraina l’Europa può vincere ma deve continuare la guerra d’attrito»

Il colonnello Giorgio Orio Stirpe parla di Ucraina, mutamenti geopolitici americani e posizione dell’Europa con l’Altravoce


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«Le conseguenze della nuova National Security Strategy possono essere due: il ritiro dalla Nato, che è un atto politico, o il ritiro dall’organizzazione militare integrata. Quest’ultima fu la strada scelta da Charles de Gaulle negli anni ’50. Ma per fare una cosa del genere servirebbe l’approvazione del Congresso». A parlare con noi della nuova fase dei rapporti transatlantici e della guerra in Ucraina è Giorgio Orio Stirpe, colonnello della riserva dell’esercito italiano in congedo e analista militare. Che assicura: «Per l’eventuale ritiro degli Usa dall’organizzazione militare atlantica servono anni. Una norma introdotta da Biden prevede il voto favorevole di due terzi del Congresso per dare l’ok all’eventuale disimpegno dalla Nato. I democratici voterebbero tutti contro, ma anche metà dei repubblicani sarebbe contraria».

Ma l’alleanza militare non è più scontata. 

«Dobbiamo renderci indipendenti. Tra 20 anni diremo grazie a Trump: ci spinge a fare una scelta che dovevamo fare da tempo. Certo, per gli europei si tratta di spendere soldi per qualcosa che ancora non si reputa necessario.

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha detto che all’America servono alleati: se non può essere l’Europa che sia la Germania. Così non si divide il fronte europeo?

«Il rischio di dividerci esiste. È anche una tentazione dell’Italia che, per la sua posizione strategica, serve ancora agli Usa. Il governo può giocare su due tavoli e fare accordi alternativamente con Trump o con l’Europa. A mio avviso, Merz lancia anche un appello all’Europa per evitare il rischio di dividersi nei negoziati con Washington».

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Gli Usa hanno di fatto mollato l’Ucraina. Resta solo l’Europa…

«La premessa non è corretta. Da otto mesi gli Usa non forniscono più aiuti militari direttamente, ma il flusso è rimasto invariato, anzi è cresciuto: solo che paga l’Europa. Ma l’intelligence strategica continua a essere fornito dalla Nato. Gli ucraini ricevono quelle informazioni: infatti continuano a colpire regolarmente. In futuro la Casa Bianca potrebbe sospendere l’invio alla Nato dei dati satellitari, ma il Pentagono e la National Security Agency resistono ai vertici imposti da Trump: sanno che le conseguenze sarebbero catastrofiche».

Perché ne è così sicuro?

«Gli Usa vogliono sganciarsi dall’Europa, ma vogliono impegnarsi in Asia e hanno bisogno di alleati. Se gli americani facessero una cosa del genere in Ucraina, dall’altra parte Australia, Giappone e India trarrebbero le loro conclusioni».

Che deve fare a questo punto l’Europa? Provare a vincere la guerra a dispetto di chi dice che la Russia è invincibile?

«Sì il tema è questo, ma ci siamo già. Come dicono i russi, c’è già una guerra tra la Russia e chi la sostiene, come la Corea del Nord, e l’Ucraina con tutti quelli che la sostengono, cioè l’Europa. Ma dobbiamo tener conto di due fattori».

Quali?

«La guerra ibrida è studiata e concepita apposta per sfruttare le zone grigie del sistema legale occidentale. Il nostro sistema giuridico risale alla prima metà del ventesimo secolo e prevede lo stato di guerra. O c’è o non c’è. E se c’è va votato dal parlamento. Questo formalismo ci espone all’aggressione con strumenti di guerra ibrida. Se la Russia fa saltare il sistema bancario o i cavi sottomarini che portano Internet in Italia può sempre dire di non esserne responsabile e noi dobbiamo abbozzare. Nel secolo scorso questo non si poteva fare, oggi si».

E l’altro fattore?

«La deterrenza nucleare: alcune azioni contro la Russia non possono essere fatte a cuor leggero. Se tutti i paesi europei mandano i loro eserciti la disfatta di Mosca è certa. Ma la Russia rischia di cadere nel “muoia Sansone con tutti i filistei”. Quando il ministro Tajani dice che le armi per difendere l’Ucraina non servono per attaccare la Russia fa un atto di responsabilità: un conto è sconfiggere i russi in Ucraina, un conto è sconfiggerli in Russia. L’unica strategia per l’Europa è vincere supportando la guerra di logoramento dell’esercito ucraino».

Mi sta dicendo che non è vero, come raccontano tutti i media, che la Russia è invincibile?

«La battaglia nel Donbass dura dall’autunno del 2022. Ad oggi i russi sono avanzati di 50 chilometri in tre anni al costo di un milione di perdite. Il conflitto ha corroso l’apparato militare russo e ne ha compromesso il sistema economico. Non sappiamo quanto, ma non può durare in eterno. Noi possiamo sostenere l’Ucraina più a lungo perché la nostra economia è in salute. Dobbiamo continuare fino a quando la Russia non collassa». 

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Perché in Italia molti pensano il contrario?

«La Russia è consapevole che questa è la strategia e si è organizzata per sabotarla. La sua guerra ibrida è rivolta all’opinione pubblica europea per convincere la popolazione che il sostegno all’Ucraina è inutile perché sta per crollare. Che la Russia abbia già vinto è un falso totale, ma è il discorso dominante nella dimensione informativa, soprattutto in Italia. Ma nessuno parla del fatto che l’Ansa, la principale agenzia italiana, prende le sue informazioni dalla Tass. Il problema delle fonti è serio e i media italiani non hanno giornalisti al fronte».

Intanto Giorgia Meloni non ha ancora aderito al Purl, il progetto che prevede l’acquisto di forniture militari americane da girare a Kyiv.  

«È vero, ma la cosa è in discussione e prima o poi lo farà. Anche se le armi americane destinate all’Ucraina non sono tantissime: solo munizioni di artiglieria da 155 millimetri e missili Patriot per la difesa aerea. Intanto continuiamo a fornire i nostri veicoli corazzati. Il governo deve però gestire seri problemi di politica industriale a livello europeo. L’Italia ha un interesse acquisito per sostituire i Patriot con i Samp-T che produce, così come la Francia. La Germania produce sia le munizioni che i missili Iris».

Ma l’Italia non fa parte del gruppo degli E3…

«Non sono un suo simpatizzante, ma è normale che Meloni si smarchi dagli altri. Germania, Regno Unito e Francia hanno governi filoucraini, ma una forte opposizione filorussa. In Italia, l’opposizione non è una minaccia seria, mentre lo sono i filorussi nel governo. Meloni, poi, è l’unica ad avere un buon rapporto con Trump e cerca di coltivarlo. In ogni caso, neanche il meeting di Londra con gli E3 ha portato delle novità. Del resto, la strategia è sempre quella: la guerra di attrito. L’Europa può fare solo questo».

All’Europa può bastare il sostegno all’esercito ucraino?

«Fin dall’inizio i due contendenti non dispongono di capacità di guerra aerea né di eserciti professionali e hanno materiale militare antiquato e scarso. I russi avanzano a piedi di pochi chilometri, poi si devono fermare perché non hanno carri armati e non possono sostenere logisticamente i militari con mezzi, carburante e cibo. Situazioni che con gli eserciti europei non si verificherebbero. In più, saremmo in grado di distruggerli facilmente con l’aviazione: i russi non hanno più contraeree. I nostri eserciti non hanno centinaia di migliaia di soldati, ma è irrilevante di fronte alla potenza di fuoco che abbiamo. Non siamo così indietro rispetto a ciò che servirebbe per difendersi dalla Russia. Ci mancano però la deterrenza nucleare e, soprattutto, una catena di comando politico-militare unica».

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Barattare la cessione del Donbass con le garanzie di sicurezza è un’opzione sensata per Zelensky?

«Sarebbe una catastrofe. La guerra in Ucraina è la battaglia del Donbass. E i russi vincono la guerra se conquistano Kramatorsk, capoluogo dell’oblast di Donetsk, cruciale nodo ferroviario. Cederla significa fornire ai russi non solo il controllo del Donbass ma anche l’opportunità di condurre ulteriori operazioni su tutta l’Ucraina: sarebbe un suicidio. Non a caso la regione è pesantemente fortificata. Cedere il Donbass senza combattere è la cosa più stupida da fare, infatti è ciò che chiedono i russi. Ma la guerra è tutt’altro che perduta, quindi gli ucraini si opporranno sempre. Se qualcuno glielo ha proposto vuol dire che non capisce niente. Se fosse vero che la Russia sta vincendo, perché chiede trattative diplomatiche? E se l’Europa è davvero così corrotta e debole, perché il Cremlino ne è così ossessionato?»

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