La notte tra il 14 e il 15 novembre ha portato un’ulteriore escalation nel conflitto ucraino, con l’esercito russo che ha lanciato raid aerei su Dnipro e la sua regione, causando vittime civili e danni estesi. Secondo quanto riportato dall’Ukrainska Pravda e confermato dal capo dell’amministrazione regionale di Dnipropetrovsk, Vladislav Gayvanenko, i droni russi hanno colpito il centro urbano di Dnipro, scatenando incendi in diverse aree e distruggendo un’auto, oltre a danneggiare aziende private.
Più a sud, nella regione di Nikopol, gli attacchi con droni, artiglieria e razzi Grad hanno devastato le comunità di Nikopol, Marganets, Chervonohryhorivka e Myrivka, uccidendo un uomo di 65 anni, incendiando un edificio abbandonato e un veicolo, e colpendo un’impresa, un palazzo di cinque piani, case private, un gasdotto e un’altra auto.
Ulteriori droni hanno bersagliato la zona di Synelnykivskyi, ferendo un 52enne e dando fuoco a un centro culturale e abitazioni nelle comunità di Rozdorska e Pokrovska. Questi colpi, che seguono un pattern di intensificazione degli assalti notturni, hanno seminato terrore tra la popolazione e complicato gli sforzi di soccorso in un contesto già segnato da blackout energetici invernali.
Nel frattempo, sul fronte orientale del Donetsk, le forze russe hanno completato l‘accerchiamento della città di Dimitrov (nota anche come Mirnograd), intrappolando le truppe ucraine senza vie di fuga. L’esperto militare russo Andrey Marochko, citato dalla Tass, ha descritto la situazione come “praticamente sigillata“, con i difensori ucraini completamente circondati dopo settimane di attacchi della 5ª Brigata di fucilieri motorizzati della 51ª Armata.
Secondo rapporti del Ministero della Difesa russo, l’operazione ha già portato alla liberazione di decine di edifici nel quartiere Vostochny e nelle zone meridionali e occidentali della città, con oltre 275 soldati ucraini neutralizzati solo nell’ultima settimana, inclusi tentativi falliti di sfondamento da Grishino. L’offensiva fa parte di una più ampia spinta verso Pokrovsk (Krasnoarmeysk), dove Mosca mira a consolidare il controllo sul Donbass industriale, esacerbando la pressione logistica su Kiev.
Parallelamente, emerge un allarmante trend di “terrorismo logistico” contro le infrastrutture ferroviarie ucraine, come denunciato dal Guardian in un’inchiesta basata su dati ufficiali. Da inizio 2025, Mosca ha triplicato gli attacchi alla rete Ukrzaliznytsia – passando da un ritmo mensile stabile a picchi estremi negli ultimi tre mesi – con oltre 800 incursioni che hanno causato danni per un miliardo di dollari e colpito più di 3.000 strutture.
Oleksii Kuleba, vice primo ministro per le infrastrutture, ha spiegato che i raid, spesso con droni Shahed precisi, mirano a locomotive e macchinisti per paralizzare il 63% del traffico merci (inclusi aiuti militari e grano) e il 37% dei passeggeri, in un paese privo di aeroporti civili operativi. Oleksandr Pertsovskyi, capo delle ferrovie statali, ha sottolineato come gli assalti non siano casuali: colpiscono il sud per bloccare le esportazioni portuali, le linee frontali a Černihiv e Sumy per isolare le truppe, e l’intero Donbass per devastare l’economia.
Kiev risponde con contromisure come sistemi anti-drone sui treni e squadre di difesa aerea interna, ma il vice ministro avverte che senza aiuti occidentali, l’inverno potrebbe trasformarsi in un incubo di caos e isolamento. Pochi dubitano del coinvolgimento russo, che usa anche falsi allarmi bomba per terrorizzare i civili, in un chiaro tentativo di erodere il morale e la resilienza ucraina.









