Il neo primo cittadino di New York è al lavoro. Un team di donne per la transizione e lo studio sulla tassa ai ricchi. Le lobby immobiliari lo corteggiano: «Caro affitti? Collaboriamo»
NEW YORK – Il sindaco eletto Zhoran Mamdani porta sempre con sé tre anelli d’argento: due alla mano destra e uno alla sinistra. “Questo sono io”, aveva spiegato con semplicità il nuovo primo cittadino, che di solito veste un completo scuro e una cravatta sottile. “È ciò che ero prima di decidere di candidarmi a sindaco, e ciò che sarò anche dopo, quando sarò il sindaco di New York”.
L’anello del nonno, della moglie e la fede
Mamdani ha cominciato a indossare anelli dopo la morte del nonno paterno, nel 2013. Uno dei tre anelli, racconta, apparteneva proprio a lui ed era stato acquistato durante un viaggio in Siria. “È un modo per continuare a tenerlo nella mia vita”, ha confidato.
Il secondo anello della mano destra è un regalo di sua moglie, Rama Duwaji, ricevuto durante un viaggio in Tunisia, mentre all’anulare sinistro Mamdani indossa una semplice fede nuziale, simbolo del matrimonio civile celebrato quest’anno al municipio di New York.
Tre anelli, dunque, che raccontano un legame profondo con la famiglia, con le radici e con quella identità personale che Mamdani rivendica come parte essenziale della sua figura pubblica.
Duecento avvocati contro i tagli di Trump
(di L. Bolognini)
Le prime mosse sono già cominciate. Ieri l’agenda del sindaco era piena di incontri rimasti segreti sia con imprenditori che con sindacati. Ha anche annunciato la sua squadra di transizione, tutta femminile, assicurando che «nei prossimi mesi, io e il mio team costruiremo un municipio in grado di mantenere le promesse di questa campagna», anche con l’ausilio di 200 avvocati che intende assumere per dare battaglia all’amministrazione Trump che minaccia il taglio dei fondi alla Grande Mela.
In un’intervista al New York Times, Mamdani ha anche detto di volere realizzare «una politica coerente, che si concentri davvero sui bisogni dei lavoratori», precisando che è allo studio una tassa sui ricchi per finanziare il suo programma e insistendo ancora una volta su come a suo avviso il «sistema delle tasse sia un esempio dei tanti modi in cui gli americani sono stati traditi». Di lavoro ne ha tanto, ma più di 10 anni Mamdani non potrà durare, per legge, e sempre per legge non potrà diventare presidente in quanto nato all’estero. La rivoluzione, se tale sarà, la guiderà solo idealmente.













