L’ex capo della polizia giudiziaria di Tripoli era stato fermato e poi liberato in Italia a gennaio, scatenando ora dure reazioni politiche
La Procura generale libica ha ordinato la detenzione di Osama Almasri Anjim e il suo rinvio a giudizio con l’accusa di tortura di detenuti e della morte di uno di loro sotto tortura. La notizia è stata diffusa dalla tv Libya24 citando un comunicato ufficiale della Procura.
Le indagini e i capi d’accusa
Secondo l’Ufficio del procuratore, l’ordine di arresto dell’ex dirigente della polizia giudiziaria di Tripoli arriva dopo gli interrogatori e la raccolta di prove su gravi violazioni dei diritti umani nella principale struttura di detenzione della capitale. Almeno dieci prigionieri sarebbero stati sottoposti a torture o trattamenti crudeli e una persona sarebbe morta per le violenze subite. La Procura libica aveva già chiesto in luglio l’assistenza della Corte penale internazionale (Cpi) per acquisire ulteriori elementi sul caso.
Il mandato internazionale
L’inchiesta si inserisce in un fascicolo già aperto a livello nazionale. Il nome di Almasri Njeem è infatti legato al mandato d’arresto internazionale emesso all’inizio dell’anno dalla Cpi, che lo accusa di crimini contro l’umanità e di guerra, tra cui omicidio, violenza sessuale e tortura nel carcere di Mitiga a partire dal 2015. Il nuovo provvedimento della procura libica riporta quindi il caso nel perimetro della giustizia interna. Almasri è già in detenzione preventiva e sarebbe stato interrogato, fornendo elementi ritenuti sufficienti per l’incriminazione.
L’arresto in Italia e il rimpatrio contestato
Almasri era stato fermato in Italia lo scorso 19 gennaio a Torino, in esecuzione del mandato d’arresto della Corte penale internazionale. Dopo due giorni era stato rilasciato e rimpatriato con un volo di Stato, poiché l’arresto era stato giudicato nullo per la mancata consultazione preventiva del Ministero della Giustizia. Il suo rientro a Tripoli, accolto con entusiasmo dalle Forze speciali di deterrenza (Rada), aveva suscitato polemiche e un’indagine sui ministri Nordio, Piantedosi e Mantovano, poi archiviata.
Le reazioni politiche in Italia
La nuova detenzione di Almasri in Libia ha riacceso il dibattito politico. L’avvocata Angela Bitonti, legale di una donna ivoriana torturata da Almasri, ha parlato di “una figuraccia per lo Stato italiano” e ha annunciato una richiesta di risarcimento. La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha definito l’episodio “una vergogna internazionale”, accusando il governo di aver liberato un criminale che ora viene arrestato dalla stessa Libia. Anche Giuseppe Conte ha parlato di “umiliazione per l’Italia”, mentre Nicola Fratoianni e Federico Gianassi hanno attaccato il governo Meloni per aver “violato il diritto internazionale” e consegnato la Libia una lezione di giustizia.












