Il Principe sarà ora noto solo come Andrew Mountbatten Windsor e perderà tanto il ducato di York quanto la contea di Inverness
Re Carlo ha deciso di revocare tutti i titoli reali al principe Andrea, in quella che è la più severa censura nei confronti di un membro della famiglia reale britannica in tempi recenti. Andrea, 64 anni, sarà d’ora in poi conosciuto come Andrew Mountbatten Windsor e dovrà lasciare la Royal Lodge di Windsor, residenza in cui viveva da decenni. La decisione, presa con il sostegno del principe di Galles, giunge dopo anni di polemiche legate alla sua amicizia con Jeffrey Epstein, il finanziere condannato per abusi sessuali su minori, e alle accuse di violenza sessuale mosse contro di lui da Virginia Giuffre, una delle vittime di Epstein.
Nel suo comunicato ufficiale, Buckingham Palace ha spiegato che la revoca dei titoli, tra cui quelli di Duca di York, Conte di Inverness, Barone Killyleagh e Cavaliere dell’Ordine della Giarrettiera, è «necessaria» nonostante Andrea continui a negare ogni accusa. Il palazzo ha aggiunto che «i sovrani desiderano esprimere la loro vicinanza e le più sincere simpatie alle vittime di ogni forma di abuso».
PER APPROFONDIRE
Il principe, che nel 2022 aveva già smesso di farsi chiamare “Sua Altezza Reale”, si trasferirà in una proprietà privata nel complesso di Sandringham, e riceverà in via privata sostegno economico dal re e dalla famiglia reale.
Le reazioni e il peso dello scandalo
La scelta del sovrano è stata dettata dal crescente disagio nella famiglia reale e nell’opinione pubblica per l’impatto delle vicende di Andrea sulla reputazione della monarchia. Le nuove rivelazioni emerse dal libro della Giuffre, morta suicida in aprile, hanno ulteriormente alimentato la pressione: in esso, infatti, la donna scriveva che il principe «credeva che fare sesso con me fosse un suo diritto di nascita». Andrea ha sempre negato le accuse, pur avendo raggiunto un accordo extragiudiziale con Giuffre nel 2022, stimato in circa 12 milioni di sterline, un fatto che è stato giudicato dal pubblico britannico una sorta di ammissione implicita.
Proprio la famiglia della Giuffre è stata una delle prime voci a commentare la decisione di Bukhingam Palace, accogliendo con favore la decisione del Monarca e definendola «una vittoria per Virginia e per tutte le sopravvissute». Il fratello della donna, Sky Roberts, ha elogiato il sovrano per «aver stabilito un precedente», ma ha aggiunto che Andrea «dovrebbe finire dietro le sbarre».
Anche la politica britannica ha reagito con fermezza. La leader conservatrice Kemi Badenoch ha riconosciuto che il provvedimento «deve essere stato molto difficile per il Re, ma necessario per tutelare la dignità della monarchia». La ministra della Cultura Lisa Nandy ha parlato invece di «un gesto coraggioso e giusto che invia un messaggio potente alle vittime di abusi».
Una monarchia che prova a salvarsi
Il processo di revoca dei titoli coinvolge anche il lord cancelliere e il registro della peerage, che dovrà rimuovere formalmente il ducato di York e i titoli sussidiari. Beatrice ed Eugenie, figlie di Andrea, conserveranno invece i loro titoli di principesse, in conformità con il decreto reale del 1917.
Per molti osservatori, la mossa di Carlo rappresenta un punto di svolta: un tentativo di preservare l’integrità della monarchia di fronte a uno dei più gravi scandali della sua storia recente, segnando la definitiva caduta in disgrazia di un principe che un tempo era tra i membri più in vista della casa reale britannica.
Visto il netto ritardo del procedimento e gli anni di silenzi sulla questione Epstein, però, non è certo che la misura adottata da Re Carlo risulterà effettivamente sufficiente a quietare gli animi di quanti, nel Regno Unito, guardano con sempre crescente disillusione alla Casa Reale dei Windsor.










