Budapest avrebbe reclutato alcuni agenti nelle istituzioni governate da Bruxelles
La Commissione europea si trova invischiata in una crisi di fiducia, mentre i membri del Parlamento chiedono chiarimenti su ciò che l’istituzione sapeva riguardo a una presunta rete di spionaggio ungherese operante presso l’ambasciata di Budapest a Bruxelles. Una faccenda che casca in modo «opportuno», visto che ora l’Ungheria si appresta a ospitare Donald Trump e Vladimir Putin per un vertice che potrebbe definire gli esiti della guerra in Ucraina.
Ieri, i deputati europei hanno interrogato la Commissione sulle accuse emerse all’inizio di ottobre secondo cui funzionari dei servizi segreti del governo del primo ministro ungherese Viktor Orbán avrebbero tentato di reclutare funzionari dell’Ue come spie tra il 2012 e il 2018. Secondo quanto riportato a Politico da funzionari ungheresi operanti nelle istituzioni europee, la rete sarebbe stata un «segreto di Pulcinella» nella capitale belga.
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Le presunte attività di spionaggio sollevano interrogativi sull’opportunità che Olivér Várhelyi – che ha guidato l’ambasciata negli ultimi anni in cui si suppone sia avvenuto lo spionaggio – ricopra oggi il ruolo di commissario europeo. La Commissione ha confermato di indagare internamente sulle accuse. I servizi di intelligence belgi collaboreranno con l’in – chiesta. Alcuni eurodeputati sostengono che Várhelyi dovrebbe dimettersi, soprattutto se l’indagine dovesse confermare un suo legame con il presunto intrico di spie. Un’organizzazio – ne non governativa ha chiesto le dimissioni immediate.
La denuncia delle sinistre
Várhelyi avrebbe dichiarato a Ursula von der Leyen la scorsa settimana di non essere al corrente dei presunti tentativi magiari di reclutare spie a Bruxelles, secondo quanto riferito da un portavoce della Commissione. Alcuni eurodeputati sostengono che all’epoca vi siano stati segnali d’allarme per la Commissione. Terry Reintke, copresidente dei Verdi, ha affermato: «C’erano già dei segnali d’allarme». Martin Schirdewan, copresidente del gruppo della Sinistra, ha aggiunto: «Chiediamo le sue dimissioni immediate» in vista del dibattito parlamentare di mercoledì sulle presunte attività di spionaggio.
Se la Commissione fosse stata a conoscenza del presunto spionaggio ungherese, si porrebbe anche la questione di quali azioni, se ce ne furono, siano state intraprese all’epoca. Daniel Freund, eurodeputato dei Verdi, ha dichiarato: «Ci sono indicazioni di persone che, avendo ricevuto approcci dagli ungheresi all’interno della Commissione, lo abbiano segnalato ai servizi della Commissione. E non è successo nulla». Oltre a Freund, diversi eurodeputati provenienti da gruppi diversi – tra cui Socialisti e democratici e Renew – chiedono anche l’istituzione di una commissione d’inchiesta politica del Parlamento europeo.
I popolari si oppongono alla commissione
Questo strumento richiederebbe risposte dai vertici della Commissione sul fatto se fossero stati avvisati dai dipendenti dieci anni fa. Tuttavia, il Partito popolare europeo si opporrebbe alla costituzione di una commissione d’inchiesta politica, secondo quanto riferito da Daniel Köster, portavoce del gruppo, rendendo improbabile l’uso di tale strumento. Elio Di Rupo, allora primo ministro del Belgio quando si suppone sia iniziato lo spionaggio, ha dichiarato di non averne mai saputo nulla: «Non c’era alcun segno di ciò di cui stiamo parlando ora».Le critiche non arrivano solo dai parlamentari. Von der Leyen è sotto pressione anche dalla società civile per licenziare Várhelyi.
L’Ong Good Lobby Profs ha affermato che le nuove rivelazioni di questa settimana «rafforzano significativamente la credibilità delle precedenti affermazioni» e giustificherebbero le dimissioni di Várhelyi. Péter Magyar, rivale politico di Orbán e ex collaboratore della rappresentanza ungherese sotto Várhelyi, ha spifferato: «Era un fatto comune all’ambasciata ungherese a Bruxelles che durante il periodo del ministero di János Lázár, 2015-2018, persone dei servizi segreti erano state inviate a Bruxelles». Il ministro ungherese Lázár, che supervisionava i servizi segreti mentre Várhelyi era ambasciatore, ha dichiarato la scorsa settimana: «Non ricordo i dettagli esatti, il mio dovere è proteggere il mio Paese. Se gli uomini dell’intelligence ungherese si fossero infiltrata a Bruxelles li onorerei, non li rimprovererei».