Imprecazioni, mappe del fronte gettate via e un Donald Trump che avrebbe ripetuto parola per parola la linea del Cremlino. Con il passare delle ore, il faccia a faccia di venerdì tra il presidente americano e Volodymyr Zelensky assume sempre più i contorni di una lite furibonda, scandita da accuse, minacce e toni da ultimatum.
Secondo le rivelazioni del Financial Times, l’inquilino della Casa Bianca avrebbe intimato al leader ucraino di accettare le condizioni di Vladimir Putin, avvertendolo che, in caso contrario, la Russia “avrebbe distrutto” l’Ucraina.
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Una ricostruzione che trova eco nella pretesa ribadita dallo zar a Trump – rivelata dal Washington Post – di ottenere il “pieno controllo” del Donbass, gettando l’ombra lunga di una capitolazione imposta dall’alto sul vertice di Budapest.
«Nessuno faccia pressioni su Zelensky»
La replica europea arriva dal premier polacco Donald Tusk, che su X scrive: “Nessuno di noi dovrebbe fare pressione su Zelensky quando si tratta di concessioni territoriali. Dovremmo tutti fare pressione sulla Russia affinché cessi la sua aggressione. L’appeasement non è mai stato la strada per una pace giusta e duratura.”
After President Zelenskyy’s talks yesterday in the White House and with European leaders, one thing is absolutely clear: Europe’s solidarity with Ukraine against Russia’s aggression is today more important than ever before.
— Donald Tusk (@donaldtusk) October 18, 2025
Zelensky: «Putin non si ferma con le parole»
Nonostante le pressioni, Zelensky non arretra. Pur dicendosi “pronto” ad andare in Ungheria per avviare un dialogo – “Come si possono raggiungere accordi, se non ci parliamo?” ha detto a Nbc – il leader ucraino è rientrato da Washington senza gli invocati Tomahawk, ma senza cedimenti: “Putin non può essere fermato con le parole: è necessaria la pressione.” Ha richiamato a raccolta i “Volenterosi” e sollecitato “passi decisivi” da parte di Stati Uniti, Europa, G20 e G7. Per Kiev, ogni ipotesi di concessioni territoriali è solo la conferma di un copione già noto: prolungare il conflitto, logorare l’Europa, fiaccare la resistenza.
«Russia non vuole che finisca»
“La guerra continua solo perché la Russia non vuole che finisca,” ha ribadito Zelensky, denunciando i nuovi raid su centrali elettriche e impianti del gas che hanno lasciato migliaia di famiglie senza luce e riscaldamento.
In una sola settimana, secondo Kiev, oltre 3.270 droni d’attacco, 1.370 bombe aeree e quasi 50 missili di vario tipo hanno colpito il Paese.
La richiesta agli alleati: «Più difese»
Dietro la denuncia, la richiesta resta la stessa: più difese – soprattutto aeree –, maggiore coordinamento tra gli alleati e nuove sanzioni al Cremlino. Trump, intanto, ha ribadito a Fox News:
“Non possiamo dare tutte le nostre armi all’Ucraina. Semplicemente non possiamo farlo. Sono molto buono con Zelensky e l’Ucraina ma non posso “mettere in pericolo l’America”.
L’allarme in europa
I resoconti sullo scontro alla Casa Bianca scuotono le cancellerie europee, che temono il peggiore degli scenari: una resa negoziata sopra le loro teste, o una spartizione travestita da compromesso. A Bruxelles si lavora a una posizione comune di sostegno a Kiev in vista del vertice del 23 ottobre e dell’incontro di Budapest, per il quale Mosca dovrà richiedere l’autorizzazione a Eurocontrol poche ore prima dell’atterraggio.
ppi sulla polveriera di Gaza hanno catalizzato l’attenzione internazionale, senza tuttavia incidere sugli altri focolai di guerra. Le ostilità fra Russia e Ucraina proseguono, tanto sul campo quanto sul fronte mediatico, senza che all’orizzonte si intravedano possibilità di effettivi tentativi diplomatici. Come sempre accaduto, del resto, fin dall’inizio dell’offensiva russa, ormai tre anni e mezzo fa. Non solo.
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Nelle ultime ore, i toni sono stati ulteriormente inaspriti dalle dichiarazioni di Vladimir Putin, il quale avrebbe chiesto a Donald Trump che l’Ucraina ceda pienamente il controllo del Donetsk alla Russia per decretare, di fatto, la fine del conflitto, minacciando Zelensky di distruzione e riportando tutto sul terreno della contesa territoriale, tra rivendicazioni russe e dichiarazioni di sovranità ucraine.
Elementi che non hanno mai consentito ai due leader, Putin e Zelensky, di arrivare a un confronto, col presidente ucraino a far leva sugli alleati sia per il riconoscimento del suo Paese come membro dell’Unione europea che della Nato. Del resto, lo stesso Zelensky ha posto un nuovo sbarramento alle richieste del Cremlino: «L’Ucraina – ha detto – non concederà mai ai terroristi alcuna ricompensa per i loro crimini e contiamo sui nostri partner affinché mantengano questa posizione».